I giovani? Vogliono crescere in ambienti inclusivi e stimolanti
Oggi il problema di molte Pmi è quello di non farsi sfuggire i giovani talent. Cosa fare? Ce ne parla l’esperto Alessandro Rimassa: «Le imprese devono creare un ambiente di lavoro inclusivo e positivo»

Generazione Z, Millennials, Net Generation sono termini con cui si indica la generazione di coloro che sono nati fra i primi anni Novanta e i 2000, ovvero i 18/34enni di oggi. La forbice è ampia ma è motivata soprattutto da un elemento dirompente (“disruptive”): l’avvento di Internet e del mondo digitale.
Se da un lato ciò ha portato benefici in termini di opportunità, dall’altro ha reso tutto più veloce, fuggevole e soggetto a cambiamenti continui. E il problema con cui le piccole e medie imprese devono fare i conti è proprio quello di non farsi sfuggire i giovani talenti. Come trattenere e valorizzare le risorse umane? Che strategie utilizzare? Ne abbiamo parlato con Alessandro Rimassa, founder e ceo di Radical HR, tra i massimi esperti italiani di education e futuro del lavoro.
LE RAGIONI DEL JOB HOPPING

Perché oggi i giovani tendono a cambiare spesso luogo di lavoro? Sono solo economiche le ragioni del cosiddetto Job Hopping? «No, la ragione è di esperienza e crescita», replica Rimassa, quelle «economiche sono solo di rimbalzo». In effetti, la fotografia che il Workplace Learning Report 2023 fa è che, rispetto ad altri fattori, per i lavoratori più giovani (18-34 anni) contano di più le opportunità di crescita all’interno dell’azienda (35%) e la possibilità di apprendere e sviluppare nuove competenze (31%) quando considerano di cambiare luogo di lavoro. Un dato di fatto è assodato ed è emerso dalla survey di Inaz e Business International, la knowledge unit di Fiera Milano, a dicembre: Millennials e Gen Z-ers sono molto attenti ai valori e alla mission dell’azienda per cui lavorano ed entrare a far parte di ambienti inclusivi e stimolanti è per i giovani talent una priorità. Ma se la mobilità interna può essere una strategia “validissima” per trattenere a lungo in azienda i talenti, è altrettanto vero che è «quasi impossibile da attuare per una Pmi», rileva Rimassa. Quindi come migliorare la retention dei giovani nelle Pmi?
AMBIENTI INCLUSIVI E STIMOLANTI

«Le Pmi devono affrontare la crescente mobilità dei talenti, soprattutto tra i giovani», osserva l’esperto, e «per trattenere questi lavoratori, è necessario offrire loro opportunità di sviluppo professionale, flessibilità e un ambiente di lavoro inclusivo». Come? «La formazione continua è uno degli elementi più importanti per attirare e trattenere i giovani talenti», secondo Rimassa; pertanto, «le Pmi devono offrire ai propri dipendenti opportunità di acquisire nuove competenze e restare al passo con i cambiamenti del mercato del lavoro».
SMART WORKING E AUTONOMIA
«Lo smart working è un altro elemento che può contribuire a migliorare la retention dei giovani nelle Pmi», continua Rimassa. «Questa modalità di lavoro permette ai dipendenti di conciliare meglio la vita privata e lavorativa e offre loro una maggiore flessibilità e autonomia» spiega l’esperto.
ASCOLTO E POSSIBILITÀ DI CRESCITA
«I giovani lavoratori hanno bisogno di sentirsi parte di un progetto e di avere la possibilità di crescere professionalmente», aggiunge Rimassa. Perciò, «le Pmi devono poi offrire ai propri dipendenti meccanismi di crescita e career development che permettano loro di sviluppare le proprie competenze e di avanzare nella carriera».
«In sintesi, le Pmi devono sviluppare una capacità di ascolto delle esigenze delle persone», secondo l’esperto di education e lavoro. «I giovani lavoratori vogliono sentirsi valorizzati e rispettati», conclude Rimassa, e «le imprese devono creare un ambiente di lavoro inclusivo e positivo, in cui i dipendenti si sentano parte di una squadra e possano esprimere le proprie idee e opinioni». Giuliano Longo
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