Caccia agli sprechi e miglioramento continuo. Sono queste le parole d’ordine per la piccola-media impresa del nuovo millennio. Non tutti si sono ancora adeguati ai tempi, e sarebbe meglio sbrigarsi. Tutto partì dalla Toyota: ora è la più grande casa automobilistica giapponese, ma è nata come Pmi e ha fatto il grande salto negli anni ‘50. Toyoda Sakichi non poteva saperlo, ma il suo modello “zero sprechi” avrebbe poi avuto degli imitatori e soprattutto degli studiosi trent’anni dopo, quelli della Massachusetts Institute of Technology a Boston, negli Stati Uniti. Hanno teorizzato per primi il “modello lean”, “snello”. Era il tema di “Ridurre gli sprechi per dare valore al magazzino”, ultima diretta "Item d'impresa" con il professor Tommaso Rossi (Liuc-Università Cattaneo, Castellanza) e il consulente aziendale Antonio Belloni.
«La semplificazione del magazzino è una pratica che spesso viene considerata secondaria nell'ambito dell'organizzazione aziendale eppure ha un ruolo strategico nel contenimento degli sprechi di tempo e di denaro. Come organizzare un magazzino nel modo corretto?». Di certo non riempiendolo a dismisura rischiando poi di tenere la roba accatastata per anni e non utilizzarla mai. Un’introduzione, che ha portato a riflessioni di ampio respiro: l’importanza di dare valore al magazzino si traduce nel dare importanza all’azienda. Il magazzino “lean” è leggero, non sovraccarico.
Belloni: «Siamo alle prese con un periodo di carenza oggettiva di materie prime. Si parla a volte di 6 mesi tra l’ordine e l’arrivo del materiale. Per questo alcuni pensano che sia il caso di tornare a riempire il magazzino. Se prima lavoravamo in un contesto di disponibilità, se non di abbondanza di risorse, adesso la grande questione arriva dal tema della scarsità. Si parla di una condizione molto particolare. La tentazione grossa è di mettere da parte, ed è una tentazione sbagliata. Bisogna capire a che punto le piccole imprese siano arrivate con l’efficienza, l’efficacia, la gestione e l’utilizzo della “lean”. La risposta potrebbe non piacere: tante sono ancora un po’ indietro. Facciamoci un esame di coscienza. Davvero stiamo pianificando bene?».
La cattiva gestione del proprio magazzino farà la differenza sempre di più tra le imprese che andranno avanti, e magari si espanderanno, e le altre. «Quali sono – è intervenuto Rossi – i problemi nella cattiva gestione del magazzino? Tanti: una cattiva gestione dei materiali, nel senso di una cattiva scelta di approvvigionamento, può sfociare in due problematiche agli antipodi. O mancanze improvvise di questi materiali, o al contrario scorte senza fine, inutili. Tutto è dovuto al disallineamento tra giacenze fisiche e informative, con conseguenti problemi sulle politiche di riapprovvigionamento e sul promettere tempi di consegna corretti. Così l’azienda può perdere competitività e redditività».
Sembra di trovarsi in quei programmi televisivi sugli accumulatori seriali. Certo, quelli sono scenari estremi, ma a volte la realtà non è così diversa. Ascoltando il parere degli esperti si possono ricavare tantissimi spunti. Come l’horror vacui causato dal lockdown, quando non si poteva comprare né consumare quasi niente. Ora si paga pegno: la reazione nell’acquisto quasi compulsivo. Riguarda sia i privati sia le aziende. «Paura di rimaner senza, di un nuovo blocco, il desiderio di fatturare» (Belloni). «Esiste un altro concetto, quello di “mappa del valore” - ha proseguito Rossi - che ci consente di vedere dove si annidano gli sprechi all’interno di un processo logistico-produttivo. Ci permette in modo molto chiaro di valutare il tempo da eliminare per essere più rapidi a rispondere alle esigenze dei clienti». E ancora, sempre Belloni fornisce un’analisi di come le aziende stanno pianificando la produzione a breve termine. Sulla domanda o sulle previsioni di vendita? «L’influenza recente è sulla domanda. Io ricevo l’ordine e cerco di evaderlo. Il motivo per cui forse il “lean” non è ancora stato bene implementato è perché non c’è solo questo sistema che deve funzionare, ma si deve stabilire un corretto flusso informativo in entrata. Ora il contesto è cambiato: inflazione, disordine della produzione, scarsità di lavoro disponibile per le imprese».
L’ultimo concetto è forse il più importante. C’è e ci sarà sempre spazio per l’uomo. Il robot potrà ridurre al minimo di tempi di attesa per trasportare materiale da una parte all’altra del magazzino, ma è la persona che diversifica i fornitori, che standardizza i modelli, che lavora nell’azienda. Sono le persone che devono rimanere costantemente aggiornate.