Dalla crescita alla specializzazione: l'evoluzione strategica delle Pmi che puntano sull'eccellenza
Le piccole e medie imprese stanno scrivendo una nuova pagina della loro storia imprenditoriale: da un modello incentrato sull'espansione dimensionale a strategie raffinate che valorizzano le competenze distintive e l'identità aziendale

Speciale a cura di Annalisa Cacciamani
Negli ultimi anni, il panorama competitivo in cui operano le piccole e medie imprese ha subito profonde trasformazioni. La dimensione aziendale, un tempo vista come limite, oggi può trasformarsi in un punto di forza. Ne è convinto il professor Antonio Costantini, docente di Economia Aziendale all’Università Ca’ Foscari di Venezia, che spiega come le Pmi stiano ridefinendo i propri asset strategici in un contesto sempre più fluido e frammentato.
«In passato la piccola dimensione era spesso considerata un limite, ad esempio per le minori risorse disponibili o la difficoltà di accesso al credito – osserva Costantini – Nel mercato attuale, caratterizzato da rapidi cambiamenti e da una crescente frammentazione della domanda, l’essere piccoli e snelli può diventare una fonte di vantaggio competitivo».
LA FORZA DELLA SPECIALIZZAZIONE
Secondo Costantini, le Pmi stanno abbandonando il paradigma della crescita per espansione fisica per adottare strategie più sofisticate, incentrate sulla valorizzazione delle proprie competenze distintive. Questo passaggio si manifesta in diversi modi:
- Internazionalizzazione mirata, con focus su mercati coerenti con il proprio know-how.
- Digitalizzazione dei processi, per aumentare l’efficienza e l’agilità.
- Partecipazione a reti di innovazione, che moltiplicano risorse e conoscenze senza appesantire la struttura interna.
«Oggi le Pmi cercano più di valorizzare la loro identità e il loro posizionamento distintivo, di specializzarsi. Le strategie di crescita appaiono meno focalizzate sull'espansione fisica o sull’aumento del personale e più orientate verso scelte coerenti con le loro competenze distintive» spiega il professore.
Al centro di questa trasformazione vi è l’utilizzo sempre più strategico di reti fisiche e digitali, che diventano vere e proprie “infrastrutture espanse” per condividere risorse, accedere a competenze, esternalizzare funzioni e mantenere una struttura leggera e flessibile.
IL RUOLO CHIAVE DEL MANAGEMENT ACCOUNTING

In questo nuovo scenario, il management accounting (che supporta le decisioni aziendali attraverso l’analisi di costi, performance e obiettivi, ndr) assume una funzione cruciale. Non più solo una pratica contabile, ma uno strumento strategico in grado di connettere obiettivi e operazioni, fornendo insight chiave per prendere decisioni informate.
«Le informazioni prodotte dal management accounting possono essere utili per misurare la redditività derivante dalla specializzazione, monitorare indicatori specifici di performance, definire obiettivi economico-finanziari, gestire la liquidità, e in generale supportare un governo razionale dell’impresa», spiega Costantini.
GLI STRUMENTI PIÙ EFFICACI PER VALORIZZARE LE COMPETENZE
Ma quali sono gli strumenti più efficaci per aiutare le Pmi a identificare e sviluppare le proprie competenze distintive? Costantini ne cita alcuni:
- Activity-Based Costing (ABC): per analizzare i costi a livello di attività e collegarli ai prodotti o processi che rappresentano la competenza distintiva.
- Analisi dei margini di contribuzione per singolo prodotto, servizio o cliente.
- Budget di cassa, essenziale per monitorare la liquidità.
- Key Performance Indicators (KPI) specifici per misurare l’efficacia delle competenze distintive.
«A titolo di esempio – precisa Costantini – se la competenza distintiva fosse l'innovazione, un KPI utile potrebbe essere la percentuale di fatturato derivante dai nuovi prodotti. Se invece si trattasse della qualità del servizio, si potrebbe monitorare il tempo medio di risposta alle richieste post-vendita».
Questi strumenti, combinati, permettono di superare una gestione approssimativa e orientarsi verso un modello più consapevole e proattivo.
LE SFIDE CULTURALI E ORGANIZZATIVE

La transizione verso un paradigma fondato sulla specializzazione, tuttavia, non è priva di ostacoli. Le sfide che le Pmi devono affrontare sono prima di tutto culturali e organizzative:
- Resistenza al cambiamento, specie in aziende familiari dove pesano le abitudini e le gerarchie informali.
- Eccessiva centralità dell’imprenditore, che può ostacolare l’emergere di competenze manageriali diffuse.
- Chiusura verso l’esterno, che limita le opportunità di apprendimento e innovazione.
«Molte Pmi sono cresciute con un modello ideale che premiava la mera espansione – evidenzia Costantini – e superare questa abitudine può non essere semplice. È fondamentale ripensare la cultura organizzativa come un’infrastruttura dinamica, capace di apprendere dall’esterno e rigenerarsi dall’interno».
L’apertura verso reti collaborative, cluster territoriali o comunità professionali può diventare un elemento decisivo per il cambiamento. In quest’ottica, anche la formazione del capitale umano e l’adozione di strumenti di controllo di gestione diventano leve essenziali.
UNA NUOVA BUSSOLA PER LA COMPETITIVITÀ
In definitiva, il management accounting può rappresentare una vera e propria bussola strategica per le Pmi che puntano sulla specializzazione. Esso consente di:
- Tradurre gli obiettivi strategici in indicatori operativi.
- Monitorare la coerenza tra le risorse investite e i risultati generati.
- Sostenere decisioni di investimento basate su dati affidabili.
- Rafforzare la fiducia di stakeholder interni ed esterni.
«La specializzazione è oggi uno dei principali motori di creazione di valore – conclude il professor Costantini – un valore che non si limita alla dimensione economica, ma si estende a quella strategica, relazionale e simbolica. Il management accounting, se ben implementato, può trasformarsi da funzione contabile a leva per la competitività, generando informazioni decisive per sostenere e far evolvere le scelte strategiche dell’impresa».
In un contesto economico sempre più complesso e imprevedibile, le Pmi che sapranno investire in conoscenza, strumenti gestionali e apertura verso l’esterno avranno le carte in regola per prosperare. Non per diventare grandi, ma per diventare bravissime in ciò che sanno fare meglio.