di Andrea Boscaro*
Secondo l’Ufficio europeo per la proprietà intellettuale (Euipo) il 27% degli italiani under 24 ha acquistato nell’ultimo anno un prodotto falso online. Gli acquisti contraffatti riguardano vestiti e accessori (17%), calzature (14%), dispositivi elettronici (13%) e igiene, cosmetici, cura della persona e profumi (12%). Il dato più sorprendente, considerando quanto i più giovani siano avvezzi alla navigazione online ed all’e-commerce, è però legato alla percentuale, il 37% del totale, degli acquisti fatti per errore, anche per via della difficoltà trovata nel distinguere i prodotti autentici da quelli contraffatti.
Come insegnano le aziende della moda, anche italiane, che da più tempo hanno dovuto affrontare il fenomeno della contraffazione online, molteplici sono le direzioni da perseguire per contrastarla ed in particolare per ridurre i cosiddetti “deceptive fakes” ovvero quelle vendite di prodotti contraffatti il cui prezzo, simile a quello del prodotto originale, non rivela un evidente falso, ma può ingannare un acquirente poco avveduto che forse avrebbe potuto considerare un acquisto legittimo, da un canale commerciale più sicuro.
In primo luogo, occorre lavorare sull’educazione del consumatore e accrescere la sensibilità del mercato a valutare le informazioni e le certificazioni che è opportuno verificare prima di acquistare e che quindi è necessario pretendere dal sito a cui l’acquirente intende rivolgersi. In secondo luogo, il contrasto alla contraffazione passa attraverso l’uso di tecniche volte a individuare i soggetti criminali che si celano dietro un sito e-commerce o un prodotto disponibile su Amazon, falso o frutto di una commercializzazione illegittima, non regolata da una cornice contrattuale appropriata.
Un’attenta attività di ascolto dei marketplace, dei canali Telegram e della Rete in generale ad esempio – e, più in profondità, del Deep Web – per segnalare in modo costante e tempestivo alle piattaforme digitali i venditori che mettono in vendita e promuovono prodotti che in modo abusivo si servono dei marchi, delle descrizioni e delle immagini aziendali è opportuna e può essere condotta con strumenti di reverse search che, a partire da parole chiave, immagini e testi, sono utili per individuare tali venditori. Provare come funzionano strumenti come Tineye.com, Fotoforensics.com e Copyscape.com dà già l’idea delle iniziative che possono essere portate avanti e che in qualche caso possono anche servirsi degli algoritmi delle piattaforme per andare più in profondità.
La pubblicazione di schede prodotto su Amazon in particolare può essere analizzata da tools come AMZScout che permettono non solo di osservare le informazioni veicolate e i prezzi praticati, ma anche di avere maggiori informazioni sul volume d’affari generato: tale attività di ascolto può essere peraltro interessante per comprendere, al di là degli episodi di uso illegittimo dei marchi e di contraffazione dei prodotti, come rivenditori e clienti, in giro per il mondo, si servono del commercio elettronico come canale di vendita o di grey market.
Se l’ascesa dei social media ha nel tempo portato le aziende a ricorrere a strumenti come Brand24 o Blogmeter per monitorare le menzioni che le riguardano e quindi la connotazione positiva o negativa dei termini a cui il passaparola online le associa, tale attività di ascolto deve ancor più servirsi di tecniche digitali per mappare i canali illegali di vendita online dei prodotti e monitorare la portata di questo fenomeno.
Certilogo, un’azienda italiana che fra le sue tecnologie di “connected products” offre soluzioni che permettono il tracciamento di prodotti autentici, ha condotto una ricerca che estende la propria analisi a tutte le generazioni degli acquirenti online e, da tale studio, emerge il fatto che i falsi rappresentavano il 19% dei prodotti analizzati nel luglio del 2020 e hanno raggiunto il 27% nell’aprile 2021. In particolare, i falsi venduti online sono saliti dal 81% al 86% del totale. A conferma della tendenza riscontrata da Euipo, per Certilogo il 19% di coloro che hanno comprato online un prodotto contraffatto non se ne erano accorti.
Se la registrazione dei marchi sui marketplace permette di servirsi delle funzionalità messe a disposizione da questi ultimi per essere avvisati di vendite relative al brand – il più noto di questi servizi è Brand Registry di Amazon – e se nel futuro saranno ancora più diffuse tecnologie come la Blockchain, è di certo già oggi possibile per qualunque impresa mettersi in ascolto di ciò che accade online ed accrescere la consapevolezza legata a questo fenomeno.
Strumenti utili per individuare situazioni di contraffazione online:
* Partener The Vortex