«Gli stranieri fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare». È vero: uno dei luoghi comuni per eccellenza è confermato dai fatti. Ma c’è molto più da dire intorno al mondo dell’immigrazione, un fenomeno sempre più significativo in Italia che sta cambiando le nostre abitudini. Come a New York 100 anni fa gli spaghetti sembravano qualcosa di “esotico”, di diverso, e lo erano, adesso lentamente alcuni usi del mondo economico si stanno adattando ai nuovi arrivati. Lo vuole il mercato, lo sostengono da tempo gli studi di geografia della popolazione. Un esempio: il viola, che porta iella ancora di più nel mondo arabo. Il risultato? Eliminiamo questo colore dalle pubblicità rivolte a quel target.
Si parla di dati e si parla di dinamiche nella diretta Item “Stranieri e aziende: dove ci sta portando l’economia del futuro?” grazie ai tre esperti presenti: Chiara Tronchin della Fondazione Leone Moressa, ricercatrice esperta di statistica, analisi quantitativa e qualitativa; Andrea Venegoni, direttore del Centro sullo Sviluppo dei Territori e dei Settori - LIUC Business School e Antonio Belloni, consulente aziendale e saggista.
Tronchin ha spiegato le cifre: «Come Fondazione studiamo da anni l’effetto che gli immigrati producono sul nostro Paese. Il motivo principale del loro arrivo è, banalmente, lavorare. Gli italiani del passato cercavano fortuna all’estero, i nostri giovani lo fanno ancora. Il 52 per cento delle nuove forze lavoro è straniero, e produce il 9 per cento del Pil». Raro che ci sia vera competizione con i lavoratori italiani: i dati e le retribuzioni fanno notare come si tratti perlopiù di qualifiche basse. «La provincia di Varese – ha aggiunto Venegoni – ha l’incidenza sul Pil da parte degli stranieri del 12,4 per cento, leggermente sotto la media regionale. Gente impiegata nei settori dell’agricoltura, costruzioni e industria, e sono stati più esposti all’incertezza dovuta alla crisi pandemica». Questo “svantaggio” è testimoniato dagli stipendi. Un giovane italiano in media guadagna 981 euro al mese, uno straniero 920. Una forbice che si allarga per gli over 30: un italiano prende, mediamente, 1327 euro. Uno straniero 958. Di converso le imprese, forse proprio per questo motivo, offrono più indeterminati a questi ultimi.
Il futuro potrà essere scritto in mille modi. Sarà più semplice per tutti se venissero superate le barriere linguistiche. «Un problema – sottolinea Belloni – è che molti in casa non parlano italiano, ma la propria lingua madre. E così abbiamo bambini che a scuola, materna o primaria, non riescono a interagire e a imparare. Altre volte apprendono prima il dialetto del luogo in cui vivono, ed è comunque una forma di integrazione».
Succede anche che alcuni extracomunitari da dipendenti diventino imprenditori. A livello nazionale le imprese artigiane di stranieri sono l'8, a Varese e Provincia 6553 imprese, il 10 per cento. Venegoni: «Se guardiamo a quelle gestite da under 35, quelle di stranieri sono oltre il 18 per cento, con una preponderanza di donne, soprattutto nei servizi e nell’impiantistica». Gente che aveva il piatto vuoto, con spirito di adattamento e voglia di riscatto che forse non tutti i nostri giovani hanno. Persone disposte al sacrificio, nuovi italiani spesso efficienti e preparati. Per questo anche la rete scolastica deve aiutare a superare la barriera linguistica, ostacolo ancora più forte della differenza culturale.