La domanda è una, ed è sempre la stessa: quando finirà? Quando s’interromperà la folle corsa dei rincari dell’elettricità che in agosto, per la prima volta nella storia, ha toccato la soglia dei 547 euro per Megawattora. Peggio di noi, in Europa, nessuno. E pensare che i polsi delle imprese tremavano già nel mese di gennaio quando i valori si attestavano a quota 230 per Megawattora.
È in questo combinato disposto di incertezza e difficoltà che Antonella Imondi ascolta, gestisce e opera in qualità di referente Cenpi di Confartigianato Artser. Il timido rallentamento della cavalcata dei rialzi di marzo e aprile sembrava prefigurare un cambiamento di tendenza e un ritorno nei binari della (quasi) normalità. Niente da fare, solo un’illusione primaverile: sotto il sole africano di luglio e agosto, la curva dell’elettricità s’è impennata provocando un pessimo rientro dalle ferie per molti, moltissimi imprenditori, soprattutto del settore manifatturiero.
«Numerose imprese non possono andare avanti con questi prezzi, e con l’aggravante del rincaro e della carenza delle materie prime: due fattori ai quali gli imprenditori non riescono a far fronte in termini economici e di tempistiche».
E allora torna, come un mantra, quella solita domanda: quanto durerà? Mesi? Anni? Perché è da questo che dipendono tenuta e resistenza di parecchie aziende. Antonella Imondi ha 500 mail nella casella aziendale e il telefono rovente: non smette un secondo di spiegare e rassicurare, per quanto possibile, chi di fronte si è ritrovato bollette da capogiro.
Gli imprenditori con la bolletta rovente che si rivolgono ad Antonella Imondi sono aderenti al Cenpi (Confartigianato Energia per le Imprese), il consorzio nato per esigenza delle aziende artigiane di avere un supporto affidabile, professionale e continuo sul tema energia.
Cenpi che fino allo scorso anno era riuscito a “proteggere” molti imprenditori dal rollecaster dell’energia con l’applicazione del prezzo fisso. Poi le cose nel nuovo anno sono cambiate, con la speranza che tra marzo e maggio la tempesta facesse spazio al sereno, che nei fatti non è arrivato a causa del conflitto russo-ucraino, della richiesta energetica prepotente proveniente dalla Cina e di un quadro geopolitico costellato di sanzioni e ripicche che ha rimesso tutto in discussione, rimettendo in moto il motore dei prezzi stellari.
«Oggi come aiutiamo le imprese? Applichiamo un prezzo variabile garantendo uno spread che è il migliore del mercato – spiega Antonella Imondi – e cerchiamo di metterle in guardia dal vincolarsi ad una offerta a prezzo fisso che rischia di presentare spread altissimi e penalizzare le imprese nel lungo termine qualora i prezzi dovessero scendere». Il consiglio, in questo momento, è quello di confrontarsi con il proprio consulente prima di sottoscrivere nuove offerte spesso non trasparenti e magari farlocche». «Il problema – prosegue la referente Cenpi – è che il mercato è cambiato e le offerte in circolazione sono nella totalità caratterizzate dall’applicazione di un Prezzo variabile indicizzato agli indici PUN per elettrico e al Psv per il gas: indici che risentono della forte volatilità del mercato».
«Le aziende – prosegue Imondi – nel momento in cui si affidano al nostro Consorzio si aspettano di poter risparmiare. Ma in questo periodo non riusciamo a trovare fornitori disponibili a ritornare al prezzo fisso e se lo fanno i livelli sono elevatissimi. Sul mercato assistiamo ad un allineamento delle condizioni economiche da parte di tutti i competitors. Oggi a chi mi chiede: può fare qualcosa? Io rispondo a malincuore “no”». Certo vengono concesse dilazioni, ma non basta. E molte imprese rispondono che opteranno per la cassa o alla sospensione dell’attività perché così non possono andare avanti».
Situazione drammatica. Ma qualcosa si può e si deve fare.
Accanto a ciò che l’impresa può fare carte alla mano, ci sono due binari entro i quali muovere le azioni necessari a spegnere l’incendio elettrico.
Il primo è di tipo politico e conduce direttamente all’Europa che sta maturando l’ipotesi di sganciare il prezzo dell’energia elettrica dal gas, perché tale correlazione genera prezzi impossibili da sopportare per il sistema economico. Il 9 settembre si saprà quale saranno le decisioni dell’Eurozona ma, il solo annuncio, ha gettato acqua sul fuoco dei prezzi.
Poco rischia, invece, di portare a benefico delle imprese il credito di imposta: l’aiuto è timido rispetto al salasso di molte bollette e, ammette Imondi, «so di aziende costrette a fermare le macchine pur di ridurre il peso dell’elettricità sui bilanci aziendali».
Va male alla manifattura ma non va meglio al settore food: si pensi alle gelaterie o ai panifici che si ritrovano per le mani richieste superiori ai diecimila euro di media.
Insomma, il quadro è complesso ma non può essere il solo Consorzio a invertire la tendenza: la partita si gioca tra Roma e Bruxelles, oltre che nella gestione quotidiana delle imprese che «devono investire nelle rinnovabili. Il futuro – ne è sicura Imondi – è lì. Tanto è vero che chi ha investito nel fotovoltaico oggi non risente di queste fiammate». Difficile pensare di tornare ai valori del 2021, meglio dunque organizzarsi con fonti di approvvigionamento alternative, per «le quali servirebbero agevolazioni concrete e importanti».
Tornando ai binari entro i quali muoversi per affrontare il problema, è fondamentale – per l’esperta Cenpi – affidarsi a consulenti energetici in grado di verificare come sfruttare al meglio l’energia in azienda, attraverso buone prassi funzionali al risparmio. Il tutto, ovviamente, a margine di un sopralluogo finalizzato a comprendere come viene usata l’energia e come viene distribuita sui macchinari»
«Una impresa – prosegue Imondi - oltre alla razionalizzazione degli sprechi deve anche valutare una maggiore efficienza degli strumenti che adopera e, in questo, l’innovazione tecnologica può essere particolarmente funzionale».
In futuro, insomma, le imprese dovranno essere sempre più attente agli sprechi, all’innovazione e agli incentivi che possono premettere di usare energia alternativa spendendo meno.
Nel frattempo, per stare a galla, sono molti ad essere costretti a praticare rincari al cliente finale: una scelta difficile ma, alla luce dei numeri, inevitabile.
Insomma, azioni politiche, valutazioni aziendali e sicurezza sono le chiavi per uscire dal tunnel rosso dell’energia bollente.