Tutto sembra andare in quella direzione: prodotti d’eccellenza ma anche sostenibili e dalla provenienza certificata. Ormai i compratori, siano ristoranti, negozianti o privati, leggono le etichette dei prodotti. Vogliono vedere da dove arriva quella farina, se ci sono i conservanti, se davvero tutti gli ingredienti sono 100% italiani o se hanno attraversato mezzo mondo prima di diventare quel biscotto, o quel risotto liofilizzato.
A Vilnius ormai è autunno inoltrato. Freddo, la luce che diminuisce visibilmente ogni giorno di più, 15 gradi se va bene e quella pioggia sottile che non cessa. La capitale della Lituania cambia volto rapidamente e si lascia alle spalle quei palazzi scrostati, quella povertà diffusa per via della vecchia moneta svalutata. Ora la Lituania è in Europa, la città è tirata a lucido e anche le fiere fanno capolino da queste parti. L’evento “Italian Flavour in Vilnius” (“Sapore italiano a Vilnius”) era in una singola giornata, quella del 20 settembre. Un evento business-to-business con buyer selezionati del settore del food & beverage lituani. Organizzava il servizio estero di Artser, in un grande hotel del centro.
Matteo Campari, export specialist di Artser, rappresentava due aziende lomelline. C’era Cascina Alberona di Luigi Ferraris, a Mortara, specializzata in riso, e Fratelli Collivasone, forno storico (esiste dal 1890) che a Parona produce le offelle, uno squisito biscotto da “vanto di Lomellina”. Domenica 2 ottobre in paese ci sarà la sagra. «Avere in otto ore – è il resoconto di Campari – una trentina di compratori significa che la strada è quella giusta. Ormai vendere prodotti di qualità in Lituania non è più un’idea pionieristica, per pochi. Anzi, anche qui ormai puntano sulla qualità e guardano all’eccellenza italiana, come accade spesso, in una fiera organizzatissima con anche importatori aggiuntisi all’ultimo momento». «La ricerca – prosegue – era di qualcosa di più sfizioso del solito. Non solo il semplice riso Carnaroli, ma qualcosa di più. Qualcosa che qui non c’è».
Come l’Offella di Parona: il giusto mix tra tradizione, artigianalità, gusto, attenzione ai dettagli. La leggenda della sua nascita è nota: le sorelle Colli le producevano in casa con una ricetta segreta a fine Ottocento e le vendevano a numero, non a peso, tanto erano preziose. Farina, uova, burro, zucchero, lievito. Stop. La ricetta è ancora così: un biscotto della nonna con un sapore che altrove si sognano. E i clienti guardavano l’etichetta con la lente d’ingrandimento, accorgendosi che non ci sono conservanti. Era quello che cercavano. Il fascino della grande tradizione italiana senza nient’altro.
«La vera sfida – va avanti Campari – è mantenere i prezzi… lituani, un Paese dove gli stipendi non sono certamente quelli italiani. Entrare in un mercato piccolo coi canali giusti, facendosi strada, e soprattutto espandersi anche nelle altre due repubbliche baltiche, Lettonia ed Estonia, che fanno sempre parte dell’Unione Europea». L’exploit dei risotti liofilizzati a base di Carnaroli della Cascina Alberona ha fatto il botto con sapori come zafferano o tartufo, che qui adorano. Del resto il cibo è cultura, e storia: Bona Sforza d’Aragona, nata a Vigevano, figlia del duca di Milano Gian Galeazzo Maria Sforza e di Isabella d’Aragona, sposò Sigismondo I Jagellone, granduca di Lituania nel 1518. Chissà se ebbe mai modo di fargli assaggiare il riso, la cui coltivazione era iniziata proprio lì un ventennio prima. Ora, 500 anni dopo, i risotti in busta di ottima qualità fanno nella grande distribuzione lituana di alberghi e grandi ristoranti, nei negozi gourmet, nelle catene di ristoranti internazionali. Per i produttori italiani queste fiere sono un’opportunità.