Produttività, come rafforzarla: il segreto è l’organizzazione aziendale

Serena Cubico (Università di Verona): «C’è una stretta correlazione tra azione manageriale e produttività e sono diverse le azioni che una Pmi può portare avanti». Fondamentale è che l’azienda abbia un leader in grado di motivare i propri lavoratori e di capire i segnali negativi per poter cambiare rotta

Produttività

Trovare la modalità migliore per aumentare la produttività è una questione con cui ogni impresa, piccola o grande che sia, si deve confrontare costantemente. L’organizzazione e la gestione dell’azienda e del lavoro sono fattori che impattano sulla produttività. Una Pmi può approcciarsi a questo tema sia portando avanti azioni al proprio interno, sia appoggiandosi a sistemi associativi e centri di ricerca.
«C’è una stretta correlazione tra azione manageriale e produttività e sono quindi molteplici le azioni che una Pmi può portare avanti - spiega Serena Cubico, professore associato di Organizzazione aziendale all’Università di Verona - Oltre alle iniziative che ogni azienda può singolarmente portare avanti, sono molto importanti i legami con altre realtà o associazioni, ma anche con i centri di studio e ricerca che possono fornire strumenti per aumentare la produttività».
Fondamentale è che l’azienda abbia un leader in grado di motivare i propri lavoratori e di capire i segnali negativi per poter cambiare rotta.

LO SGUARDO RIVOLTO ALL’ESTERNO

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Confrontandosi e collaborando con gli altri attori di una filiera, ma anche con i luoghi di studio e ricerca, un’azienda può acquisire strumenti utili a capire come agire per migliorare la propria produttività. Secondo la professoressa Cubico, ci sono soprattutto tre elementi da tenere in considerazione:
» Legami interorganizzativi: rafforzare il più possibile i legami con altre realtà della propria filiera e con il mondo delle associazioni di categoria aumenta le possibilità di acquisire strumenti utili a migliorare la produttività;
» Ecosistema imprenditoriale: è il luogo dove l’impresa si confronta con i centri di ricerca e studio, quali ad esempio le università;
» Trasferimento tecnologico: il centro di ricerca trasferisce all’impresa i risultati dei propri studi, dando spunti da mettere in pratica per migliorare la propria produttività

LE AZIONI CHE OGNI PMI PUO’ METTERE IN PRATICA

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Sono tanti gli elementi e le situazioni interne ad un’azienda che possono impattare sulla produttività. «Ogni dinamica interna a un’azienda può essere pro produttività o meno – sottolinea Cubico - Rivestono un’importanza fondamentale la competenza e la preparazione del leader. Non va mai data per scontata la competenza di chi detiene la leadership in un’azienda e nei vari reparti: la formazione deve essere continua».
Altro aspetto importante è la chiarezza: un’azienda deve avere ben chiari quali sono i propri obiettivi di produttività e dare ai propri lavoratori gli strumenti adeguati a poterli raggiungere. «In passato si è pensato per tanto tempo che per aumentare la produttività, si dovesse aumentare il controllo sul lavoratore. Da qui la nascita della catena di montaggio. Oggi, invece, è sempre più importante l’aspetto umano e sociale» evidenzia la docente. Che specifica: «Deve esserci un rapporto ben chiaro tra la prestazione lavorativa
e la ricompensa che si riceve e bisogna mettere i lavoratori nelle condizioni per svolgere al meglio la propria attività, dando a tutti gli strumenti adeguati e la formazione adeguata. Molto importanti sono anche gli incentivi dati per il raggiungimento di un obiettivo, che passa dalla motivazione, dalla partecipazione e dalla responsabilizzazione del lavoratore».

AVERE UNA GIUSTA LEADERSHIP

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Il rapporto tra una migliore organizzazione delle risorse umane e l’aumento della produttività non può prescindere dalle capacità del leader. «L’imprenditore deve scegliere attentamente i propri manager e dare sempre loro la formazione adeguata – conclude Cubico - Maggior produttività non vuole automaticamente dire più ore di lavoro. Anzi. È importante valorizzare il lavoratore, dandogli motivazione e stimoli e responsabilizzandolo, anche attraverso la rotazione delle attività e l’arricchimento formativo. Un leader efficace raccoglie feedback e, se capta segnali negativi, si muove per fare i cambiamenti necessari. Spesso i segnali di un calo di produttività sono precoci e vanno colti per risolvere il problema. Una buona gestione delle risorse umane non può prescindere da questo». Annarita Cacciamani