Il Made in Italy in Oman è vincente: ecco perché andare in fiera funziona (ancora)

Il Made in Italy in Oman è vincente: ecco perché andare in fiera funziona (ancora)

La parte più interessante, divertente, stimolante è stata fatta, quella di mostrare all’attenta e interessata audience dell’Oman il campionario dell’eccellenza del Made in Italy. Ora partirà quella più difficile, soprattutto perché a distanza: stipulare i contratti e vendere. Però una “bandierina” è stata senza dubbio piantata nei tre giorni di fiera Design & Build Week 2022 all’Oman Convention & Exhibition Centre, nella capitale Muscat.

È uno degli eventi più importanti del Medio Oriente riguardante il settore delle costruzioni e dell’interior design. Tre giorni pieni, terminati mercoledì 16 marzo. Non sembra difficile pensare come le aziende italiane, sette, che hanno partecipato con Confartigianato Artser, saranno ben felici di tornare. Matteo Campari, export specialist dell'IBS - International Business Staff spiega il perché. «Bisogna tenere conto, ma è ovvio quando si va in mondi diversi dal nostro – racconta Campari, che non si è fermato un minuto e rappresentava cinque delle sette aziende (le altre avevano un proprio intermediario) – che cambiano anche gli approcci. Qui, ad esempio, è quasi scortese arrivare puntuali. Se l’appuntamento è a mezzogiorno, ci si presenta all’una e nessuno lo trova strano, anzi. Questo costume, che a noi può sembrare bizzarria, indica un concetto più profondo: prendersi il proprio tempo, non avere fretta. Quindi è apprezzato chi ritorna, chi dimostra di voler seriamente intavolare trattative durature. Non la “toccata e fuga”, non l’atteggiamento di chi sembra voler chiudere un affare per non farsi vedere mai più. Non il continuo interrompere le conversazioni per guardare il cellulare. Questo atteggiamento di pazienza e costanza è la chiave per entrare nel cuore dei compratori dell’Oman, oltre ovviamente alla qualità della merce».

E in questo caso gli italiani la fanno da padrone, come sempre. Il Made in Italy, anzi, a volte sembra quasi più apprezzato all’estero rispetto che da noi. Dovremmo imparare a valorizzarci di più: gli altri lo fanno. «La riprova – prosegue Campari – è che un ministro del governo dell’Oman ha cercato gli stand italiani alla fiera fermandosi, chiedendo informazioni, parlando. E poi che tanti visitatori hanno rivelato il proprio amore per l’Italia tramite i viaggi, o le letture sul Rinascimento. Oltre ai tanti autoctoni, c’erano visitatori dei Paesi limitrofi. India, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi. Potenziali clienti di un mercato sconfinato». Adesso bisogna concretizzare, mantenere i rapporti, dimostrare che quanto illustrato (prevalentemente in lingua inglese) è davvero il meglio che esista. Se son rose (nel deserto), fioriranno per le ditte Ambassador’s Style e Teckel, di Gallarate; Fratelli Rovera – Massimo e Maurizio di Gavirate; Manufatti Epis di Arcisate; Modenese Gastone Interiors (Casale di Scodosia, Padova); Quid: 1964 – Wood Floring, Milano e Multidesign di Bergamo.