«Più turismo, più cultura e più connessione». Digitale, ovviamente. Perché in fatto di infrastrutture fisiche, il sindaco di Varese Davide Galimberti non ha mancato di ricordare – l’altra sera alle Ville Ponti in occasione dell’ultima tappa di “Territori in tour” – lo studio commissionato da Confartigianato Imprese Varese a Teh – The European House Ambrosetti: «Sotto questo punto di vista, la nostra provincia è una fra le più dotate».
5G, TURISMO E IMPRESE. MA NON SI LAVORA INSIEME Il pensiero corre anche al 5G, alla fibra, alla rete che unisce tutti e tutto senza farsi vedere. E’ in questo campo che, sottolinea il primo cittadino, «Varese, ma anche Busto Arsizio, diventeranno più competitive». La parola “turismo”, alle Ville Ponti, è una boa in mezzo al lago: tutti ci girano intorno, qualcuno la sfiora, alcuni si fermano. Ma sanno che quello non è il solo obiettivo. Anzi, se il turismo è forte, «altrettanto forte è la vocazione imprenditoriale della provincia. Un punto fermo, tutto da valorizzare».
Un punto che deve diventare grande se «saremmo in grado di affrontare la vera debolezza di Varese: la mancanza di un organismo di coordinamento tra le tante realtà territoriali. Ecco, il ruolo della Provincia deve essere questo. Non è facile, ma dobbiamo provarci. Dobbiamo iniziare a dialogare fra noi in modo efficace».
CONSAPEVOLEZZA NELL’”UNIRE I PUNTINI”: DA SARONNO AL LAGO In fondo, è questa la tesi sulla quale si era concentrato anche il presidente della Provincia di Varese e sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli: «La provincia è vasta, i territori sono diversi, la policentricità ci invita a ragionare insieme. Tenendo ben presente che Varese e dintorni ha le sue criticità ma anche le sue eccellenze. Questo viaggio, ben congegnato da Confartigianato Varese e Varesenews, ci porta nel cuore di questo territorio e dei suoi problemi. Per poterli affrontare consapevolmente». Per farlo, ha ricordato il direttore generale di Confartigianato Varese Mauro Colombo, «dobbiamo unire i puntini: quelli che portano da Saronno al lago».
LA “VARESE GREEN” PASSA DAL LAGO. E DALLE REGATE Così ha fatto la Regione Lombardia, con l’assessore all’Ambiente e Clima Raffaele Cattaneo, quando si è trattato – un anno e mezzo fa - di mettere mano al portafogli per il risanamento del lago di Varese. «Perché il turismo va dove c’è un valore», ha sottolineato Cattaneo. E il valore, in questo caso, da un lato è quello della nostra tradizione lacuale (il lago è divertimento e impresa) e dall’altro quello di un futuro che «dovrà essere sostenibile. Perché nel video mostrato questa sera si sono visti tanti campanili e ciminiere, i simboli della provincia. Ma fra cinquant’anni, cosa vedremo? Ecco perché sono convinto che sia giusto scommettere sulla bioeconomia. Su una Varese del futuro attenta all’ambiente, al digitale e alla sua capacità di trainare l’economia circolare».
Dunque, un’economia la nostra che si specchia anche nel lago. Bene lo sa Pierparolo Frattini, presidente della Canottiere di Varese, che dice di quanto «il lago goda di ottima salute. Almeno per quanto riguarda gli eventi sportivi che, ogni anno, portano sul territorio varesino 50mila presenze». Un luogo di richiamo internazionale, con le regate trasmesse in mondovisione e le squadre mondiali che sulle sponde del lago, da febbraio ad agosto, ci fanno il “nido” per potersi allenare: «D’altronde – prosegue il presidente – il lago di Varese è tra le prime dieci location a livello nazionale adatte nell’organizzazione delle gare, ed è considerato il migliore bacino naturale per le regate». La pista ciclabile? «Ha cementato il rapporto tra cittadini e lago».
AREE DISMESSE E IMPRESE: SEI ATTRATTIVO SE SEI ACCESSIBILE Ma il rapporto tra territorio e cittadini non si gioca solo a “pelo d’acqua”. Davide Galimberti ha parlato anche di cultura; Elena Brusa Pasquè – presidente dell’Ordine degli architetti – estende il concetto: «Da un lato la cultura passa anche dalla valorizzazione delle aree dismesse; dall’altro dalla capacità di noi tutti a lavorare insieme seguendo il principio dell’intelligenza dello sciame. Che ci porta ad un primo concetto: no parking, no business. Un luogo, per essere attrattivo, dev’essere accessibile». La sfida è aperta, e per il presidente tutto si deve costruire «per sottrazione: rinunciare alla volumetria per rigenerare quello che c’è intorno. Perché ci sono ex aree industriali nelle quali è impossibile pensare ad un nuovo insediamento imprenditoriale».
Sotto questo punto di vista, la storia delle Officine Meccaniche Regnani – in via Giulio Tatto 15, zona ad alta urbanizzazione – è esemplare: la cultura, in questa provincia, è anche imprenditoriale. Ed è forte, è estesa e spesso sfocia in quell’orgoglio di cui è portatrice Franca Regnani, titolare dell’azienda con il fratello Claudio: «Siamo in quella zona dal 1963: una volta c’erano solo prati, e la Regnani era l’unica azienda nei dintorni. Sì, forse un tetto qua e uno là, ma la nostra casa-bottega era in aperta campagna. Poi Varese è cresciuta, si è costruito, e ormai la nostra impresa penso sia una fra le poche ad essere stata inscatolata tra villette e condomini. Diamo fastidio? Non penso. Certo è che vederci lì, ad alcuni risulta strano». E invece è l’espressione dell’anima poliforme di questa provincia dove tutto convive, tutto sta insieme e tutto è pronto a mettersi in discussione nel nome del cambiamento.