Preservare la continuità dell’azienda concentrandosi sulla valutazione, sull’analisi e sull’aggiornamento dei dati. Di questo, ma non solo, si è parlato ad Origgio, nella sede del Faberlab powered by Arburg, in occasione dell’evento “G – Governance – Struttura, gestione e trasparenza aziendale”. Appuntamento che ci avvicina alla chiusura del ciclo sui fattori ESG (Environmental, Social e Governance) organizzato da Artser. Ad affrontare il tema, non facile, l’avvocato Elena Cannone, il professore Alessandro Minichilli (docente di Business Administration e direttore del Corporate Governance LAB all’Università Bocconi di Milano) e Fabrizio Ruspi, commercialista e coordinatore del servizio fiscale Artser.
La capacità dell’imprenditore di generare e leggere i dati si lega, indissolubilmente, a quella trasparenza che è il cuore della Governance. A dirlo è proprio Fabrizio Ruspi: «La trasparenza offre agli stakeholder strumenti di valutazione indispensabili grazie ad una raccolta sistematica dei dati, che devono essere affidabili, e ad un loro monitoraggio attento e tempestivo. Ricordiamo, infatti, che sono proprio questi ad offrire le migliori informazioni all’interno (pensiamo al budget aziendale) ma anche all’esterno dell’azienda con il Bilancio di esercizio, il Bilancio sociale ed ora anche il Bilancio di sostenibilità».
Procediamo con ordine: cosa è la Governance?
Il professore Minichilli mette l’accento su un incastro di tre elementi: «Persone, strutture e meccanismi. In ordine: proprietario, amministratore delegato o manager; assemblea, consiglio di amministrazione e organi dedicati; processi aziendali. La Governance è una combinazione di persone adatte a certe strutture e certi meccanismi per poter prendere le decisioni migliori per l’azienda». Il punto primo sul quale concentrarsi? Ancora il professore: «A volte non se ne parla abbastanza, ma la Governance serve anche e soprattutto a gestire quei conflitti che, inevitabilmente, si generano all’interno delle imprese». Il docente della Bocconi ne fa anche una questione di cultura aziendale: «Nelle piccole e medie imprese la parte più consistente della Governance sono i rapporti che nascono dalle domande che gli imprenditori si fanno sempre: come portare i figli in azienda? Come dare continuità all’impresa? Quali ruoli affidare ai figli? Ecco perché le imprese familiari con una lunga storia alle spalle decidono, ad un certo punto, di scrivere la Carta dei Valori. Perché ciò che conta è avere il controllo dell’azienda, capire cosa si vuole fare, dove si vuole andare e come. Sedersi ad un tavolo, e confrontarsi, è un esercizio che consiglio a tutti gli imprenditori».
C’è uno strumento, però, sul quale le imprese devono concentrarsi. Ne parla l’avvocato Elena Cannone: «Si tratta del Modello 231, detto MOG (Modello di Organizzazione e Gestione), con il quale escludere la responsabilità amministrativa dell’impresa. Un insieme di protocolli che aiuta l’azienda ad analizzare le sue aree sensibili e ad individuare quelle procedure con le quali mitigare il rischio di esposizione ai reati di natura tributaria, societaria (false comunicazioni sociali), di riciclaggio e autoriciclaggio, di abuso di mercato. Uno strumento che abbraccia tutto il percorso ESG, perché incide sulla legalità, sull’etica e – di conseguenza – anche sulla sostenibilità. Per verificare l’efficienza del Modello, e la sua applicazione, l’azienda però deve nominare un Organismo di Vigilanza (ODV)». Ritorna la trasparenza: «Il l MOG è importante perché permette alle aziende di essere trasparenti anche nei confronti degli stakeholder del territorio».
Ma c’è di più: non si può parlare di Governance senza parlare di Codice Etico. Ancora l’avvocato: «Definisce i diritti, i doveri, gli obblighi e le responsabilità dei soggetti interni all’azienda e di quelli esterni. Si tratta di un documento strutturato che contiene una serie di regole sociali e morali alle quali tutti si devono attenere, ma per essere efficace lo si deve diffondere internamente - attraverso bacheche aziendali, Intranet, sito - e all’esterno. E questo può anche fare la differenza nel lavoro in filiera, perché non è raro che alcune imprese chiedano esplicitamente ai loro clienti e fornitori di essere dotate di un Codice Etico. Capace di creare più collaborazione e maggiore sinergia anche tra i collaboratori delle aziende».
Sono le due parole che governano la vita di tutte le imprese. Lo ricorda Fabrizio Ruspi: «Rischi e opportunità sono correlati fra loro. Sui primi sono diretti molti sforzi maggiori dell’imprenditore perché, dei rischi, bisogna sempre considerare due dimensioni: entità e frequenza. Ecco perché un’azienda deve sempre cercare di bilanciare gli indicatori di rischio rispetto alle performance stanziando risorse per limitare o ridurre il rischio anche economico. Il consiglio? Procedere con simulazione sui rischi attraverso gli stress test: e qui entrano nuovamente in gioco i dati e la capacità di saperli raccogliere, analizzare, gestire e usare». Ma anche proteggere perché, sottolinea l’avvocato Cannone, «anche la Privacy fa parte della Governance».
Non può sfuggire, al professore Alessandro Minichilli, un passaggio su quella che è la governance proprietaria. Tema sul quale è sensibile e che, dice, «può essere utilizzata anche dalle piccole e medie imprese. Tre sono i pilastri che la reggono: «Le regole (accordi formali e informali all’interno delle aziende, come può esserlo il Patto di famiglia), lo Statuto aziendale (ci si rende conto di quanto può servire proprio quando non c’è) e i Patti parasociali. Tutto questo rappresenta il “software” della governance che, naturalmente, per funzionare bene devo abbinarsi all’”hardware” della struttura societaria».
METTERE IN SICUREZZA L’AZIENDA
La Governance è uno strumento di tutela dell’impresa. Un puzzle che si completa con quello che è il “whistleblowing”, cioè la denuncia fatta da un dipendente che viene a conoscenza, o ne è testimone diretto, di condotte illecite, attività fraudolente o criminose e irregolarità all’interno dell’impresa. L’avvocato Elena Cannone dice che «l’attivazione di canali di segnalazione degli illeciti, canali sicuri e conformi alla normativa, da un lato mettono al sicuro il segnalatore ma, dall’altro, offrono all’impresa l’opportunità di risolvere da subito i problemi interni, monitorare la sua salute “social”, affrontare i rischi prima e meglio, colmare i vuoti. Il “whistleblowing” può essere considerato un investimento in termini di sostenibilità e resilienza aziendale e, insieme al MOG e al Codice Etico, permette l’efficientamento dei processi interni».