Appassionata, visionaria e al contempo estremamente concreta. È così che possiamo definire Gaia Segattini, un passato da designer, trend hunter e merchandiser per marchi internazionali di sportswear e streetwear, esperta di comunicazione digitale e fondatrice del marchio di maglieria sostenibile GSK Gaia Segattini Knotwear. L’azienda produce capi di alta qualità recuperando i filati di giacenza che riempiono i magazzini del nostro Paese. Il risultato sono vestiti, soprattutto maglieria, esclusivi, con un design ricercato e senza tempo e una “vita” decisamente sopra la media.
Segattini ha letteralmente ribaltato il modello di produzione dei capi di alta, interamente realizzati in Italia: non si parte dai bozzetti, ma dai filati di recupero. Si tratta di una materia prima di altissima qualità, che però non è più utilizzabile per produrre grandi numeri. Ecco quindi che GSK non realizza delle vere e proprie collezioni, ma una serie di monoprodotti che vengono riproposti e riallestiti durante tutto il corso dell’anno. Il riassortimento, ovviamente, è contraddistinto da combinazioni di colori e lavorazioni sempre diverse, a seconda della disponibilità dei materiali. La creatività è applicata alla disponibilità della materia prima, quindi sono i filati disponibili a suggerire il design, limitando anche lo spreco di materiali e l’inquinamento. L’intera la produzione è realizzata rispettando il lavoro di tutte le realtà coinvolte nella filiera di produzione.
«Moda sostenibile non vuol dire soltanto una maggiore attenzione alle materie prime e al packaging – spiega Segattini - ma rivedere l’intera filiera, i rapporti lavorativi, le quantità, gli sprechi e i ricarichi eccessivi». Una destrutturazione dei processi che è stata possibile a Segattini grazie alla sua grande conoscenza di tutto il comparto. Quasi 20 anni di esperienza come consulente di grandi brand internazionali, poi altri 10 come divulgatrice su temi come il nuovo artigianato, le autoproduzioni, il made in Italy, la manifattura e la sostenibilità nel tessile, (un’attività che svolge tutt’ora online e con riviste e fiere di settore) le hanno dato una visione d’insieme. «Sono arrivata a fondare il mio marchio in maniera graduale dopo questo lungo percorso e trovando il partner giusto che rispettasse i miei valori» spiega l’imprenditrice.
Valori che vengono espletati nelle sue creazioni. «Si dice che non abbiamo bisogno di nulla – contestualizza Segattini - in realtà abbiamo bisogno di cose da mettere spesso che non siano banali, durino e ci facciano sentire particolari e belle senza stancarci. Perché questi capi esistano vanno realizzati di qualità, che nella maglieria è possibile, al giusto prezzo, solo arrivando direttamente al cliente finale, evitando intermediari e ricarichi».
Questo è possibile soltanto con una particolare attenzione alla sostenibilità dell’intera produzione «sia dal punto di vista delle materie prime sia per il rispetto della manodopera - prosegue la stilista milanese di nascita e marchigiana d’adozione - Ha fatto in modo di utilizzare solo filati pre-esistenti e di coinvolgere ogni giorno chi lavora con me in tutte le fasi decisionali. Il non avere sprechi e giacenze comporta il conoscere benissimo il proprio pubblico, cosa spesso trascurata anche nelle aziende più strutturate». Un’altra caratteristica di GSK è la comunicazione «divertente e con riferimenti estetici e di cultura pop molto definiti, una scelta che aiuta a costruire community e a far sentire il cliente al centro del progetto».
E il cliente stesso, a sua volta, adotta un approccio sostenibile nell’acquisto e nell’utilizzo dei capi GSK, e Segattini spiega il perché: «Non credo in collezioni stagionali, credo però nello stile riconoscibile e nell’aria di familiarità che deve pervadere tutti i prodotti. Se un cardigan non riesci o non puoi prenderlo una stagione, lo ritroverai la stagione successiva, magari anche in colori diversi. In questo modo c’è una lenta costruzione dell’armadio ideale, anno dopo anno, in cui tutto sta bene col resto e tutto viene sfruttato».
La Gaia Segattini Knotwear oggi produce circa 10mila pezzi tra capi d’abbigliamento e accessori donna, uomo e unisex, partendo esclusivamente da filati di giacenza di produzioni italiane di altissima qualità. «Nel 2020 il fatturato è stato di 600mila euro e contiamo di arrivare quest’anno a un milione di euro».