Project manager, averlo conviene anche alle Pmi e vi spieghiamo il perché

Project manager, averlo conviene anche alle Pmi e vi spieghiamo il perché
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Cos’è un project manager, a cosa serve, cosa fa, come si evolverà? Domande secche e risposte concise e chiarissime. Una vera e propria guida scandita in vari punti che spiega tutto su questa figura sempre più importante per le imprese, piccole e medie comprese. “Project management: come accelerare l’efficacia dei progetti” è l’ultimo item a cura di Confartigianato Imprese e Territorio. Ospite, Antonio Bassi, responsabile della formazione in Project Management della Supsi (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) che risponde a tutte le domande delle imprese.

«Quanto è importante – la premessa – la gestione di un progetto oggi? Lo sanno bene gli imprenditori che ogni giorno sono alle prese con progetti ad hoc per clienti sempre più attenti a precisione, qualità e rapidità. La gestione adeguata di un progetto è garanzia di successo imprenditoriale, ottimizzazione delle performances e incremento del business. Tutto questo, e non solo questo, è il project management, una disciplina strategica per le imprese e una figura professionale sempre più richiesta e skillata».

NON TUTTO SULL'IMPRENDITORE

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«Lavorare per progetti – esordisce Bassi – è decisivo per un'azienda, anche per una Pmi, ma il progetto deve essere gestito nella maniera migliore affinché possa rispondere alle esigenze di attenzione, precisione, qualità e rapidità che oggi chiedono i nostri interlocutori e clienti. Un project manager che riesca a gestire tutto questo è una figura nuova e forse neanche mai scoperta del tutto dalle Pmi. Di fatto, il project manager è la persona che ha la responsabilità completa del progetto. Ma bisogna dargliela: alcuni progetti vogliono milioni di euro di investimenti». Per questo esiste un modello tipicamente anglosassone, il Prince2. Sostiene che «il project manager non ha la responsabilità finale: sopra di lui c'è un comitato direttivo, e il project manager è il mero esecutore di decisioni prese da altri». Del resto, finché l'azienda gestisce un progetto, va bene. Ma deve gestirne tanti il responsabile non ha modo e tempo di occuparsi di tutto in modo efficace ed efficiente, e quindi deve demandare la sua responsabilità. L'imprenditore stesso deve capire che non tutto deve essere assunto su di sé.

ASCOLTO E LEADERSHIP

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Di certo è una figura che non si improvvisa, né basta la mera esperienza. Se lavori da 10 anni in un’azienda, non puoi attualmente essere classificato come “project manager”. Ecco le caratteristiche fondamentali, secondo l’esperto: «Molto importante è la comunicazione: il project manager passa il 90 per cento del suo tempo lavorativo in questo settore. Più che realizzare il progetto, lo gestisce. Per questo servono buone capacità di ascolto. L’obiettivo verrà raggiunto solo se il team è motivato, e per esserlo deve essere ascoltato. Serve leadership, e non deriva dalla tua posizione gerarchica ma dal tuo essere riconosciuto come tale. Infine il problem solving, saper prendere decisioni che sbroglino la matassa».

Il project manager è infatti la leva strategica per un’azienda, per lo scopo di raggiungere i propri obiettivi di business. Serve per dare efficienza alle idee: quindi più funziona questo impianto (quello di project management, vera e propria competenza manageriale) più arrivano i risultati. Una cultura che deve permeare soprattutto il vertice dell’azienda: se così non fosse, il cambiamento culturale sarebbe impossibile. Una ricerca di settore americana testimonia che meno di un progetto aziendale su tre ha avuto successo. Il 50 per cento non rispettava gli obiettivi, il 20 è fallito per strada. E del trenta rimanente spesso sono stati spesi anche molti più soldi del dovuto.

UN RUOLO CHE NON SI IMPROVVISA

Così Bassi: «La competenza significa pianificazione, e quindi non allungare i tempi. Ho visto progetti falliti dal punto di vista dei costi, e intanto l’azienda aveva comunque speso dieci volte il budget iniziale. Un disastro: i project manager devono fare in modo che il progetto duri e costi il meno possibile. La loro conoscenza serve anche per pianificare i progetti successivi, aiutati magari da software di gestione. L’imprenditore, inoltre, può costruire un “ecosistema di supporto” al project manager. Un ufficio che non gestisce i progetti ma supporta, definisce i processi, gli strumenti utilizzati, la forma».

La formazione per un ruolo così delicato, di cui Antonio Bassi è professionista, può durare anche più di 60 giorni. Questo è un ruolo che non si può improvvisare. Il consiglio è quello di porre particolare attenzione ai giovani: una generazione che apprende e che è in grado di adattarsi ai tempi che cambiano rapidamente molto più dei loro genitori o nonni. Perdere loro significa perdere una grande mole di conoscenze.

Il project manager: una figura che non deve per forza essere vista come “tecnica”, soprattutto in una Pmi. Ogni singolo imprenditore decide se puntarvi o no, tenendo conto che in Italia esistono più di mille persone accreditate come project manager, e che questa figura fondamentale è riconosciuta anche dallo Stato.

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