Formazione e partecipazione per portare i giovani a dare la scossa all’impresa

Loretta Fabbri (Università di Siena): «La conoscenza utile per l’innovazione e la trasformazione nasce dalla capacità di consentire ai nuovi arrivati di apprendere le pratiche lavorative osservando e partecipando alle attività di cui a mano a mano diventano competenti»

Formazione giovani

La formazione nelle aziende oggi è essenziale per attivare processi di innovazione. Difronte a stati di permanente incertezza e complessità, chi lavora nelle aziende deve essere in grado soprattutto di capire e interagire con emergenze, imprevisti, conflitti e cambiamenti. Si parla di un professionismo creativo, capace di apprendere ciò che emerge nei diversi contesti e di saperci far fronte.

Loretta Fabbri, ordinaria di Metodologie della ricerca e dalla formazione all’Università di Siena, sottolinea in particolar modo l’importanza di una formazione esperienziale che accompagni i neoassunti nell’apprendimento della “conoscenza pratica”, quella conoscenza che è iscritta dentro le azioni, che si può apprendere solo attraverso una partecipazione alle pratiche in atto e che ha bisogno di specifiche traiettorie.

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LA FORMAZIONE ESPERIENZIALE

Non si può pensare di fare formazione chiamando un consulente che semplicemente spiega come fare il proprio lavoro. «Il modello più promettente sembra essere quello esperienziale che usa metaforicamente il modello dell’apprendistato. La conoscenza utile per l’innovazione e la trasformazione nasce dalla capacità di consentire ai nuovi arrivati di apprendere le pratiche lavorative osservando e partecipando alle attività di cui a mano a mano diventano competenti» spiega Loretta Fabbri. Eventualmente, può essere utile un consulente che aiuti i processi di apprendimento in atto evitando, per esempio, che i senior siano gelosi di ciò che abbiano appreso e gli junior troppo certi delle loro nuove conoscenze.

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LA FORMAZIONE PER I NEOASSUNTI

Un nuovo arrivato in azienda deve essere accompagnato gradualmente nell’apprendimento delle mansioni e aiutato a capire il contesto. Non deve essere né gettato nella mischia senza indicazioni, né relegato a compiti marginali.

«La capacità di innovarsi e di sopravvivere è legata allo sviluppo di una conoscenza che sia l’esito di un confronto tra il sapere esperto e consolidato e le nuove conoscenze e pratiche di cui sono portatori gli junior» precisa Fabbri.

Un altro aspetto importante è consentire ai giovani di entrare in un contesto dove è apprezzata la ricerca creativa di soluzioni più appropriate alle situazioni che mutano. Il nuovo arrivato impara se ha la possibilità di osservare e di fare: «Le Pmi devono consentire un inserimento creativo dove si apprezzano le sfide e la capacità di trovare soluzioni innovative ma compatibili con le condizioni di esercizio dell’impresa» Ciò significa anche consentire apprendimenti diversificati: ci sarà il nuovo assunto timido che ha bisogno di più tempo, ci sarà quello intraprendente che ha bisogno di acquisire pazienza, i diversi approcci possono rappresentare un valore aggiunto.

Acquisire la conoscenza pratica è essenziale dato che i percorsi scolastici in molti casi forniscono saperi, ma non preparano al mondo del lavoro risultando a volte lontani da ciò che le aziende chiedono. Un buon compromesso è rappresentato dagli ITS, che però ad oggi non hanno riscosso il giusto credito tra i neodiplomati.

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IL PERCORSO FORMATIVO PER I NEO ASSUNTI

Quando un Pmi assume una nuova risorsa deve per prima cosa creare un setting adeguato all’apprendimento della conoscenza pratica. «Al neoassunto va affiancata una figura senior che condivida tutto il proprio know how, mettendo da parte gelosie o individualismi che rovinano il clima aziendale» spiega Fabbri.

Come detto, il neoassunto non può essere né gettato allo sbaraglio, né fatto affogare in compiti di basso livello. «Vanno progettati percorsi in cui il neoassunto sia accompagnato nel suo apprendimento e nello stesso tempo a mettere a disposizione le sue risorse e le sue conoscenze» continua Loretta Fabbri. L’altro suggerimento che Fabbri dà alle Pmi è aprirsi all’esterno.

«Per formare le nuove risorse nel modo corretto bisogna dare degli esempi, ma anche consentire loro di accedere a esperienze diverse, utili per sapere come altri affrontano problemi simili». Terzo e ultimo suggerimento è accettare la differenza e non sentirsi minacciati.

«L’imprenditore deve accettare l’opinione di chi non la pensa come lui. È un arricchimento. Non si faccia l’errore di cercare figure che semplicemente eseguano ordini. In tante aziende, soprattutto a gestione familiare, si tende a voler sempre fare tutto come si è sempre fatto. Così facendo non si formano professionisti in grado di leggere la situazione e risolvere i problemi e l’azienda non cresce». Annarita Cacciamani