I partner del cambiamento: la sostenibilità si “compra” in tre fasi

Se due terzi dell’impronta Esg (ambientale, sociale e di governance) che l’impresa lascia dietro di sé dipendono dai nostri fornitori, è bene imprimere sul rapporto che abbiamo con loro le azioni per essere sostenibili

Fornitori green

Essere sostenibili è una pratica quotidiana. E dove si può cominciare a praticare quotidianamente la sostenibilità della nostra impresa? Dal rapporto con i nostri fornitori.

Se due terzi dell’impronta ESG (ambientale, sociale e di governance) che l’impresa lascia dietro di sé dipendono dai nostri fornitori, è bene imprimere sul rapporto che abbiamo con loro le azioni per essere sostenibili. In tre fasi.

LA SELEZIONE

Si comincia ad essere sostenibili quando si compra. Anzi, prima di comprare. Ovvero, ben prima di iniziare un rapporto con un fornitore nuovo. È quindi importante che la prima fase del rapporto, quella di selezione, sia subito impostata bene: “noi, la nostra impresa e i nostri clienti vogliamo essere sostenibili. E tu che sei nostro fornitore?”

Chiediamoglielo.

Diciamo e chiediamo subito quali sono i requisiti che devono avere i nostri fornitori. Qualitativi, tecnici, ambientali. Niente va escluso. Il fornitore deve sapere che lo sceglieremo in base a questi. Non solo per prezzi, quantità e qualità tecniche.

Dev’essergli chiaro che la nostra filiera diventa sostenibile partendo da lui. Dalle materie prime che lui sceglie; dai suoi consumi energetici e dalla sua impronta ecologica; dalla sua capacità di rimettere in circolo scarti, riutilizzare semilavorati e materiali di risulta.

Infatti, i fornitori sono la fonte primaria della nostra sostenibilità. Devono sapere che lavorando con noi hanno l’occasione, il potere e la responsabilità di rendere i nostri prodotti ed i nostri processi migliori per tutti.

IL CONTROLLO

Fornitori green

Grazie a molti sforzi, alcuni nostri fornitori rispettano già i requisiti di sostenibilità più diffusi e richiesti; con altri abbiamo impostato da subito un rapporto di sostenibilità cliente-fornitore efficace. Eppure, è indispensabile attivare controlli frequenti con ognuno di questi.

Non per mancanza di fiducia. Ma perché in questa seconda fase – quella del controllo – dobbiamo dimostrare che per noi la sostenibilità non è un trucco per presentarci più puliti, ma un vincolo, una promessa che rimane durante tutto il nostro rapporto con lui.

Ci crediamo davvero, per noi è un’abitudine. Così, attraverso il controllo creiamo proprio l’abitudine a raccogliere dati preziosi, che ci dicono chi produce cosa, da dove vengono le materie prime che utilizziamo, chi le rimette in circolo e dopo quanto tempo.

I dati sono ciò che – spieghiamoglielo bene – ci consente di mettere un bollo sui nostri prodotti e i nostri processi produttivi. Ci fanno ottenere costose certificazioni; ci permettono di realizzare una mappa fedele dei nostri fornitori; fanno stare tranquilli noi ed i nostri clienti.

Con la mappatura delle impronte ecologiche e ambientali dell’impresa fornitrice ed il controllo dei suoi prodotti e processi, avremo sottomano le sue caratteristiche di sostenibilità. Costruiremo consapevolmente e un passo alla volta la sostenibilità di tutta la nostra filiera. Quindi, il controllo frequente, occasionale e/o a campione, è una modalità che ci consente di apporre sui nostri prodotti un marchio di sostenibilità, ma porta anche esternalità positive, come l’abitudine del fornitore di aprire l’impresa ai clienti; un comportamento già utile ben prima della richiesta attuale di sostenibilità.

LA SPINTA

Fornitori green

Possiamo poi esercitare una virtuosa influenza sui nostri fornitori spingendoli, o meglio accompagnandoli verso la sostenibilità, anche dopo aver consolidato il rapporto con loro. Anzi.  Più il rapporto si salda e più possiamo farli entrare nel nostro ciclo produttivo, e persino nel nostro ciclo sostenibile: li rendiamo consapevoli di cosa ci serva, condividendo le nostre necessità in corso d’opera.

Molti produttori del settore automotive, per esempio, decidono di iniziare un nuovo percorso di produzione solamente dopo aver consultato i fornitori più fedeli, ed aver verificato con loro la portata sostenibile del loro nuovo prototipo o della loro nuova linea produttiva.

Questa terza fase di spinta è anche il momento per aiutarli a migliorarsi. Possiamo sostenere il loro impegno nel diventare più sostenibili con logiche premiali, anche di prezzo, come fanno alcune grandi aziende agroalimentari, che ogni anno gratificano economicamente, e non solo, i fornitori eccellenti.

Possiamo poi condividere con loro parte dei buoni risultati che avremo proprio grazie a loro, e decidere di introdurre questi elementi nel contratto. Con questa logica migliorativa possiamo anche indicar loro la strada esponendo l’esempio di altri fornitori già attivi ed evoluti. E persino accompagnarli verso percorsi formativi, realizzati all’esterno o anche dai nostri stessi tecnici, quelli che quotidianamente hanno a che fare con i loro prodotti. Antonio Belloni