Negli ultimi anni le piccole e medie imprese hanno dimostrato una notevole resilienza e capacità di adattamento, soprattutto nell'affrontare le sfide poste dalla pandemia e dai conseguenti choc economici. Nel 2021, ad esempio, molte Pmi hanno registrato una diminuzione delle imprese in area di rischio e un aumento delle imprese in area di solvibilità, dimostrando una ripresa sostenuta dopo la crisi pandemica.
Tuttavia, queste imprese si trovano ora di fronte a nuove sfide, tra cui l'incremento dei tassi di interesse e l'erosione del livello di liquidità. La sostenibilità finanziaria rimane un tema centrale, e le Pmi stanno aumentando la loro attenzione verso investimenti sostenibili, sia per ragioni ambientali che sociali: le pratiche sostenibili, infatti, possono non solo migliorare la reputazione aziendale ma anche incrementare la competitività e ridurre i costi.
Nell'ambito di questo scenario complesso e in rapida evoluzione, ci rivolgiamo a Salvatore Esposito De Falco, ordinario di Corporate Governance, dove è titolare della cattedra al dipartimento di Management della facoltà di Economia de La Sapienza di Roma e Presidente della start-up Hermes della Sapienza.
Professor Esposito De Falco, quali sono i principali fattori che attualmente influenzano la sostenibilità finanziaria delle Pmi italiane e come possono queste aziende affrontarli efficacemente?
Il tema della sostenibilità finanziaria è un tema complesso e in continua evoluzione. Per parlare di Pmi è bene delineare un quadro completo, che includa anche le grandi imprese. La direttiva CSRD, ad esempio, si applica principalmente alle grandi imprese e a quelle quotate, influenzando, però, indirettamente anche le piccole e medie imprese che non sono direttamente soggette a normative specifiche sulla sostenibilità. Le grandi aziende, come Enel e Eni, che dirigono le supply chain, stanno adottando misure per integrare la sostenibilità nei loro criteri di valutazione, estendendo queste richieste anche alle Pmi. Queste grandi aziende non si limitano a rispondere alle imposizioni della CSRD, ma stanno anche modificando gli approcci e le metodologie di analisi dell'affidamento, includendo criteri di sostenibilità oltre agli aspetti economico-finanziari e tecnici. Stanno cambiando le regole della supply chain e la check list di fornitori non viene fatta più solo esclusivamente seguendo i parametri di affidabilità economico finanziaria e i parametri di affidabilità tecnica; le grandi imprese si stanno dotando di un sistema di misurazione dell'affidabilità non solo sulla base creditizia e tecnica ma anche in termini di sostenibilità.
Quindi, cosa dovrebbero fare le Pmi? È essenziale che prendano consapevolezza di questa nuova realtà e che sia ben chiaro a loro il concetto di bilancio di sostenibilità. Sarebbe opportuno che le Pmi iniziassero ad adottare il sistema 231 (introdotto nel 2001) che è fondamentale non solo per gestire il rischio di illeciti amministrativi ma anche per contribuire alla sostenibilità dell'impresa. Inoltre, è cruciale integrare le informazioni sulla sostenibilità nel bilancio annuale e nella relazione sulla gestione, assicurandosi che queste pratiche siano condivise con gli organi amministrativi.
Qual è il ruolo dell'accesso al credito nel sostenere la crescita e la sostenibilità delle Pmi italiane, e quali sono le principali sfide che queste aziende incontrano nel cercare finanziamenti?
La questione della sostenibilità è essenziale non solo per le Pmi, ma si estende anche alle banche, che devono adottare strumenti di sostenibilità in un'ottica di reciprocità sia nella concessione che nell'accesso al credito. La competitività nel settore non può prescindere da un comportamento sostenibile da parte di entrambi gli attori. Di recente, l’IFAC ha elaborato una checklist sulla sostenibilità specificamente per le Pmi, e il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Dottori Commercialisti l'ha tradotta in italiano e adottata. Questo documento si basa su un precedente lavoro del Consiglio in tema di sostenibilità e stabilisce comportamenti corretti e appropriati che migliorano la regolamentazione sia nella fruizione che nell'erogazione del credito.
Questo strumento può essere visto come una raccolta di best practices, fornendo linee guida e regole di buona condotta che le imprese dovrebbero seguire; diventa quindi fondamentale per le Pmi allinearsi a questi regolamenti e direttive, che, pur non essendo obbligatori, rappresentano delle raccomandazioni fortemente consigliate. È probabile che in futuro le banche inizieranno a regolare l'erogazione del credito non solo basandosi sulla solvibilità economica e finanziaria tradizionale ma anche valutando la capacità delle aziende di conformarsi agli standard legati agli ESG e alla sostenibilità.
Come possono le Pmi italiane utilizzare l'innovazione e la tecnologia per migliorare la loro sostenibilità finanziaria? Ci sono esempi o strategie specifiche che Lei consiglierebbe?
Il tema dell'innovazione tecnologica e della digitalizzazione è cruciale, rappresentando un aspetto fondamentale del contesto all'interno del quale ci collochiamo in questo momento, anche nell'ambito del PNRR. La tecnologia crea un divario significativo tra le piccole e medie imprese e le grandi aziende, non sempre chiaramente compreso in termini di impatto e applicazione.
Le piccole e medie imprese devono interpretare e adottare l'innovazione tecnologica in una logica di trasparenza e di riduzione dell'asimmetria informativa. L'unico strumento fondamentale di riferimento è quello del bilancio che deve essere quanto più veritiero e corretto e la tecnologia può aiutare in questo senso. Quindi bisogna creare un sistema di digitalizzazione e di trasferimento delle informazioni che non inciampi nelle asimmetrie informative tra i vari soggetti.
Esistono tecnologie avanzate come la blockchain che possono supportare questo processo, interpretate non solo come strumenti isolati ma come parte di un sistema integrato volto a rafforzare la trasparenza. Tuttavia, esiste anche un notevole divario tecnologico tra diverse aree geografiche e settori, che necessita di attenzione.
Da un punto di vista legale, il famoso giurista Guido Calabresi ha evidenziato come il diritto spesso non riesca a tenere il passo con l'evoluzione tecnologica, creando significative sfide. Ad esempio, durante la pandemia, le normative non supportavano adeguatamente l'uso della tecnologia per condurre assemblee straordinarie virtuali, dimostrando la necessità di aggiornamenti legislativi.
Inoltre, incentivi come il credito d'imposta per la ricerca offrono agevolazioni fiscali per l'innovazione, ma la normativa corrente spesso non riflette adeguatamente le modalità moderne di ricerca e sviluppo, limitando così la loro efficacia. È essenziale che anche il diritto si evolva per supportare correttamente l'innovazione e la tecnologia, che sono cruciali per sostenere la sostenibilità finanziaria delle Pmi e accelerare il cambiamento culturale necessario all'interno delle aziende.
Quali strategie di gestione del rischio possono essere più efficaci per le Pmi italiane per garantire una sostenibilità finanziaria a lungo termine, specialmente in un ambiente economico incerto?
Esiste un divario significativo tra il rating di credito, che tutti conosciamo e usiamo per valutare il merito creditizio, e un sistema di rating per la sostenibilità, che, per essere sinceri, è ancora agli albori. Le Pmi si affidano prevalentemente al merito creditizio, ma non dovremmo trascurare l'importanza della sostenibilità. Prendiamo ad esempio Refinitiv, che utilizza oltre 600 indicatori per misurare la sostenibilità, e ci sono anche altri grandi nomi come Moody's che stanno esplorando questa direzione.
L'IFAC ha già contribuito notevolmente con una checklist sulla sostenibilità per le Pmi, che potrebbe diventare un riferimento essenziale. Dobbiamo pensare a un sistema integrato, dove il rating di credito e quello di sostenibilità convivano in equilibrio ma questo necessita di un quadro normativo chiaro e di best practices che, almeno inizialmente, coinvolgano le banche.
In questo contesto, credo fermamente che sia fondamentale per le banche prendere l'iniziativa, affiancando al rating di credito tradizionale valutazioni sulla sostenibilità. Questo non solo aumenterebbe la trasparenza e l'affidabilità nelle operazioni finanziarie ma garantirebbe anche alle PMI una marcia in più per navigare con sicurezza in un ambiente economico tanto mutevole, puntando a una sostenibilità finanziaria di lungo termine.
Per tirare le fila del discorso, quali sono i 5 passi concreti che le Pmi italiane possono seguire per assicurare una sostenibilità finanziaria solida e duratura?
Cinque parole chiave sono difficili da dare, ma direi: formazione, cultura, tecnologia, trasparenza e normativa.
Queste sono le linee guida che considero essenziali per navigare con successo in un ambiente economico incerto e per costruire una solida sostenibilità finanziaria. Giuliano Terenzi