Governace, darsi obiettivi reali e raggiungibili per non cadere nel “washing”
Ivan Demuro (Università Cattolica): «Il compito di una buona governance è amministrare in modo ragionevole e razionale, tenendo sempre presente la sostenibilità economica». Vietato buttarsi sul “tutto e subito” ma individuare una propria strategia operativa e affidarsi a consulenti capaci

Dare obiettivi reali e raggiungibili per non cadere nel “washing” con tutte le conseguenze che possono esserci, tra le quali multe e sanzioni. Secondo Ivan Demuro, professore associato di Brand Management all’Università Cattolica è questo il ruolo che deve avere la governance in un’azienda che voglia avviare un percorso di sostenibilità.
Spesso, infatti, quando si parla di sostenibilità si tende a pensare solo all’ambiente ma la sostenibilità è ambientale, sociale e di governance. Perché l’attività di impresa, se esercitata con finalità lucrativa, è funzionale a generare profitto e, in ogni caso, deve essere gestita in equilibrio economico. Il professor Demuro cerca, quindi, di mettere in guardia soci e amministratori delle aziende e in particolare delle Pmi da una corsa troppo veloce verso la sostenibilità che si concentri più sulla comunicazione che sull’effettivo e concreto perseguimento della stessa.
GOVERNANCE. COSA INTENDIAMO CON LA G DI ESG

La lettera G nell’acronimo ESG sta per governance. Con governance si intende l’amministrazione e la gestione dell’azienda ma anche il controllo sulla stessa. Per governance, sinteticamente, deve intendersi l’insieme dell’organizzazione e delle procedure che individuano “chi fa cosa”: il compito di una buona governance è amministrare in modo ragionevole e razionale, tenendo sempre presente la sostenibilità economica. Attraverso il reporting di sostenibilità gli amministratori danno conto dell’attività svolta dalla società e dell’impatto della stessa sulla sostenibilità.
In pratica è un resoconto dei doveri di diligenza e di monitoraggio in materia di sostenibilità. Nelle società di grandi dimensioni è spesso presente la distinzione soggettiva tra soci di maggioranza e amministratori, che molto spesso sono dei managers esterni. Nelle società più piccole, e in particolare nelle Pmi, questa separazione non sempre è presente e, trattandosi si società anche a ristretta compagine sociale e spesso familiare, c’è una coincidenza soggettiva tra soci e amministratori. Questo crea una confusione di ruoli, che non è positiva. «La governance è importantissima e chi ha il compito di amministrare deve farlo ispirato alla corretta gestione e tenendo sempre conto della natura e delle dimensioni dell’attività d’impresa e quindi anche dell’impatto economico delle scelte in materia di sostenibilità» sottolinea Demuro.
I RISCHI DI UNA CORSA FRENETICA ALLA SOSTENIBILITA’

Oggi essere sostenibili e avere un buon rating ESG è molto importante per un’attività imprenditoriale. Può essere un criterio utilizzato anche per valutare le richieste di finanziamento e, nell’ottica della direttiva sulla Due Diligence, nell’ambito della filiera produttiva e quindi ai fini dell’iscrizione nell’albo fornitori delle grandi imprese.
«Investire in sostenibilità ambientale e sociale è importante ma non bisogna mai dimenticare la sostenibilità economica – spiega il docente della Cattolica - Serve essere molto attenti e cauti, dandosi obiettivi reali e raggiungibili, che è possibile rendicontare. Il rischio è quello di dichiarare cose che poi non si riescono a fare per essere agevolati nell’ottenere finanziamenti o per essere inseriti, ad esempio, in determinati elenchi di fornitori. Se la governance dell’azienda non lavora in maniera oculata e fa il “passo più lungo della gamba”, il pericolo di cadere nel greenwashing è dietro l’angolo con la conseguente possibilità di multe e sanzioni, senza dimenticare il danno reputazionale e di immagine».
Quindi: sì agli investimenti in sostenibilità ma procedendo con cautela e con una strategia fatta di obiettivi davvero raggiungibili seguendo il principio della proporzionalità.
NON SPAVENTARSI E PROCEDERE PER OBIETTIVI

La transizione ecologica riguarda tutte le imprese e le Pmi non ne sono ovviamente escluse. «Il consiglio che mi sento di dare alle imprese medie e piccole che si approcciano ad un percorso verso le sostenibilità è quello di non spaventarsi. Cosa vuol dire? Vuol dire non farsi prendere dal panico e dalla frenesia di fare tutto e subito. Un buon amministratore disegna una strategia, dà obiettivi chiari, raggiungibili in tempi ragionevoli e rendicontabili. Senza dimenticare che l’impresa deve avere un equilibrio economico: importante è, ad esempio, uno strumento come il controllo di gestione, che permette di capire cosa funziona e cosa no» evidenza Demuro.
Questo, quindi, è ciò che significa la G di ESG per il docente dell’Università Cattolica. Si tratta di un percorso non semplice soprattutto per le imprese più piccole: «Non sempre ci sono le competenze adatte all’interno di una piccola azienda: per questo ritengo importante anche il ruolo delle associazioni di categoria che possono seguire le imprese in questa transizione». Annarita Cacciamani
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