«Avere un successo sostenibile per le aziende significa creare valore nel lungo periodo a beneficio dei suoi proprietari, tenendo conto degli interessi degli altri stakeholder rilevanti per la società. Questo non può prescindere da una buona Governance». Lo sostiene Maria Serena Chiucchi, Direttrice del Dipartimento di Management e Professoressa ordinaria di programmazione e controllo di gestione presso l’Università Politecnica delle Marche. Concentrandosi sull'ottimizzazione del processo decisionale e sull'orientamento verso la sostenibilità economica, la professoressa enfatizza l'importanza dell’analisi dei dati e la chiara definizione della visione aziendale. Evidenzia poi il valore della formazione su misura per imprenditori e la condivisione delle best practice, sottolineando il valore di un approccio innovativo attraverso amministratori esterni.
SFIDE E PRATICHE PER UNA VITA AZIENDALE EFFICIENTE
“Governance” è diventato un termine molto in auge grazie alla crescita dell’importanza della sostenibilità. È infatti ormai assodato che la sostenibilità sia un percorso che va intrapreso in azienda ponendo cura ai fattori ESG: Environment, Social and Governance. «Quando si parla di sostenibilità, però, la nostra testa va subito all’ambiente (E). O alle relazioni con gli stakeholders (S). Ma spesso tralasciamo il terzo fattore (G), che guida l’azione dell’organo di amministrazione», spiega Maria Serena Chiucchi. Quando parliamo di Governance abbiamo a che fare con il governo dell’impresa e con il controllo della sua gestione, con le figure apicali (imprenditori, responsabili, ecc.), con il processo decisionale adottato, con la cultura, l’etica, con i comportamenti, i valori. Quindi con aspetti soft e intangibili: questo riguarda tutte le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione.
Nelle Pmi implementare una solida Governance richiede un approccio adattato alle proprie dimensioni e struttura. A partire dalle figure apicali: «Servono abilità non solo tecniche ma anche manageriali e decisionali. Nelle imprese più grandi, inoltre, bisogna chiarire i ruoli, la composizione e la gestione del board, per esempio con la creazione di comitati tematici», suggerisce Chiucchi.
La docente consiglia anche di inserire dei sistemi di controllo di gestione che definiscano le procedure, la qualità e sicurezza dei dati, la protezione dei beni e l‘identificazione e gestione del rischio. Non bisogna poi trascurare l’importanza delle norme riguardanti la retribuzione, che devono essere stabilite per far sì che gli accordi aiutino ad assumere, motivare e fidelizzare i membri del massimo organo di governo, gli alti dirigenti e i dipendenti.
«Ma non pensiamo solo in termini finanziari: gli aspetti soft e il legame con l’imprenditore sono indispensabili per una buona Governance: sono quindi ottimi strumenti le garanzie di una formazione continua, di bonus ai dipendenti, visibilità, trasparenza e meritocrazia», aggiunge Chiucchi. «Se nelle imprese artigiane la vicinanza imprenditore-collaboratori da un lato crea un clima familiare, spesso sinonimo di cura delle relazioni con lavoratori e clienti, e di velocità nell’azione, dall’altro però un’impresa ha bisogno di regole: è importante quindi pianificare momenti rituali di decisione (anche se familiari) focalizzati sulla crescita».
La formazione su misura (e continua) è fondamentale, sia per imprenditori esperti che per quelli alle prime armi. Attraverso percorsi didattici mirati, è possibile approfondire le tematiche di gestione, innovazione e strategia d'impresa.
«Il coinvolgimento dei giovani imprenditori è utile per la transizione generazionale, perché fornisce loro le competenze necessarie per affrontare le sfide del mercato in evoluzione» dichiara l’esperta. Allo stesso modo, è importante implementare la diffusione delle best practice e la creazione di reti di scambio, magari in contesti associativi, perché le esperienze che hanno funzionato in contesti simili possono suggerire soluzioni innovative alle sfide che le aziende incontrano tutti i giorni. Inoltre, l'introduzione di amministratori esterni e indipendenti può portare una prospettiva fresca e diversa, specialmente per le imprese più grandi.
Una formazione adeguata è utile anche per orientarsi nel mondo delle diverse certificazioni che possono assicurare la Governance di un’impresa. La ISO 37000, per esempio, individua principi e procedure da seguire, mentre altre certificazioni sono più focalizzate su singoli aspetti di Governance, come anticorruzione, gestione responsabile ed etica. Il Decreto Legislativo 231/2001, invece, introduce un Modello organizzativo e di Gestione e un insieme di protocolli che, se correttamente applicato, riduce il rischio di commissione di illeciti penali.
«Indubbiamente le certificazioni a livello sostanziale e non formale sono utili, perché hanno un impatto forte sul miglioramento delle policy interne introducendo procedure, standard interni, regole e garantiscono modelli che sono condivisi e comunque che hanno un riconoscimento esterno. È un vantaggio in termini di credibilità», assicura Chiucchi.
La creazione di una solida cultura del dato rappresenta un passo fondamentale nel migliorare il processo decisionale e garantire una gestione aziendale orientata alla sostenibilità economica. «Spesso, nelle interazioni con le imprese, si lavora incessantemente senza avere chiarezza sulla reale profittabilità dei servizi o prodotti offerti. Supposizioni e mancanza di trasparenza rischiano di limitare la creazione di valore», avverte la docente.
L'introduzione di un'analisi dettagliata dei costi di produzione, delle spese generali e della redditività dei clienti può essere strumentale. Non tutti i clienti sono uguali: alcuni contribuiscono al profitto e all'immagine aziendale, mentre altri possono generare solo entrate. Questa distinzione è cruciale: per alcuni clienti, la personalizzazione è prioritaria, mentre per altri è necessario stabilire limiti per evitare complessità e costi eccessivi.
Anche una Governance orientata non solo alla produzione di volumi, ma alla gestione aziendale, è necessaria. Questo significa mettere nero su bianco la visione, la missione e la strategia dell'azienda. «Tale processo aiuta a identificare i clienti, le risorse e le attività rilevanti, riflettendo sui costi attuali e sui futuri sviluppi. La comunicazione chiara di questa strategia non solo chiude il divario tra imprenditore e collaboratori, ma spesso stimola idee e opportunità innovative», spiega Chiucchi. Tuttavia, i numeri da soli possono diventare autoreferenziali. È essenziale quindi creare spazi di discussione per arricchire l'organizzazione, stimolare idee e nuove prospettive.
In definitiva, l'adozione di una cultura del dato, una Governance aziendale chiara e una formazione mirata sono i pilastri fondamentali per la crescita e il successo delle imprese, indipendentemente dalle loro dimensioni. Elisa Marasca