Ce lo dice il contagio: per essere responsabili bisogna rafforzare i valori etici

Ce lo dice il contagio: per essere responsabili bisogna rafforzare i valori etici

Il suo prossimo libro si augura “La rinascita dell’Italia”, perché è questo il titolo che apre scenari nuovi nel bel mezzo della crisi da Covid-19. Una visione per il futuro tra etica ed estetica aumentate nel quale Francesco Morace – sociologo, saggista e presidente di Future Concept Lab - intreccia pensieri, obiettivi e proposte che valgono per tutti. Soprattutto per quelle piccole e medie imprese che hanno saputo affascinare il mondo con i loro prodotti. E che ora saranno ancora al centro di un’economia che non potrà fare a meno di loro. Partendo dalle 4R: responsabilità, rispetto, reciprocità e riconoscimento.
 

Professore, partiamo da qui: la trasparenza e l’etica saranno ancora più importanti nella “nuova normalità”?

Nella realtà aumentata delle nuove tecnologie, che ci stanno salvando perché smantellano le diffidenze italiane nei confronti dello smartphone, bisogna essere all’altezza di questa sfida: bisogna rafforzare i valori etici per essere responsabili. Ce lo insegna il contagio: in questa situazione non ci sono differenze, o lobby di potere, perché ognuno è individualmente responsabile della salute dell’altro. Niente tornerà come prima perché saremo immersi in una “nuova normalità”.
 

Cosa dovremo fare?

In futuro ci sarà un tasso maggiore di etica. E questo non perché saremo diventati più buoni, ma perché non siamo stupidi. Conviene a tutti essere più attenti, avere rispetto e seguire le regole del vivere civile. Nel mondo delle piccole e medie imprese credo che questo sarà un cambiamento non discriminatorio: più le aziende sono familiari, e piccole, e più questo potrà funzionare. Accade già così: spesso il sindacato non ha voce in queste realtà imprenditoriali proprio perché c’è un rapporto particolare tra il titolare e i suoi dipendenti. Bisognerà trasformare quello che è spesso legato alla generosità del momento, in qualcosa di più strutturato: darsi altre regole inserendole all’interno di protocolli.
 

Quindi la piccola impresa potrà essere uno dei modelli del cambiamento?

La Pmi non dovrà guardare solo al proprio ombelico, ma andare oltre. Investire in formazione e, per quanto riguarda il titolare, trasmettere il senso di responsabilità ai propri figli o nipoti. Per dare ancora più forza all’estetica aumentata: convivremo con il virus, ma avremo bisogno di cose belle, anche semplici, con le quali gratificarci. Dovremo produrre il bello e affermarci ancora come i più bravi al mondo. E’ quello che si definisce “effetto revenge”. L’effetto di vendetta nei confronti del virus.
 

Come ci vendicheremo?

Mettendo nuovamente le mani in pasta. Già durante il confinamento, i prodotti più acquistati sono stati la farina e il lievito per fare il pane in casa. Semilavorati che noi abbiamo trasformato secondo questo pensiero artigianale italiano: realizzare qualcosa di cui ci siamo fatti carico. Questa sarà una piccola riscossa che registreremo in tutti i settori. Non perdiamo l’occasione di riflettere, bene, su quello che ci è capitato e attiviamo quelle leve positive dell’apprendimento e del rilancio: siamo un Paese che ha tutte le carte in mano per giocare una nuova partita. Tutto sarà più local: acquisteremo prodotti italiani e visiteremo l’Italia. Ci sarà un’economia di riconoscenza nei confronti di territori che hanno sofferto moltissimo.
 

Circolazione locale ma respirazione globale?

Siamo una comunità di destino: il mondo non è diviso da muri ma è un tutt’uno. Non dobbiamo per forza globalizzarci e possiamo conservare il nostro localismo, ma non dobbiamo neppure vivere il mondo come se fosse un grande nemico: tra il “Piccolo è bello” e il “Piccolo deve crescere”, ci sta il “meglio del Piccolo”. L’impresa deve diventare eccellente e farsi punto di riferimento, perché la partita non si gioca sulle dimensioni e sui fatturati ma sull’unicità. Sulla capacità di essere speciali e attrattivi per il mondo. Chi rimane piccolo, ma con la consapevolezza di poterlo fare, ha il futuro dalla sua parte. In questo ci aiuta il digitale, ma bisogna accettare la sfida che la tecnologia digitale ci propone: non mettere la testa sotto la sabbia e guardarci intorno.
 

Quanto dovremo scommettere sui valori della mutualità, della condivisione, della crescita reciproca, dell’apprendistato sui quali sai basa da sempre la piccola Impresa?

I valori della Pmi saranno i valori di tutti, ma la tradizione si dovrà unire all’innovazione. L’apprendistato sarà importante per integrate le competenze, abbandonare il modello paternalista che a volte resiste all’interno dell’azienda e accettare la sfida intergenerazionale (dialogare per poter riconoscere a ciascuno le sue proprie eccellenze) per vincere insieme. I giovani sono più bravi di noi ad usare i device digitali, e saranno loro ad aprire le porte del futuro. Quindi, artigianato sopraffino, conoscenza nell’uso dei materiali, manualità ingegnosa: se a queste qualità sapremo abbinare nel modo giusto le nuove tecnologie, non ci fermerà nessuno.