Material passport e impatto ambientale: le imprese preparano la corsa (anche di reputation) all'economia circolare

Material passport e impatto ambientale: le imprese preparano la corsa (anche di reputation) all'economia circolare

Regione Lombardia ha approvato il nuovo bando di sostegno alle micro, piccole e medie imprese per l’innovazione delle filiere di Economia Circolare con uno stanziamento di 3.621.000 euro.
Nei giorni scorsi, Confartigianato Varese ha tenuto un incontro virtuale ristretto e ad ingresso riservato sul tema: “Q&A – Economia circolare e sviluppo delle imprese. A che punto siamo e dove stiamo andando”. Si è arrivati ad una prima conclusione: le aziende coinvolte hanno espresso un’alta percezione dei vantaggi e dell’importanza di intraprendere un percorso legato all’Economia Circolare.

Per la maggioranza degli imprenditori il tema, però, si lega al riciclo e riuso dei rifiuti: una parte, questa, di un discorso ben più articolato nel quale si ritrova quel modello di business che permette di «fare di più utilizzando di meno», minimizzando le esternalità negative della produzione su ambiente e territorio.

All’incontro hanno partecipato Davide Baldi (Responsabile Faberlab), Angelo Bongio (Innovation Manager Artser), Antonio Belloni e Jacopo Brioschi (consulente aziendali) con la complicità di alcune imprese diverse fra loro per tipologia produttiva e dimensionale: New Energy Srl, Erreci Srl, Cbs Serramenti, Gimac Srl, Art Nova, Re-Sign e La Nuova Cosmel.

Impiantisti di pannelli fotovoltaici e produttori di energie alternative (anche biomasse), serramentisti, società benefit per la gestione e la valorizzazione di risorse materiali destinate alla dismissione, imprese metalmeccaniche, realtà che operano nelle nanotecnologie per il settore medicale, produttori di arredi per il residenziale e per l’hospitality (anche con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale) sono stati mossi dalla curiosità di conoscere e capire come predisporsi ad un percorso sull’Economia Circolare: chi spinto da motivazioni personali e chi, invece, stimolato dalle domande delle grosse imprese con le quali lavora.

REPUTATION, ETICA E SOSTENIBILITA’: L’IMPRESA CHE FA LA DIFFERENZA
Quindi, il punto è sì l’economia ma anche la reputation: per alcuni imprenditori le due cose vanno di pari passo perché la sostenibilità fa parte dell’etica aziendale. Ed etica è una parola che sta piacendo molto anche ai gruppi multinazionali che lavorano con le piccole e medie imprese del nostro territorio. Quindi, le aziende si stanno chiedendo come fare per migliorare la sostenibilità – oggi considerata una vera etichetta - interna dell’azienda (organizzazione e programmazione) ma anche del processo produttivo. Come tradurre questa filosofia aziendale nell’atto pratico della produzione? E come comunicarne il valore all’esterno? Chi non usa energia pulita, e si sente un poco in colpa, sostiene però di riciclare «il 90% dei materiali usati: è una questione di costi». E’ sempre una questione di ciò che non deve essere sprecato per poter risparmiare: è qui che entra in scena l’opportunità di sfruttare piattaforme dove i materiali possono essere scambiati.

IL MATERIAL PASSPORT E IL MISURATORE D’IMPATTO AMBIENTALE
Ma a fare la sua comparsa nel confronto, con un’insistenza sempre maggiore, è il “material passport”. Una sorta di “carta di identità” di tutti i materiali che compongono un prodotto o una costruzione. Un insieme di dati che descrivono le caratteristiche definite dei materiali e che danno loro valore per il recupero, il riciclaggio e il riutilizzo. Nello stesso tempo, gli imprenditori pensano anche ad una specie di misuratore dell’impatto ambientale del prodotto: una garanzia in più nei rapporti con i clienti/consumatori. Che hanno tutto il diritto di sapere come poter disassemblare un prodotto per recuperarne i diversi componenti secondo un’etica ambientale.

MATERIA PRIMA-SECONDA: NON PARLIAMO DI RIFIUTI, MA DI MARKETING
D’altronde, sostengono alcuni imprenditori, «le città sono delle miniere e le discariche sono l’oro del domani. Ecco perché è importante che rimanga traccia di ciò che utilizziamo. Di quei materiali che dobbiamo riciclare in un’ottica di responsabilità: l’Economia Circolare parte da qui e non dagli incentivi pubblici. Dobbiamo imparare ad usare la tecnologia che abbiamo accumulato». Prende il via ancora una volta dai rifiuti. Da quella che le imprese definiscono «materia prima-seconda, nata dal riuso di ciò che viene scartato».

Eppure, anche la parola rifiuto viene ad un certo punto bandita dal confronto, perché inadatta all’idea di recupero e “rinascita” del materiale. L’incontro si conclude ponendo l’accento su quanto la transizione ecologica si abbini a quella tecnologica; a quanto l’approccio alla conoscenza (gli imprenditori vogliono sapere e capire cosa fare ma anche dove ottenere le informazioni giuste) si debba legare al tema dell’Economia Circolare come elemento di marketing.

Dunque, la sostenibilità come etichetta ma anche come vetrina.