Convivere con l'intelligenza artificiale in azienda è possibile ma occorre puntare sulle competenze

Convivere con l'intelligenza artificiale in azienda è possibile ma occorre puntare sulle competenze
Intelligenza artificiale e competenze

Lo storico israeliano Yuval Noah Harari, docente ad Oxford, uno degli esperti più quotati e richiesti del tema, in un suo fortunatissimo saggio definiva l’uomo del futuro “Homo Deus”. Mediante tecnologia sempre più massiva e l’uso dell’intelligenza artificiale via via più progredita, la gente (o almeno, quella più ricca) avrebbe provato a vivere per sempre, riuscendoci grazie alla rigenerazione dei propri tessuti corporei tramite macchine. Dal canto suo il professor Mario Rasetti, professore emerito di fisica teorica al Politecnico di Torino e già consigliere della Commissione Europea, teorizza un “homo sapiens sapiens sapiens” (giacché ora i “sapiens” sono soltanto due) in un futuro non così remoto. Rasetti è stato illustre e autorevole protagonista dell’ultimo item marchiato Confartigianato Imprese e Territorio.

Il tema è affascinante. “L'obsolescenza delle competenze è un tratto caratteristico del nostro tempo. Innovazioni che un tempo maturavano in anni, se non addirittura in decenni, oggi diventano realtà nell'arco di mesi o settimane, imponendo competenze sempre nuove, da costruire nel corso di tutta la vita. Per questo parliamo di formazione permanente ma anche di "intelligenze", ovvero di quelle dei talenti presenti in azienda ma anche di quelle artificiale che sempre più diventeranno parte delle aziende e con le quali, grazie alla formazione, bisognerà iniziare a interagire”. Autorevoli anche gli altri due ospiti: Antonio Belloni, coordinatore del Centro Studi Imprese Territorio e Umberto Rega, manager formazione per le imprese di Artser.

L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DATI

Intelligenza artificiale e competenze

La premessa riguardava chat Gpt e di altre formule di intelligenza artificiale che molto probabilmente entreranno presto in azienda o, in alcune, sono già entrate. Un’evoluzione che sarebbe bene tenere d’occhio. «La rivoluzione dell'intelligenza artificiale – così esordisce Rasetti – ha una portata storica e cambierà le prossime migliaia di anni. Si tratta di qualcosa di paragonabile alla stampa a caratteri mobili di Gutenberg, nel 1455, che ha cambiato distribuzione del potere ed accesso al sapere. L'intelligenza artificiale nasce come risposta al proliferare dei dati: l'anno scorso abbiamo mandato 100 miliardi di miliardi di files. Non possiamo pensare di estrarre valore da questi dati senza intelligenza artificiale. Ha degli aspetti veramente brutali, e occorrono server che definire “energivori” sarebbe dir poco. Chat Gpt è il primo esempio di macchina intelligente che esegue compiti non da fare solo con la testa, ma improntati sulle conoscenze. Agli studenti noi dobbiamo dare anche formazione e il modo di essere creativi, curiosi, liberi, di avere spirito critico e coraggio. Solo così potranno controllare la macchina sempre».

L’esempio di vita vissuta portato dal luminare è suggestivo: tramite intelligenza artificiale, in 45 minuti in ateneo sono state scritte tre tesi di laurea. Una in sociologia, una in fisica, una in storia. Certo, un bravo professore si sarebbe accorto subito che non c’era scritto niente di originale. Ma gli altri? Può consolare i più passatisti pensare che chiedere a una macchina se “pesi di più un chilo di piume o di piombo” potrebbe alla risposta “piombo”. Ma il 96% per cento dei bambini risponderebbe allo stesso modo. E, forse, ed è molto peggio, il 60 per cento degli adulti.

NON BASTA PIU' "OGNI TANTO"

Intelligenza artificiale e competenze

Non c’è dubbio che la formazione e le competenze tanto cercate siano un tratto distintivo della competitività di un’azienda. Belloni: «Sono da sempre un tratto distintivo. Mi vien in mente la frase dei due fondatori di Hp. Si sono detti: 'da ora chissenefrega di che prodotto realizzeremo'. Era importante che le loro due menti si fossero incontrate, il resto sarebbe venuto di conseguenza. Come ci seleziona il cliente? O dall'ufficio acquisti, che però riguarda prezzo, quantità, velocità di consegna. Questa selezione ci qualifica come 'sub fornitori'. La nostra competizione è soprattutto sul prezzo. Facciamo un lavoro schiacciato sulle consegne. Facciamo un'attività schizofrenica, siamo pagati in ritardo, il cliente ci fa fare da banca. Davvero ci conviene? La selezione dall'ufficio tecnico è molto più qualitativa. In questo caso l'azienda è in posizione di vantaggio e fa fornitura diventa superfornitura. La differenza è che nel secondo caso sono sempre competenze e formazione a rendere la seconda azienda così forte».

Allo stesso modo, la “formazione permanente” è ormai imprescindibile. Siamo ben lontani dai tempi del “corso di aggiornamento ogni tanto”. Secondo Rega, «quella del 'quando ho tempo lo faccio', è una visione un po’ vecchia, anche perché sappiamo che il tempo c’è. Sul lavoro si apprende, si capisce come si può lavorare meglio, come trattare meglio col cliente. Devo anche saper raccontare e valorizzare il mio lavoro. La formazione non è più intangibile. Inoltre, è necessario anche lavorare col sistema territoriale. La sfida che le imprese devono cogliere è di tornare alla strategia che negli anni 60 e 70 aveva reso floride alcune imprese: fare distretto. Se imparo qualcosa la metto a disposizione, è il territorio che cresce».

INTELLIGENZA COLLETTIVA

Intelligenza artificiale e competenze

«L’aggiornamento continuo – aggiunge Belloni – fa parte di una sorta di pre intelligenza, quasi selettiva, che fa capire di cosa si ha bisogno. Certamente serve una pre-intelligenza: quando abbiamo un problema ci suggerisce se usare macchina, testa, emotività o esperienza personale». L’esempio di attualità estrema, efficacissimo, è l’arresto del mafioso Matteo Messina Denaro. L’indagine umana, con metodi tradizionali, ha poi avuto bisogno del subentro dell’intelligenza artificiale, in grado di ricostruire i percorsi più recenti dell’automobile. Pensiamo a cosa può fare una Pmi con un database che conserva le vendite degli ultimi vent'anni. Pensiamo a una macchina che può suggerirci l’abbigliamento più adeguato in ogni occasione frugando nel nostro guardaroba.

Il professor Rasetti, in un’intervista raccontava che dopo ogni pestilenza, e il Covid, ne è un esempio, l’uomo ha rimesso al centro qualcosa di nuovo rispetto al passato. In questo caso parliamo del cervello e delle sue interconnessioni. «Se uno guarda dalla fine dell'impero Romano trova il Medioevo, dove al centro c'era la Bibbia e l’uomo al servizio di essa. A metà Trecento è arrivata la peste che ha ucciso un terzo della popolazione europea e ha spianato la strada al Rinascimento, con al centro l’uomo stesso come creatore di cose belle. La peste del Manzoni, 1630, ha ucciso un altro quinto degli Europei e dopo è arrivato l’Illuminismo. Il Covid ne ha portati via uno su 4000. Altre cifre, per fortuna. Forse però è il ‘segno’ che stiamo transendo a una nuova era, un nuovo bacino socio-antropologico-culturale. Metteremo al centro la nostra conoscenza e intelligenza come cose collettive. Dato che l'evoluzione degli esseri viventi è fortemente condizionata dall'ambiente, noi stiamo condizionando con questi nuovi oggetti il nostro progetto di evoluzione. Diventeremo ‘sapiens sapiens sapiens’, sperando che l'intelligenza collettiva verrà usata per salvare il pianeta, o finirà male».

Se è vero che la Commissione europea ha proclamato il 2023 “Anno europeo delle competenze”, derivante dalla convinzione di come la riqualificazione e l'educazione permanente rappresentino le basi necessarie per contrastare la carenza di lavoratori qualificati, come preparare gli imprenditori a questa rivoluzione copernicana? Risponde Rega.

CHI LAVORA CON TE GARANTISCE LA QUALITA'

Intelligenza artificiale e competenze

«Varese è una provincia ancora manifatturiera. Le aziende cercano tecnici, ragazzi diplomati e laureati in discipline tecniche. Non ne trovano perché non ce ne sono: i ragazzi vogliono studiare, essere più qualificati possibili. Quindi devo tenermi quelli che ho, e considerando che si assume raramente, quando si “sbaglia il colpo” (cioè si punta sulla figura sbagliata), poi si pagano conseguenze salate, siccome è chi lavora con te a garantirti o meno la qualità. Spesso le nostre imprese non sono brave ad attirare talenti. Oggi sono cambiati i progetti di vita, e bisogna chiedersi anche quanta formazione fanno le imprese. Ormai ogni 2 o 3 anni devi avere competenze nuove. Occorre creare percorsi rapidi perché il tempo di ingresso in azienda sia minimizzato e le persone possano subito produrre e portare innovazione. Serve un’organizzazione snella». E come quasi sempre accade, chi è conservatore è anche miope. “Fare così perché si è sempre fatto così” è la tomba. La sfida è cambiare. Altrimenti si chiude, e ciao ciao.

Anche perché l’intelligenza artificiale ha elevato al massimo la soglia delle competenze. Sembra ancora lontano un corso di laurea ad hoc, però: mancherebbero i docenti, ci vorrebbero almeno tre anni per allestirlo e altri cinque per vedere i primi laureati. Chi può dire cosa sarà, nel frattempo, di questa tecnologia? Rasetti è un visionario gentile, brillantissimo, che con la voce da nonno che racconta la fiaba prova a imbastire una vaga “storia del futuro”. «Forse – dice – ci sarà una nuova generazione di pc non coi componenti in silicio ma in parti biologiche. Forse saranno cambiati i modelli sociali ed economici. Non c'è più il senso di far lavorare tutti 8 ore al giorno 5 giorni a settimana. Meno qualità, più quantità. C’è chi sopra i 55 anni viene scartato perché non è capace di accedere allo strumento digitale. non è tollerabile. I lavori a rischio saranno soprattutto quelli del bancario, del radiologo e del giornalista, perché già ora circa il 30 per cento di articoli è scritto da una macchina. Bisogna calare l'essere umano nella notizia, spingerlo a leggerla, a commentarla».

I COSTI DEL LAVORO SONO TROPPO ALTI

Intelligenza artificiale e competenze

Anche in questo caso, quindi, sopravvivranno i più bravi, in un mondo del lavoro che cambia con una rapidità che non ci immaginiamo. Immaginate stampanti 3d con intelligenza artificiale e nuovi materiali. Cosa potrebbe succedere? Anche la politica, più un ostacolo che una soluzione, deve finalmente capire che i costi del lavoro sono insostenibili, ed agire di conseguenza.

Per cambiare mentalità in azienda serve anche aver compreso come le “soft skills”, le abilità personali (circa, rende meglio in inglese) siano importanti quanto le “hard skills”, competenze tecniche specializzate. Questa generazione di digitalizzazione – spiega Belloni – non ha portato solo ingegneri, ma i neuro cognitivisti, gli psicologi. Ogni persona che lavora con noi elabora, nel tempo, del capitale informativo che dobbiamo considerare un patrimonio equivalente al denaro da far fruttare e da gestire. Nelle Pmi non è ancora questa mentalità”. «Sta alle imprese – conclude Rega – dare un indirizzo generale, dal punto di vista della formazione. Dobbiamo far capire che con la formazione tu potrai essere abilitato ad avere competenze in più. Anche in questo caso il territorio deve aiutare le imprese».

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