Welfare, da benefit a risorsa: nuovo patto tra persone, imprese e territorio

Welfare, da benefit a risorsa: nuovo patto tra persone, imprese e territorio

Sostenibile, di lungo termine, personalizzato e finalizzato a rispondere al nuovo modo di essere, e fare, impresa. Questo è il welfare delineato da “Welfare for people”, il primo rapporto sul welfare occupazionale e aziendale in Italia promosso dalla Scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro di Adapt (fondata da Marco Biagi) e dall’Osservatorio Ubi Welfare di Ubi Banca.

Un’occasione per focalizzare il senso stesso di un fenomeno in crescita ma ancora tutto da inquadrare nella sua essenza: «Portare il welfare in azienda, e soprattutto in una Pmi, non significa trasformare le imprese in surrogati del welfare statale né tornare a forme di paternalismo il cui tempo è finito insieme all’epoca delle grandi industrie pervasive» spiega Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese, parte attiva dell’Osservatorio Ubi Welfare assieme a Chimica farmaceutica Lombarda fra titolari di farmacia, Confindustria Marche, Confindustri bari, Barletta Andria, Trani, Confindustria Bergamo, Confindustria Cuneo e Confindustria Pavia.

AGGREGATORI DI BISOGNI «Il welfare, oggi, è un fenomeno prima di tutto culturale, che abbiamo scelto di sostenere come associazione non solo attraverso l’attivazione di una piattaforma, ma diventando aggregatori dei bisogni di ogni singola Pmi» prosegue Colombo. Perché ogni piccola o media impresa artigianale e industriale ha una dimensione, una struttura aziendale, un legame con i propri collaboratori e un legame territoriale unici e non replicabili.

Detto in altri termini: un dipendente, una azienda, un welfare.

«Il dialogo, il confronto dei nostri esperti con i singoli imprenditori e con i loro collaboratori, la conoscenza del territorio e della realtà sociale nella quale operano queste aziende sono gli elementi fondamentali del modo di intendere la diffusione della cultura e dell’applicazione del welfare nelle aziende» conferma Lucia Pala, responsabile di AreaLavoro, che in Confartigianato Varese opera per portare nelle Pmi la consapevolezza dell’importanza del welfare non come benefit ma come risorsa. Meglio se strutturale.

La ricerca condotta da Adapt, illustrata dal coordinatore scientifico Michele Tiraboschi e dal presidente del consiglio di gestione di Ubi Banca Letizia Moratti, ha analizzato – in un arco temporale di 12 mesi – i fenomeni che possono contribuire a migliorare il benessere individuale e collettivo attraverso una fotografia dell’evoluzione del welfare occupazionale e aziendale in Italia.

CAMBIAMENTI DEI SISTEMI INDUSTRIALI
Obiettivo: studiare i nuovi modelli di welfare alla luce della trasformazione economica, tecnologica e demografica, nell’ottica delle possibilità offerte dai cambiamenti del sistema di relazioni industriali. Lo studio è basato sull’analisi dei principali contratti collettivi nazionali di lavoro che contemplano il tema e sulla lettura di una banca dati contenente oltre duemila contratti collettivi di secondo livello, prevalentemente integrativi aziendali, a cui si aggiungono i più significativi accordi territoriali ordinati per settore merceologico.

La principale evidenza di questo primo anno di analisi è che il welfare aziendale si sta sviluppando non tanto come una soluzione all’arretramento del welfare pubblico, quanto piuttosto come un processo spontaneo di risposta degli attori del sistema di relazioni industriali alle profonde trasformazioni del mondo del lavoro, causa e non conseguenza della crisi del nostro modello sociale.

Un risultato accompagnato dalla constatazione che la fortissima diffusione che lo strumento sta conoscendo è anche la conseguenza pratica delle modifiche normative introdotte negli ultimi anni (incentivi fiscali). Innovazioni che, rileva la ricerca, hanno avuto il merito di incoraggiare uno dei fenomeni maggiormente sintomatici nel cambiamento della natura del rapporto di lavoro in atto nella Quarta Rivoluzione industriale, ossia l’inserimento degli strumenti di welfare nello scambio contrattuale tra lavoro e retribuzione.

MOTIVARE, COINVOLGERE, CONDIVIDERE
Welfare è flessibilità organizzativa, formazione, previdenza complementare, trasporto. Welfare è assistenza familiare e cura, supporto all’educazione e all’istruzione. Welfare è un contesto più che un’offerta, è un modo d’intendere il rapporto tra lavoro e vita, tra lavoratore e azienda. Tra lavoro e “buon” lavoro. Welfare è scelta e condivisione di obiettivi tra datore di lavoro e dipendente.

«In questo rapporto – ha spiegato Michele Tiraboschi - raccontiamo un welfare che non sia tanto e solo strumento di riduzione dei costi ma una risposta concreta alla nuova grande trasformazione del lavoro che stiamo vivendo».

Motivare, coinvolgere, mostrare il cambiamento, semplificare, creare le condizioni affinché il benessere in azienda diventi benessere di territorio e di comunità: eccole le parole chiave del welfare. E il villaggio di Crespi d’Adda riportato sulla copertina del rapporto è sintesi evocativa «dell’energia del lavoro e della contestuale forza dello sviluppo dei territori».

Ieri come oggi ma in dimensioni industriali, aziendali e di relazioni territoriali nuove.