La prima impennata dei costi di energia elettrica e gas avvenne nel 2021. L’anno dopo si registrò una vera e propria “bolla” delle commodities ed oggi, dopo un debole rientro nel 2023, rischiamo un altro inciampo. Gli imprenditori di Confartigianato Imprese-Territorio non hanno dubbi: «Dovessero tornare i prezzi impazziti del post-Covid nessuno ce la potrà fare senza un intervento dello Stato e una politica industriale a misura di piccole e medie imprese. In caso contrario, prepariamoci ad una vera e propria crisi imprenditoriale».
Ergo, servirà quel credito di imposta che già nel 2022 arrivò in soccorso alle aziende per arginare le perdite dettate da una riduzione estrema della marginalità. Ma da quell’anno molto è cambiato: i due conflitti, la crisi della Cina, il blocco dell’automotive, il costo delle materie prime in continua oscillazione e il commercio internazionale incrinato trasformerebbero i nuovi rialzi delle commodities in un effetto volano.
D’altronde, elettricità e gas sono una spina nel fianco delle imprese italiane, che devono sostenere il doppio dei costi pagati dalle aziende francesi, tedesche e spagnole. Nel frattempo, al 13 gennaio 2025 i prezzi delle commodities sono saliti del 76,1% rispetto ai minimi di febbraio dello scorso anno, e nel 2024 superavano di oltre il 46,9% i livelli del 2021.
Seppur la differenza tra realtà energivore e non energivore sia fondamentale per spiegare il fenomeno, alcuni imprenditori fanno ricorso alle quotazioni del Pun, il prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso espresso in euro/MWh (al netto della spesa per il trasporto e la gestione del contatore, la spesa per oneri di sistema, i ricalcoli e le imposte), per meglio sottolineare l’entità del problema.
Luca Giamberini della D.G. Weld Srl, azienda leader nella saldatura robotizzata, dice che sul fatturato della sua azienda «il costo dell’energia – saldatura e forni elettrici ne richiedono molta, anche se non siamo propriamente energivori - pesa tra il 5% e il 6% con un aumento in bolletta del 15%. Tradotto in euro, 13mila euro in più in un anno: è come se pagassimo un mese in più di corrente. Ed è tutto a carico dell’azienda».
Gli fa eco Francesco Magnoni della Magnoni Francesco Srl, impresa energivora nel settore della meccanica: «L’aumento post-Covid aveva impattato per il 3% sul fatturato: migliaia di euro in più al mese. Dovessero tornare quelle quotazioni, in un momento economico come questo sarà veramente difficile sostenerne il peso». Sulla stessa lunghezza d’onda è Fabrizio Severgnini della Meccanica Besnatese Srl: «Una “bolla” come quella post-Covid? Le imprese rischierebbero il default. In quel 2022, in un solo anno, l’elettricità mi era costata 50mila euro in più. Una soluzione sta nell’immettere risorse in azienda, però ci sono due problemi: primo, devi avere le risorse; secondo, recuperarle sarà impossibile».
Per la Color Plast Srl, titolare Gian Luca Ranzato, «dalle bollette da 24mila euro mensili del post-Covid siamo passati ai 10mila di oggi: i prezzi si sono stabilizzati, vero, ma su livelli sempre più alti». A tracciare una piccola storia dell’energia è anche Emanuele Adamoli, titolare della Alba Plast Snc, azienda del settore plastica: «Ad oggi c’è già stato un aumento del 4% in bolletta: il PUN è allo 0,15, mentre lo scorso gennaio era a 0,10». Stesso discorso per Federico Mella a capo della Ernesto Vaj Srl: «Durante il post-Covid i prezzi erano aumentati anche del 500%: una bolletta da duemila euro era lievitata a 12mila euro mensili. Si dovesse ripetere oggi la stessa situazione di quel 2022 sarebbe un grosso problema». A dirsi preoccupato è anche Christian Mottin della Fimotex Srl, azienda leader nel settore tessile: «Dopo il Covid, il prezzo del gas è passato dai 20 centesimi al metro cubo ai 65 centesimi, addirittura anche ad un euro, al metro cubo: da allora, viviamo una situazione di incertezza».
Le soluzioni ci sono, ma le imprese intervistate sostengono che «servono solo a mitigare gli eventuali aumenti». Vediamole: