Pregi e difetti della riforma fiscale: sarà vera rivoluzione? Ascolta il nostro podcast

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Riforma fiscale

Una riforma attesa da tutti, imprese e cittadini, per rendere più competitive le prime e aumentare il potere di acquisto dei secondi. Ma la riforma fiscale sulla quale sta lavorando il governo come inciderà sulle piccole e medie imprese? Si riuscirà a tagliare – seppur gradualmente - Irpef, Ires e Irap? La promessa che sta alla base della legge delega è quella di “non aumentare le tasse” e di dare uno stimolo alla crescita economica attraverso la riduzione del carico fiscale.
Materia complessa che il podcast di Imprese e Territorio affronta con Tommaso Di Tanno, professore al Master in Diritto Tributario all’Università Bocconi di Milano: «Seppur non sia omnicomprensiva, perché manca il riferimento alle imposte indirette (quelle sulle donazioni e sulle successioni) e manca il riferimento al contenzioso tributario – dice il professore - la legge delega approvata dal Consiglio dei ministri tiene conto dei principali problemi del Paese».

E tra i tanti problemi ci sono quelli di una pressione fiscale che dovrebbe essere equa e di un’evasione che si concentra soprattutto sull’Iva. Ne ha scritto il Corriere della Sera l’11 ottobre: «Il 57% dei contribuenti versa un’Irpef (dati 2019) pari a soli 15 miliardi, ma costa in salute, a scuola e assistenza, ben 174 miliardi. Il 45,9% dei contribuenti versa solo il 2,62% delle tasse. E solo l’1,13% dichiara di guadagnare più di 100mila euro l’anno».
I principi a cui si ispira la riforma «sono condivisibili - dice Tommaso Di Tanno – a partire da quello della riduzione delle imposte sui lavoratori dipendenti, autonomi e lavoro d’impresa. Ma la riforma va fatta a saldo zero, cioè senza aumentare il deficit di bilancio dello Stato: dove verrà trasferito questo carico fiscale?».

Il problema non è né semplice e né di facile soluzione quindi “bisogna essere brutali”, aggiunge il professore.
Anche perché la tassazione sul lavoro, in Italia, è al 43,8% contro il 38,1%, mentre se in Italia ci vogliono 238 ore l’anno per pagare le imposte, la media europea è di 182 giorni. I dati della Banca mondiale sul carico e burocrazia fiscale, nel 2020 pongono l’Italia all’ultimo posto tra i 27 dell’Unione europea, tre posizioni dietro al 24esimo posto di dieci anni prima.

A tutto questo si aggiunge la complessità del sistema tributario composto da 800 leggi approvate e tuttora in vigore: la riforma fiscale dovrebbe partire da una semplificazione che faccia piazza pulita di tutte quelle norme che non servono ma, aggiunge Tommaso Di Tanno, «questa è una sana aspirazione che hanno manifestato tutti i governi».

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