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Materie prime alle stelle - Le imprese: «Rincari del 40% e i margini crollano»

Materie prime alle stelle - Le imprese: «Rincari del 40% e i margini crollano»

«Compravo a 380 euro al metro cubo incluso il costo del trasporto; ora il legname da costruzione è arrivato a 980 euro e la logistica è esclusa: i margini crollano», dice Davide Torreggiani titolare della Sullalbero Srl, azienda leader nella costruzione di case esclusive in legno sugli alberi. Rincari che arrivano anche fino al 40% interessano, però, tutti i settori: costruzioni, serramentistica, stampistica, meccanica e del vetro. Aggiunge, Torreggiani, che «mesi fa avevo accesso ad una disponibilità illimitata di sezioni di legname e quantità con tempo massimo di approvvigionamento di 15 giorni; ora sono i fornitori a dirti quello che ti possono dare e quando. Siamo con le spalle al muro». Di fronte all’aumento dei prezzi delle materie prime, l’imprenditore di Fagnano Olona esprime una rabbia contenuta. Ma pur sempre rabbia: «Rintracciare altri fornitori comporterebbe un assurdo dispendio di tempo e un aumento dei costi. Inoltre, le piccole imprese non hanno certo il potere d’acquisto di quelle grosse e quindi si devono adattare. Ci muoviamo in un vicolo cieco». Per tutte le imprese raggiunte da Confartigianato Varese, il vero problema è «gestire tempi e investimenti: oggi è impossibile farlo».

I LISTINI CAMBIANO OGNI 10 GIORNI: C’E’ FAME DI LEGNO
Il castello dell’organizzazione imprenditoriale fatto di magazzino, programmi specifici per la produzione e investimenti in macchinari, rischia di cadere lentamente. Ancora Torreggiani: «Il mio ultimo ordine avrebbe dovuto essere pronto il 14 maggio; ieri mi hanno avvisato che non sanno quando verrà consegnata la merce». Legno lamellare, legno bilama e legno Kvh che questo imprenditore acquista tra Italia, Austria, Repubblica Ceca ed Estonia: l’aver diversificato da sempre le fonti di approvvigionamento non lo ha avvantaggiato. Anzi, «se prima con una consegna avevi tutto, ora arrivano quattro camion e i costi vanno alle stelle: più viaggi, più gasolio, più emissioni in atmosfera. Ma anche più attese e incertezze. Con la pressione dei grossisti che ti consigliano di acquistare in fretta, perché la “fame del legno” si sta mangiando tutto». E i listini cambiano ogni dieci o quindici giorni. Non c’è offerta che valga più di 5 giorni.

RALLENTANO LE SUPPLY CHAIN: DA QUATTRO A NOVE SETTIMANE PER IL FERRO
Fabio Finazzi, della Finazzi Serramenti di Azzate, dice chiaramente che ciò che sta vivendo è un «vero disastro». I numeri sono drammatici: da inizio anno la barra finita di Pvc è aumentata del 15%; il ferro di rinforzo per i profili, da gennaio ad aprile, è salito del 40%; i fornitori hanno applicato ai listini maggiorazioni tra il 5 e l’8%. Un’impresa non può fare diversamente: «Anche noi dobbiamo riaggiornare i prezzi, ma sui contratti firmati tre mesi fa gli aumenti li riassorbiamo noi e i margini scendono». Fabio Finazzi si affida a fornitori italiani e tedeschi, che sono allineati su prezzi e tempi di consegna: «Mesi fa il ferro di rinforzo veniva consegnato in quattro settimane mentre ora ce ne vogliono nove; il pvc è passato dalle tre settimane alle quattro. Impossibile fare scorte: la situazione rischia di sfuggirci di mano perché devi solo sperare che il materiale che hai ordinato arrivi per tempo».

PER BLOCCARE IL PREZZO, ORDINI PREVENTIVI AI FORNITORI
«Dal 10 maggio non si trova più niente, però le materie prime ci sono: inizio a pensare che dietro a questa crisi – in quarant’anni di lavoro ne ho attraversate tre o quattro – ci sia un po’ di speculazione. Certo bisognerebbe diversificare i propri fornitori, ma tutti i grossisti si servono dalle stesse, grosse industrie». Marco Ferrari, della Giorgio Ferrari Vetreria di Mesenzana, sa che il problema del rincaro delle materie prime è ormai un problema comune. Ed è grosso: «Parliamo di contratti: quelli firmati tre o sei mesi prima del rincaro. Nove volte su dieci, soprattutto nei cantieri di una certa dimensione, nei contratti non viene riconosciuto alcun aumento legato alla salita dei prezzi. In altri casi, cerco di inviare gli ordini ai fornitori con mesi di anticipo e verso un acconto per bloccare il prezzo. Commesse non ne ho mai perse».

IL GIOCO DI EQUILIBRI TRA IMPRESA E CLIENTI PER SOSTENERE I RINCARI
Non le hanno perse, le commesse, neppure alla Costa Officine Meccaniche di Cuveglio dove Maurizio parla di «giochi di equilibrio: il vero lavoro, ora, è raccogliere tutte le offerte possibili e capire cosa ti possono offrire i fornitori. Con l’aumento dei prezzi, poi, anche noi dobbiamo riformulare l’offerta al cliente. Che potrebbe anche non essere d’accordo: in quel caso, se il rapporto è di antica data e c’è fiducia tra le parti, l’aumento può essere diviso fifty-fifty tra noi e lui. In altri casi, se non si trova un compromesso, è l’azienda a doversi accollare la maggiorazione di prezzo». Un incremento che ha portato l’alluminio a costare 1 euro in più al chilo (da 3,50 a 5 euro e l’ottone da 8 a 10 euro al chilo. I rincari occupano una forbice che sta tra il 30 e il 40%. Alla Costa si acquista solo da fornitori italiani, ma anche in questo caso la fatica dell’approvvigionamento è raddoppiata.

IL RAME SU DEL 100%: PRENDI QUELLO CHE C’E’. MA NE USCIREMO
Insomma, i prezzi salgono ma non è detto che migliori anche la qualità della materia prima a disposizione. Fabrizio Alzati della Stampi Engineering Srl di Gornate Olona dice che dietro ad una richiesta di cento chili di acciaio «ne riceviamo centoquaranta o centosessanta, e a volte dobbiamo accontentarci degli “spezzoni” nei magazzini dei fornitori. Che belli non sono e ci costringono a fare un po’ di scarto. Acquistiamo da Italia e Austria dove, a dire il vero, la materia prima non è mai mancata. Per poi non parlare del rame, aumentato di quasi il 100%». La materia prima d’eccellenza per chi produce stampi. Il rincaro, però, Alzati riesce ancora a gestirlo perché incide “solo” per il 5 o 6% sul valore totale della commessa. E l’imprenditore ha deciso, infine, di essere positivo: «Ora ci si arrangia e fra tre mesi non so. Però, prima o poi l’urgenza rientrerà. E speriamo che a sbloccarsi non sia solo il mercato delle materie prime ma anche quello del lavoro».

L'inchiesta - Materie prime alle stelle: cosa sta accadendo?