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Da conflitti, embarghi e sanzioni la politica industriale che darà alle Pmi una nuova gerarchia nel mondo

Da conflitti, embarghi e sanzioni la politica industriale che darà alle Pmi una nuova gerarchia nel mondo
Commercio globale

di Antonio Belloni*

Conflitti ed embarghi, sanzioni e muri sono i perimetri d’azione delle imprese che si muovono nelle dinamiche commerciali globali. E sono definiti – tra le tante – dalle tensioni tra Cina ed Usa, dall’immigrazione dal sud del Mediterraneo e dalla guerra russo-ucraina.

La sicurezza e l’orientamento di politica estera che da questi deriva sta dando vita a nuove alleanze commerciali, non più motivate dalla ricerca esclusiva di fornitori a basso costo di materie prime e lavoro.

Questi fattori disegnano per le imprese un estero vicino, fatto di paesi anche lontanissimi ma connotati da buoni rapporti o “nemici” comuni; e un estero lontano, con soggetti anche geograficamente vicini, ma schierati contro di noi e il nostro gruppo che emette sanzioni ed embarghi, o bloccata i passaggi.

Come sempre, in superficie va riallineandosi un commercio globale Family and Friends, visibile e rispettoso delle regole.

E in profondità, come in tutte le famiglie, c’è un commercio disallineato e molto realista che dribbla embarghi, elude sanzioni e passa attraverso paesi non-nemici costruendo alleanze informali e discrete laddove il diritto, se non le armi e il filo spinato, vorrebbero impedirne gli scambi.

In questo mondo doppio si muovono le politiche industriali nazionali. Altrettanto doppie. 

Una, spinta dalle ragioni della sicurezza degli approvvigionamenti, dalla sopravvivenza delle filiere, dalla ridondanza dei materiali critici, dalla prevedibilità dei flussi energetici e dall’intercambiabilità dei fornitori di servizi essenziali.

POLITICA INDUSTRIALE COMMERCIALE

Commercio globale

Possiamo chiamarla produttiva e sovrana perché è una politica industriale del produrre (o comprare) ciò che assolutamente serve a noi. E n’è l’esempio l’acquisto di due rigassificatori da parte di SNAM su indicazione del Governo Draghi.

C’è poi la politica industriale commerciale, quella del vendere, che indirizza le scelte sulla base di ciò che accade nel commercio internazionale e sceglie sulla base di ciò che serve agli altri nel mondo.

È quella che decide dove mandare i nostri prodotti e che ci raccontiamo meglio, ma non l’abbiamo mai pensata né preparata consapevolmente, ma abbandonata alle imprese impegnate, come scriveva lo storico economico Carlo M. Cipolla “…a produrre, all’ombra dei campanili, cose belle che piacciono al mondo”.

Su questo sottile filo di dipendenza-indipendenza commerciale e produttiva si gioca la partita doppia industriale.

Per la Germania si esprime nel bipolare rapporto col suo primo partner commerciale, la Cina, ben espresso dai dati di export lì diretto dalle sue maggiori imprese: Adidas il 21% del totale, BMW, Volkswagen e Daimler più del 30% e BASF il 15%.

CATENE DI FORNITURA SICURE

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Un paese che ha restituito prosperità e crescita, ma che ora si rivela un partner così delicato da far dire al capo del servizio segreto interno tedesco BFV che se la vicenda russa è per la Germania una tempesta, ciò che potrà accadere con la Cina corrisponderebbe al cambiamento climatico.

È un odio-amore politico ed economico giunto al parossismo con l’intenzione del colosso cinese della logistica COSCO di acquisire una parte della proprietà del Porto di Amburgo.

Dunque, non è così semplice ricostruire catene di fornitura sicure, indipendenti e a prova di shock, e dei paesi-non-più-amici non è nemmeno semplice rinunciare agli investimenti diretti esteri, alla componentistica, agli acquisti di cibo, di tessile moda, e di automobili.

E la Russia, come potrà vendere al mondo i suoi fertilizzanti, il suo grano ed i suoi metalli? Non ci sono solo gli idrocarburi…

Che dire della Cina, che ha interpretato così bene l’idea di fare cose che servono al mondo da rendere gli Usa dipendenti dalla sua produzione per 276 tipi di beni essenziali: dovrà davvero occupare Taiwan e terminare così la dipendenza dai suoi microchip così evoluti?

UNA NUOVA POSIZIONE NEL MONDO

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Riuscirà a rispettare il piano Made in China 2025 voluto dal presidente Xi Jinping con l’obiettivo di diventare leader di mercato in 10 settori (ecco la politica industriale)? E riuscirà a perseguire l’idea di cambiare Made in China con Created in China, per dare ai prodotti del paese un posizionamento di mercato e un valore aggiunto più alto?

Dietro a conflitti, embarghi, e nuove amicizie e stati di eccezione diffusi, molti paesi che erano fonte di crescita commerciale diventano oggi una fonte di instabilità.

La politica industriale dovrà tenerne conto per eliminare asimmetrie, controllare le scorte e la capacità di ricostruirle (come farà la Germania con quelle energetiche dalla primavera del 2023) e limitare le dipendenze attraverso la diversificazione o la ricerca di nuovi fornitori.

È da qui che prenderà forma la gerarchia funzionale italiana, la posizione che occuperà in un commercio globale comunque integrato, seppur diversamente.

* Head of research department - Imprese e Territorio