«Il via libera di ieri al Senato al Ddl per la ratifica dell’Accordo tra Italia e Svizzera sulle doppie imposizioni dei lavoratori transfrontalieri e del Protocollo che modifica la Convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni segna uno spartiacque tra un prima – la solitudine delle imprese di fronte alla fuga dei propri occupati verso il Canton Ticino – e un dopo, ovvero il supporto economico a queste stesse aziende per ritoccare gli stipendi al rialzo e ridurre la forbice che li separa da quelli che gli italiani percepiscono oltrefrontiera»: il direttore generale di Confartigianato Imprese Varese, Mauro Colombo, accoglie con soddisfazione lo sblocco della norma (mancano solo la ratifica del presidente Mattarella e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) che va a ridefinire il vecchio Accordo del 1974 e introduce all’articolo 11 la novità più attesa dalle aziende del Luinese e del Nord della Provincia.
Ovvero il vincolo che una parte dei fondi riscossi dalla tassazione dei frontalieri che inizieranno a lavorare in Svizzera a partire dal primo gennaio 2024 venga destinato alla «istituzione, alimentazione e riparto» di un «fondo per lo sviluppo economico, il potenziamento delle infrastrutture e il sostegno dei salari nelle zone di confine italo-elvetiche». Un fondo «destinato al finanziamento di progetti di sviluppo economico e sociale dei territori dei comuni di frontiera» ma anche al cosiddetto «premio di frontiera».
«Il premio di frontiera – scandisce Colombo – è una progettualità maturata in seno al Mef, grazie all’intervento diretto del ministro Giancarlo Giorgetti, su sollecitazione dei parlamentari del territorio». Si tratta di una iniziativa che trova concretezza dopo anni di sollecitazioni in tal senso da parte di Confartigianato Imprese Varese insieme a un gruppo di imprenditori del comparto e portata avanti nella scorsa legislatura dall’ex deputato leghista Matteo Bianchi.
«Oggi dobbiamo dire grazie al ministro ma anche ai nostri parlamentari che non hanno permesso che il progetto “Aree di Confine” finisse in qualche meandro Parlamentare: mi riferisco in particolare a Stefano Candiani della Lega, ad Andrea Pellicini di Fratelli d’Italia e ad Alessandro Alfieri del Pd».
Una convergenza di intenti che ha permesso al governo di prendere atto, «finalmente» rimarca Colombo, di quanto complesso sia il quadro economico e occupazionale nelle aree di confine della nostra provincia e di quanto alto sia ancora oggi il rischio di desertificazione produttiva.
«Anche per questo dovremo vigilare tutti affinché l’utilizzo delle risorse sia effettivamente messo a disposizione delle imprese e dei lavoratori: l’auspicio è che le scelte rientrino in un percorso di negoziazione che coinvolga la Regione, le amministrazioni locali e possibilmente le associazioni di categoria oltre al territorio nella sua globalità».
«Il Trattato Italo-Svizzero entrerà in vigore il primo gennaio 2024 ed è da allora che inizieremo a vedere arrivare i primi 1,6 milioni di euro per il territorio. A seguire, entro dieci anni, si salirà a 140 per poi arrivare nel 2045 al tetto dei 221 milioni» è la ricostruzione del direttore generale di Confartigianato Varese, che del problema – battezzato sotto il nome di “Aree di Confine” – si occupa dal 2017, quando un incontro alla Ratti di Luino ha segnato l’inizio di un percorso di sensibilizzazione territoriale, amministrativa e politica bipartisan.
«Crediamo che questo risultato debba essere considerato, qualunque siano gli importi iniziali, una vittoria per il territorio e per le imprese, perché finalmente a Roma hanno preso atto che questo territorio è colpito come e più di altri da difficoltà che impattano pesantemente sulla continuità e sulla competitività delle imprese: a questo punto, però, è vietato fermarsi. Dobbiamo continuare ad affiancare queste aziende con percorsi formativi che possano avvicinare le figure professionali più richieste ai capannoni e con attività di recruting mirate al tipo di profili dei quali c’è maggiore carenza».
Insomma, mai lasciare soli gli imprenditori, soprattutto in un momento di grande cambiamento dei mercati e delle catene di fornitura. «Continueremo a monitorare la situazione e, qualora dovessimo notare una recrudescenza importante e un rischio per l’area a nord della provincia, saremo di nuovo in prima linea per le imprese, sicuri stavolta di avere dalla nostra parte le istituzioni e buona parte del territorio». Un monitoraggio che sicuramente Confartigianato non mancherà di fare è relativo allo status di frontaliere, perché non vengano aggirate o eluse le disposizioni del trattato.
Questo significherebbe, infatti, azzerare parte degli sforzi fatti e vanificherebbe l’impegno di tutti coloro che hanno permesso di arrivare a questo risultato.