Conoscere il territorio per costruire percorsi formativi che rispondano al suo bisogno di professionalità. Conoscere il territorio per offrire agli studenti, al netto di una futura scelta universitaria, di poter spendere le competenze acquisite in modo efficace e per assicurare alle imprese la nuova linfa dei giovani, la loro voglia di scoprire, sperimentare, imparare e affrancarsi dalla tradizione per piantare il seme dello sviluppo aziendale.
Tema di strettissima attualità perché senza competenze non c’è azienda e senza conoscenze non ci sono le giuste competenze. Ne abbiamo parlato con il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, Giuseppe Carcano, per capire a che punto siamo e dove possiamo andare in un prossimo futuro.
Professor Carcano, come siamo messi in quanto a conoscenza del territorio e del suo tessuto imprenditoriale? Quanto le scuole hanno saputo avvicinarsi al contesto locale?
Si è partiti anni e anni fa da una conoscenza molto superficiale e parziale che, con il temo, si è colmata. Ad avviare il percorso sono stati in prima battuta, e in maniera più approfondita, gli istituti tecnici e professionali grazie all’alternanza scuola-lavoro che ha costretto studenti e insegnanti a relazionarsi con il mondo che avevano intorno e con le aziende, anche piccolissime, presenti sul territorio. Poi è arrivato l’obbligo anche per i licei e lì è maturata una rivoluzione copernicana perché ha costretto tutti a maturare una maggiore conoscenza della realtà locale. E’ stato bello vedere docenti di lettere, anche lettere antiche, condurre gli studenti a fare le ore delle aziende, non giocando sulle competenze tecniche ma sulla capacità di relazione, apprendimento e conoscenza.
Fin qui siamo all’istruzione superiore, ma le prime vere scelte sul futuro maturano nel corso del primo ciclo. Cosa si fa per informare le famiglie e gli studenti stessi di come è la situazione in provincia di Varese?
In effetti la scelta di una scuola superiore specifica è la premessa, in alcuni casi, della scelta di un futuro mestiere. Il Salone delle arte e dei mestieri è stato, in questo senso, un modo per famiglie, e docenti (orientatori e non orientatori) di trasferire conoscenza e consapevolezza. Il problema che si pone talvolta è la scarsa conoscenza del territorio da parte delle famiglie e la diffusione di fake news che non fanno bene ad alcuni settori: si pensi ai tanti servizi riferiti alla crisi, durante i quali compaiono quasi sempre aziende meccaniche. Bene, che cosa pensa chi segue questi servizi? Che la meccanica è in crisi e, dunque, è bene starle lontana. Un errore alla luce della fame di professionalità che ci arriva da questo comparto. Insomma, le distorsioni ci sono anche se stiamo cercando di correggerle.
Il dialogo scuola-impresa è aperto?
I rapporti sono più facili con le associazioni che alle scuole hanno sempre riservato attenzione e considerazione. Certo, in questo periodo di Covid le relazioni sono più difficili e la scuola, come si sa, ha attraversato crisi e difficoltà.
Come stanno reagendo le scuole al cambiamento delle aziende?
Le tecnologie stanno entrando anche nelle scuole e, per le scuole, poter disporre di queste tecnologie significa avvicinarsi alle imprese. Inoltre anche la didattica a distanza ha generato una accelerazione digitale spaventosa, con gli insegnanti che si sono messi in gioco e connessi con gli alunni. Si tratta di un percorso che, peraltro, avevamo già anticipato con il percorso quadriennale del Ferraris, e che ora si è ampliato offrendo ai ragazzi di poter partecipare a una infinità di iniziative digitali. Queste sono le potenzialità che possono davvero avvicinare le scuole alle imprese.
Le imprese si avviano verso nuove competenze e nuove produzioni: come vi state muovendo per inseguirle o, auspicabilmente, anticiparle?
L’offerta formativa provinciale viene decisa in sinergia tra scuole, sindacati, Provincia, associazioni imprenditoriali e Camera di Commercio. La scuola arriva subito dopo, ma arriva. E ha compreso di dover reagire immediatamente, chiudendo eventuali indirizzi che non hanno più senso di esistere e aprendone di nuovi più efficaci, anche se in realtà queste decisioni vengono assunte a livello ministeriale. Penso alla sostenibilità: un indirizzo specifico non esiste ancora ma le scuole ne hanno colto e compreso l’importanza. Ci sono poi delle distorsioni: penso ai percorsi dedicati alla logistica, che stentano un po’ a decollare in provincia, nonostante la vocazione del territorio e nonostante la logistica abbia dimostrato tutto il suo valore in questo periodo di emergenza pandemica. In proposito cercheremo di investire ancora di più nell’orientamento specifico in futuro.
Una cosa è comunque certa e incontrovertibile: la scuola guarda al futuro prossimo di questo territorio e cerca di fare la sua parte in rapporto con l’università e la formazione superiore. Se oggi si dice che un bimbo delle elementari farà un lavoro che oggi ancora non esiste, in un domani non troppo remoto questo varrà anche per chi fa le superiori. Ecco perché noi dobbiamo preparare persone che sappiano affrontare i problemi in modo globale così da saper affrontare un modo complesso e sempre più interessante.
Come si aiutano le famiglie a sostenere i ragazzi nel compiere la scelta formativa giusta?
Le famiglie sono immerse in un contesto informativo che rema contro e sono esposte alle mode: quando in televisione trionfano i cuochi, ecco che le richieste si spostano sul settore food. Quando sui mezzi di informazione parlano soprattutto scienziati, ci si orienta prevalentemente su quel fronte. Come consentire che le tendenze non sovrastino la qualità della scelta? Continuando a lavorare sui genitori e sui ragazzi. E di lavoro, da fare, ce ne è ancora tantissimo. E occorrono campagna di informazione il più capillari e dettagliate possibile. Tuttavia non si può negare che l’attuale mercato del lavoro complica molto le cose, con le tante fughe all’estero e il rischio di depauperare il nostro territorio di competenze. Il Covid, in questo senso, ha ridato ordine alle priorità e questo potrebbe far rivalutare la possibilità, e il prestigio, di trovare uno sbocco professionale gratificante anche in provincia.