Aumentare la produttività tra innovazione e investimento

In un contesto economico sempre più competitivo, le piccole e medie imprese si trovano di fronte alla sfida cruciale di migliorare la propria produttività totale dei fattori

In un contesto economico sempre più competitivo, le piccole e medie imprese si trovano di fronte alla sfida cruciale di migliorare la propria produttività totale dei fattori (PTF) affrontando sfide anche solo qualche anno fa inimmaginabili. E quali sono le strategie migliori per riuscirci con successo? Ne abbiamo parlato con Marina Barbini, economista presso REF-Ricerche ed esperta in analisi sul mercato del lavoro.

AUMENTARE LA PTF TRA INNOVAZIONE E INVESTIMENTO

L’innovazione e l’investimento in tecnologia rappresentano - spiega Barbini - due leve strategiche per ottimizzare i processi produttivi, accrescere l’efficienza e rispondere con maggiore flessibilità alle esigenze del mercato.

«L’integrazione delle tecnologie digitali nei processi produttivi permette l’ottimizzazione delle performance, accrescendo le capacità da parte delle imprese di adattarsi alle mutate necessità produttive (ad esempio con i sistemi di intelligenza artificiale). Le tecnologie riferibili a “Industria 4.0” e la sua evoluzione verso “Industria 5.0” (anche se in questo caso il programma sta deludendo per la lentezza dovuta ai criteri molto restrittivi) dotano le imprese di accresciute possibilità di personalizzazione dell’offerta e di verifica dei prodotti e dei servizi, potenziando così il valore che viene condiviso con i clienti finali».

In generale, quindi, gli investimenti in tecnologia e digitalizzazione che possono avere un importante impatto sulla produttività totale dei fattori per le imprese sono quelli che automatizzano i processi produttivi, ottimizzano la gestione delle risorse e delle informazioni, migliorano l’utilizzo dei dati per prendere decisioni più efficaci, ridisegnano la relazione con clienti e fornitori.

LE DIFFICOLTÀ (SOPRATTUTTO ALL'INIZIO)

Non stiamo parlando di processi semplicissimi da affrontare, soprattutto in una fase iniziale. Gli scogli principali che una piccola media impresa può trovarsi di fronte sono senza dubbio i costi iniziali e la mancanza di competenze digitali.

«A tal proposito, in questi ultimi anni c’è sempre di più un tema riguardante la carenza di competenze specialmente di tipo tecnico, necessarie anche per poter affrontare i profondi cambiamenti indotti della twin transition (tecnologica e ambientale) - spiega Barbini - C’è un forte disallineamento tra quello che sono le esigenze delle imprese di alcune figure professionali e quella che è l’offerta».

Riuscire dunque a colmare questo "vuoto" con risorse interne o esterne può essere la ricetta vincente per una Pmi, che può così trovare ulteriore slancio da questa innovazione.

UN FUTURO CARICO DI INCOGNITE

Una situazione che molto probabilmente non si risolverà nell'immediato futuro. Anzi, molto probabilmente il problema andrà ad acuirsi con il calo demografico che porrà sempre più un tema di disponibilità di capitale umano

«Basti considerare che l’Italia rimane agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda la quota di giovani (25-34 anni) laureati, e tra questi pochissimi hanno una laurea in discipline STEM. E anche facendo specifico riferimento alle competenze digitali, sicuramente il nostro Paese evidenzia forti ritardi rispetto alla media europea», aggiunge.

COLMARE IL DIVARIO

La necessità di colmare il divario esistente sul piano delle tecnologie digitali rende quindi interventi della forza lavoro in un contesto che, complice il progressivo invecchiamento della popolazione, vede aumentare le pressioni sul fabbisogno occupazionale delle imprese.

Due le strategie individuate da Barbini:

  • Upskilling: migliorare, sviluppare e riqualificare le competenze del lavoratore, facendogli fare un upgrade delle sue competenze, ovvero delle sue “skills”, ad esempio in ambito digitale;
  • Reskilling: aiutare il dipendente ad acquisire nuove conoscenze e competenze necessarie per svolgere una nuova mansione lavorativa, diversa rispetto a quella che svolge attualmente. Una strategia che permette all’azienda di non assumere nuovo personale e di affrontare la carenza di competenze all’interno dell’impresa, utilizzando le risorse già presenti in azienda, valorizzando il proprio capitale umano e risparmiando costi. Tomaso Garella
Produttività Pmi