Chiarezza, trasparenza, disconnessione: le parole chiave che piacciono ai giovani

Insieme ad Annalisa Dordoni, ricercatrice in sociologia economica del lavoro dell’università degli studi di Milano-Bicocca abbiamo cercato di capire le cose da non fare mai per entrare in relazione con gli “under” in azienda. Attenzione ai tempi: spiegate subito e siate onesti, la chiarezza premia

Diventare grandi nelle piccole imprese

“Poi si vedrà”. “Ma sì, ci mettiamo d’accordo in qualche modo”. “Gli orari? In base alle esigenze, in seguito vediamo come inquadrarci”. Sono alcune delle frasi che un imprenditore non dovrebbe dire mai ai giovani di oggi per rendersi attrattivo durante un colloquio di lavoro. E anche dopo. Già perché oggi non è più solo l’azienda a scegliere il collaboratore da assumere, perché tanto “fuori c’è la fila”.

Oggi la fila non quasi c’è più e, quindi, sono le persone, specialmente i giovani a scegliere l’azienda per cui lavorare. Non solo: una volta assunti, bisogna tenerseli stretti da una concorrenza sempre più agguerrita. Come? Se le nuove generazioni sono cambiate e sono diverse rispetto alle precedenti, le imprese, come avviene d’altronde sui mercati dei loro prodotti, devono cambiare di conseguenza. Adattarsi o chiudere. Anche perché senza lavoratori, possibilmente, bravi e motivati, si abbassa la saracinesca anche nel caso in cui il libro degli ordini sia stracolmo. Già, ma in che modo è meglio parlare ai giovani del 2024? Lo abbiamo chiesto ad Annalisa Dordoni, ricercatrice in sociologia economica del lavoro dell’università degli studi di Milano-Bicocca.

COME UN’IMPRESA PUO’ ESSERE ATTRATTIVA

Diventare grandi nelle piccole imprese

Innanzitutto, bisogna rendersi conto che dopo una pandemia e in un momento in cui i salari italiani, in diversi casi, sono poco dignitosi, è comprensibile che un giovane tenda a selezionare l’azienda a cui presentarsi nella ricerca di un lavoro. Dopo essere stati rinchiusi in casa per due anni, le nuove generazioni cercano qualcosa che non sia soltanto un impiego, ma anche che abbia una qualche garanzia per il futuro e, allo stesso tempo, preservi il rapporto tra il tempo di lavoro e quello della vita privata.

Quindi, prima di accettare un’offerta, è facile che vogliano sapere su quali turni si svolgerà l’impiego e quale sarà salario. Sembra scontato, ma non è così. Il punto non è che i giovani non vogliano lavorare o siano restii a lavorare su turni, di sera o di notte, l’importante è essere chiari e comprensibili nel momento dell’accordo.

Oggi, infatti, spesso i giovani sono reduci dall’Erasmus o da esperienze all’estero, dove le offerte di lavoro sono spesso declinate nei dettagli, compreso il salario. Mentre in Italia non accade: nelle offerte di lavoro non ci sono né gli orari, né lo stipendio. È una tendenza storica, che però si contrappone, a ciò che cercano i giovani oggi.

LA COMUNIFORMAZIONE

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La crasi tra le parole “comunicazione” e “formazione” porta al passo successivo. Ovvero, una volta che un giovane è in azienda, bisogna tenerselo stretto, entrando nella sua testa, a partire dal fatto che uno dei suoi principali obiettivi è quello di cercare una stabilità per costruirsi un futuro nella transizione all’età adulta.  E, di conseguenza, avere con lui, o lei, una comunicazione costante sugli eventuali avanzamenti di carriera e soprattutto sulle possibilità di formazione.

Su tutto, poi, serve il cappello della trasparenza, dando delle linee guida generali uguali per tutti. Se infatti un giovane si sente dire una cosa e poi vede che un altro collega viene trattato diversamente, ciò crea un problema. La linearità deve essere un principio cardine sia nella comunicazione di un buon risultato raggiunto, sia quando si deve discutere di un errore commesso o di un problema venutosi a creare. In tal senso sono fondamentali le prime settimane di ambientamento in azienda, con l’affiancamento di un senior.

VITA PRIVATA E TEMPO LIBERO

Vista l’importanza che viene data oggi al tempo dedicato a sé stessi e alla famiglia, a meno di cataclismi, si sconsigliano messaggi, telefonate o mail di lavoro fuori orario. I giovani, infatti, stanno molto attenti al diritto alla disconnessione, creando un limite molto netto tra i tempi e gli spazi tra il privato e il lavoro, compreso quello da remoto.

Anche per questo, all’inizio è meglio instaurare con loro un rapporto di tipo essenzialmente professionale, perché se i collaboratori vorranno aprirsi con il proprio superiore, confidando situazioni private e di famiglia, saranno loro ad avviare una comunicazione in tal senso, quando si sarà instaurato un rapporto di maggior fiducia. Nicola Antonello

 

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