Dati e tecnologia per rimanere sul mercato: il Covid ha accelerato il cambiamento salva imprese

Dati e tecnologia per rimanere sul mercato: il Covid ha accelerato il cambiamento salva imprese
Digitalizzazione imprese

Il futuro è nei dati, averli il prima possibile e magari prevederli, e soprattutto nell’uso consapevole ma massiccio della tecnologia. Soltanto così le imprese, soprattutto le medio-piccole, potranno rimanere al passo coi tempi e magari espandersi. L’alternativa è il rischio di scomparire, come (e nella Storia accade spesso) tutto ciò che diventa obsoleto.

Si tratta del sunto di “L'innovazione ieri e oggi: il Covid ha cambiato lo sviluppo delle Pmi?”, l'Item online a cura di Confartigianato Varese. Tre esperti come ospiti, brillantissimi: Sabrina Sicari, docente del dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’università degli studi dell'Insubria. Marco Bettiol, docente di economia e Gestione delle Imprese all’iniversità di Padova. Angelo Bongio, innovation manager di Artser e Faberlab e autore dell’Innovation Index di InnovaUp, piattaforma di monitoraggio della maturità digitale delle Pmi.

Esordisce proprio Sicari. Pochi concetti, ma chiarissimi. Ascoltare la diretta equivale a ricevere un’analisi lucidissima del presente e anche del futuro, non per forza immediato. «Il Covid – è la tesi della professoressa – ha accelerato l’uso massivo della tecnologia. Tutto questo non deve essere visto come una soluzione emergenziale, ma come strumento per migliorare le realtà aziendali, i processi di business, la qualità stessa della vita. Lo smart working è una soluzione che coglie bene le esigenze di lavoratori e aziende. Il periodo pandemico ha semplicemente accelerato un processo latente, di organizzazione delle attività dirigenziali da remoto anche per le Pmi. Quello che dobbiamo fare è consentire una nuova circolazione e riorganizzazione delle risorse, cambiando i processi comunicativi. Questa è una delle cose principali che un imprenditore può imparare dalla pandemia: sfruttare a 360 gradi tutte le tecnologie a disposizione».

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La fiducia in nuovi modelli gestionali è imprescindibile (come sottolinea Bettiol) tenendo conto di due variabili. La prima: non tutti i lavori possono essere fatti a disanza, come le attività di sportello o banalmente quelle manuali. La seconda: gli imprevisti sono… imprevedibili. Si guardi al recentissimo crash di WhatsApp e Facebook. Tutti gli operatori non erano in ufficio ma a casa propria, e ci hanno messo più di 6 ore a rimediare al danno.

«Ci sono aziende – dice Bongio, che della lettura dei dati ha fatto una professione – propense verso l'innovazione e altre ferme. Abbiamo mappato 150 realtà durante questo anno, in tal senso. Risultati nettissimi, due blocchi contrapposti. Chi ha utilizzato la pandemia per accelerare alcuni processi già in atto e ha consolidato la sua posizione investendo e adottando tecnologie digitali, e chi è rimasto indietro. Un consiglio che posso dare è quello di mettere sullo stesso piano trasferimento tecnologico, formazione e modelli organizzativi: costantemente occorre fare manutenzione del proprio modello di business».

Una “breve storia del futuro” (citando un libro a metà tra storico e visionario di Yuval Noah Harari) delle piccole medie imprese è in fase di scrittura in questo momento, anche dai nostri esperti. Bettiol: «Il problema non è la dimensione, anche le micro-imprese possono crescere. C'è chi ha capito le regole e chi va in difficoltà. Vedo molti processi di riorganizzazione, ed è molto difficile adeguare la capacità produttiva. Penso che ogni imprenditore abbia voglia di capire e innovarsi, ma a volte non comprende la direzione. La pandemia ha aumentato le modalità di comunicazione delle nostre imprese». Bongio: «Cambiano le regole del gioco ma anche il campo e i giocatori. Le piccole e le micro-imprese continuano a innovare con modalità più frugali, una cosa tipica dell’Italia. Trovo evidente che il tema dell’innovazione sia molto più vitale per le piccole. Bisogna procedere in tal senso. Le parole del futuro sono “formazione e collaborazione”. Sabrina Sicari sostiene che «dopo aver raccolto i dati, dovremmo avere servizi digitali pro attivi, che anticipino le nostre esigenze senza analizzarle soltanto. La digitalizzazione è un’opportunità per l’imprenditoria femminile, soprattutto».

Vedremo. Che nulla non sia più come prima è una delle due cose certe. L’altra è che senza innovazione tecnologica consapevole, si è finiti.

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