Caccia aperta (e costosa) all'ultimo dipendente

Le imprese con buona dotazione economica smettono di lamentarsi di un mercato del lavoro in carenza di professionalità e decidono senza troppi fronzoli di puntare ai dipendenti delle altre. Rubarsi personale è così urgente anche da giustificare l’acquisizione di un’impresa

Caccia aperta ai dipendenti

Per esprimere educatamente l’abitudine del figlio a frequentare le donne sposate, davanti agli ospiti e con linguaggio da proprietari terrieri, i genitori di Cavour dicevano “Camillo ha questa abitudine di andare ad arare i terreni altrui”.

Ed è ciò che stanno facendo, con lo stesso coraggio e la stessa sfrontatezza, molte imprese in cerca di dipendenti. Pochissime lo ammettono, ma oggi tante si sfidano per rubarsi il personale.

E questa volta è una guerra molto più costosa e tignosa delle solite rivalità che han per oggetto i clienti e le fette di mercato, lo spuntare i prezzi e la posizione migliori, l’accaparrarsi le materie prime più preziose o i fornitori più rari.

Questa volta è diverso. Riguarda le persone.

Oggetto della contesa sono infatti le figure che mancano. E quante sono!

Nella manifattura parliamo di quelle tecniche, dai tornitori ai manutentori e chi si occupa di installazione o di controllo di macchinari. E son coinvolti anche i servizi e persino le imprese attive nell’informazione e nella comunicazione, come nelle professioni, altro che meccanici e camerieri…

Nessuna impresa è esclusa.

Caccia aperta ai dipendenti

Delle cause del fenomeno si è parlato fino alla noia. Conosciamo a memoria le colpe della scarsità di risorse: il calo demografico crescente e l’uscita inesorabile dal mercato del lavoro di migliaia di dipendenti ormai pensionati.

Ed il risultato inevitabile è avere più imprese di quanto personale serva per farle funzionare.

Per questo chi può permetterselo passa all’azione.

Le imprese con sufficiente dotazione economica smettono di lamentarsi del mercato del lavoro, di subirne le temperie in modo passivo, e decidono senza troppi fronzoli di puntare ai dipendenti delle altre.

Via la timidezza, via il fair play, via l’attesa del momento giusto. Li contattano e fanno offerte concrete. Sempre al rialzo, ovviamente.

E per questo usano armi convenzionali, armi nuove, ma anche armi improprie.

Quelle utilizzate di più sono le armi convenzionali, come gli aumenti degli stipendi ed i premi, i benefit ed i passaggi di livello.

Ma c’è chi sa sfoderare con intelligenza anche quelle più nuove, come i pacchetti di welfare, in cui il dipendente conteso può scegliere tra un ormai ampissimo ventaglio di opzioni.

Caccia aperta ai dipendenti

E c’è anche lo smartworking, foriero di grande flessibilità oraria e logistica, cui si aggiungono piani di sviluppo personale e di carriera medio lunghi, formazione compresa.

Nessuno però ammette di usare anche le armi improprie.

Alcune imprese sono arrivate al punto di fare acquisizioni. Non puntano più solo al portafoglio clienti, alla capacità produttiva, alla posizione sul mercato o al marchio.

Ora vogliono acquisire in blocco la forza lavoro.

E tutto ciò ha conseguenze positive e negative.

Caccia aperta ai dipendenti

Le acquisizioni sono infatti azioni di guerra, non più di guerriglia, poiché la scala di attacco è massiva, e porta infatti a conseguenze larghe e che riguardano spesso l’intero settore di riferimento.

Così, di positivo c’è il consolidamento di settore: imprese che da anni si facevano guerricciole a cento metri di distanza, o nella stessa zona industriale, con pochissima lungimiranza e cospicue dosi di invidia, finalmente si uniscono. E questo è buono per tutti.

C’è anche un lento alzarsi degli stipendi. E per certe professioni c’è da dire “evviva!”

Per alcune imprese c’è anche l’entrata nella modernità, con una gestione dei dipendenti che considera anche la loro vita privata, non più devota solo al lavoro. E questo grazie ad un pizzico di smartworking.

Ci sono poi l’uso di welfare e formazione – benvenuti – come stimoli di attrazione e integratori della retribuzione. E c’è da augurarsi che lo diventino di più, concretizzando un interesse più pieno per il dipendente, non più “risorsa” ma “leva automatica”: quando cresce muove tutta l’organizzazione.

Di negativo ci sono invece l’impennata dei salari di alcune precise funzioni, e la tendenza di alcune imprese, demoralizzate per l’eccessivo spostarsi dei dipendenti, ad offrire posizioni “leggere”, sostituendo un dipendente con un consulente, che tanto da qui a poco se ne andrà anche questo…

Ma quest’ultima è una guerra di retrovia.

Di certo c’è che le imprese migliori pagano di più e quelle intelligenti cercano i modi per pagare meglio.

Quelle poi più attrezzate vincono la guerra senza combatterla, come scritto nel famoso manuale Shun Tzu: preparano e prenotano in anticipo le persone di cui avranno bisogno. Antonio Belloni