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Piccole, efficienti e concorrenziali: le Pmi possono fare la differenza in economia

Piccole, efficienti e concorrenziali: le Pmi possono fare la differenza in economia
Cigno nero e Pmi

In grande, bisogna pensare a crescere. Nel piccolo, a credere in ciò che si fa, senza troppo sperare negli aiuti e anzi pretendere di navigare nella concorrenza pura. Arriva il cigno nero che apre le ali e produce danni. E lo fa senza avvisare. Non si ferma, e il passo successivo - a dire il vero molto vicino al presente - è rappresentato da più eventi nefasti che arrivano e destabilizzano. Una sorta di «uno-due» pugilistico: prima la pandemia e subito dopo la guerra in Ucraina, che sul ring dell’economia non lascia fiato, spaventa e fa correre ai ripari. Ma chi osserva da lontano sa che a tutto esiste una soluzione, che se vogliamo pensare all’economia sarà bene pensare a rimedi macro e micro: due facce della stessa medaglia.

«La prima volta che si parlò di “cigno nero” fu nel 2008 durante la grande crisi dei mutui subprime, ma fu in realtà un adattamento improprio a un concetto ben definito: quella crisi fu anticipata da più di un analista, era prevedibile. Il cigno nero è invece molto diverso, riguarda un fattore irrazionale e non prevedibile che irrompe nella scena». Franco Bruni è professore emerito al dipartimento di Economia dell’università Bocconi e vicepresidente dell’istituto italiano di studi di politica internazionale, l’Ispi e col piglio del grande economista abituato al pensiero di sistema aiuta a codificare il nostro presente.

I DANNI DEL CIGNO NERO

Cigno nero e Pmi

«A livello macroeconomico l’imprevisto spaventa i Governi che non hanno capacità di reazione, che si misura anche con la crescita economica. Il cigno nero in questo caso è un elemento che fa danni in maniera inversamente proporzionale alla propensione di crescita di un sistema». Quindi il primo passo per resistere ai grandi imprevisti passa attraverso una sorta di riorganizzazione del sistema economico. «E in questo quadro le Pmi possono giocare un ruolo determinante, a patto che vengano mantenute precise regole». Per esempio? «La vulgata più diffusa vuole che la dimensione media delle imprese italiane sia troppo piccola. I dati dicono chiaramente che le imprese più efficienti e che hanno valori di efficienza più elevati sono troppo piccole rispetto alla loro grandezza ottimale, e questo rapporto riguarda anche imprese di grandi dimensioni, spesso troppo estese per garantire efficienza».

L'IMPORTANZA DI STARE SUL MERCATO

Cigno nero e Pmi

Un primo passo per mettere al sicuro le Pmi dagli imprevisti può dunque essere la crescita? «Sì, ma sbaglia chi crede che sia solo una questione di grandezze. La dimensione dei ‘piccoli’ è spesso intrinseca col concetto di creatività. Ma questa condizione vale a patto che consenta di stare sul mercato. In questo quadro, le Pmi devono favorire un sistema dove l’auspicio ‘vinca il migliore’ non rappresenti solo uno slogan, ma la regola. Altrimenti si rischia sempre di essere alla mercé del protettore». Un esempio? «Ogni volta che c’è il tentativo di intervenire sulle convenzioni demaniali per la gestione delle spiagge, emergono resistenze. Dobbiamo renderci conto che un sistema del genere, difficilmente riesce a resistere agli shock: occorre insistere sulla capacità di competere rimanendo sul mercato. Solo questo ci salverà dal prossimo cigno nero».

Concorrenza pura, creatività, e capacità di adattamento sono dunque le uniche strade da seguire a cui si può aggiungere anche il concetto di frugalità che il professore mutua da un suo recente intervento proprio sul tema delle carte «imprevisti» nel grande tavolo dell’economia globale. «In un mondo che negli ultimi tre lustri è passato da un’emergenza all’altra, dobbiamo riuscire a inserire l’incertezza in modo più concreto nelle ricette di politica economica. Soprattutto quella che contempla eventi poco probabili ma molto negativi. Ciò significa, in tempi normali, tenere il bilancio e la moneta più stretti e i tassi di interesse leggermente più alti di come consideravamo prima giusto e limitare l’attivismo fiscale e monetario quando l’economia ristagna. Inoltre, se le brutte sorprese (Lehman, eurocrisi, pandemia, guerra) ci portano sempre a spendere di più e creare più liquidità, dobbiamo impegnarci a fare il contrario appena finiscono. In altri termini, dobbiamo essere più frugali».