Varese, città "capitale" dei servizi. Ma la manifattura paga meglio e rende di più

Varese, città "capitale" dei servizi. Ma la manifattura paga meglio e rende di più

#inchieste #territorintour #varese Con VareseNews stiamo percorrendo le strade della provincia alla scoperta dei cambiamenti in atto per capire quali nuove identità si stanno delineando attorno a noi. Accanto al passo lento del cammino, abbiamo anche quello - solido - dell'inchiesta, con numeri e statistiche. Ve ne proponiamo uno relativo al capoluogo di provincia

Varese è la “capitale” dei servizi: nel capoluogo sei attività su sette afferiscono al settore dei servizi, solo una su sette all'industria manifatturiera. Lo mostrano chiaramente i dati ricavati dall'ultima edizione del “frame territoriale” Istat (pubblicato nel mese di giugno, su dati aggiornati al 2016), l'innovativo strumento introdotto dall'Istituto di statistica che analizza la struttura e le performance economiche Comune per Comune.

Nel capoluogo l'incidenza delle imprese del settore dei servizi è già estremamente preponderante, molto più della media provinciale, regionale e nazionale, ma anche della storica competitor locale, la città di Busto Arsizio. A Varese infatti le unità locali classificate nel settore dei servizi sono 7.239, contro 1.252 nel settore dell'industria manifatturiera. Significa che l'85,25% delle attività economiche fanno riferimento all'ambito dei servizi, in pratica sei su sette. Attività professionali e commercio sono le sezioni di attività economica con il maggior numero di unità locali, seguite dalle immobiliari e dalle costruzioni.

A BUSTO LA PROPORZIONE E' MENO D'IMPATTO
A Busto Arsizio la sproporzione è meno evidente: 6.081 unità locali nei servizi (il 78,18%) a fronte di 1.697 nell'industria, che nell'ex Manchester d'Italia continua a mantenere un peso significativo. Un dato, quello di Busto, che è in linea con la media nazionale - 78,57% di unità locali che afferiscono al settore dei servizi - e con quella lombarda, dove le attività nei servizi sono il 77,52%. In provincia di Varese invece l'industria continua ad avere un peso superiore al 25% del totale delle attività: le unità locali nei servizi si fermano infatti al 74,91%.

Il divario tra servizi e industria è invece meno netto quando si calcola il numero di addetti impiegati nei due settori. A Varese ci sono 20.529 addetti nei servizi, il 75,31% del totale, a fronte di 6.731 nella manifattura. A Busto Arsizio l'industria pesa ancora di più in termini di occupati, con più di tre addetti su dieci, mentre i servizi si fermano al 68,75%. Lo stesso vale a livello nazionale (67,29%), regionale (65,24%) ma soprattutto a livello provinciale, dove gli addetti nei servizi rappresentano il 58,02% del totale.

Nella città di Varese, dunque, l'incidenza dei servizi è notevole, ma in linea con quanto accade in tutti i contesti urbani. Prendiamo il caso della Lombardia, dove in tutti i capoluoghi di provincia l'incidenza dei servizi è superiore all'82% in termini di unità locali, mentre in termini di addetti solo Cremona non arriva (per poco) al 70%. I casi più emblematici sono Pavia (nei servizi l'89,42% di unità locali e l'86,25% di addetti), Milano (rispettivamente 88,74% e 87,03%) e Como (86,28% e 85,65%).

E se è vero che i servizi “cubano” di più in termini di imprese e addetti, in media “rendono” meno rispetto all'industria. Sia dal punto di vista delle retribuzioni, se pensiamo che la media è di 29.675 euro per addetto, contro i 32.024 euro nell'industria. In questo senso però il confronto con Busto Arsizio viene decisamente “vinto” dal capoluogo: nell'ex Manchester infatti la retribuzione media nei servizi è di appena 22.674 euro per addetto, mentre nell'industria si ferma a 30.947 euro per addetto. Sia dal punto di vista del valore aggiunto generato. Nella città di Varese il valore aggiunto per addetto nei servizi arriva a 45.039 euro, comunque molto più in alto dei 38.574 euro di Busto Arsizio, mentre invece le due città si equivalgono in termini di valore aggiunto per addetto nell'industria (59.784 euro contro 59.137). Insomma, l'industria continua ad essere assai più produttiva, anche se arretra.