Mission chiara, obiettivi misurabili, investimenti a lungo termine. Così le imprese diventano sostenibili

Mission chiara, obiettivi misurabili, investimenti a lungo termine. Così le imprese diventano sostenibili
Criteri ESG aziende

ESG è una sigla che sentiamo ripetere spesso in questo periodo. Sta per Enviromental Social Governance. Sono fattori fondamentali per misurare la sostenibilità di un’impresa. Le grandi imprese italiane e straniere danno crescente importanza a questi parametri: avere un buon rating ESG diventa fondamentale per una Pmi che ambisce a diventare fornitrice di una grande azienda. «Il valore aggiunto delle imprese internazionali è creato per più del 50% dalla loro catena di fornitura – precisa Davide Castellani, professore associato di Banking e Finanza aziendale all’Università di Bergamo - Per questo danno molta importanza ai criteri ESG nella scelta dei loro partner».

«L’essere sostenibili – sottolinea ancora il docente, che si occupa di finanza sostenibile – deve essere visto come un investimento a lungo termine che va di pari passo ad un cambio di mentalità e paradigma».

COME LE GRANDI IMPRESE SCELGONO I FORNITORI

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Ci sono alcuni criteri secondo i quali tradizionalmente le aziende più grandi scelgono i loro fornitori. Un buon rating ESG contribuisce al rispetto di tali parametri. Come spiega il professor Castellani, i criteri tradizionali sono:

  • Rapporto qualità/prezzo, anche se un peso molto rilevante è dato oggi alla qualità
  • Affidabilità: il fornitore deve essere in grado di garantire un flusso continuo, senza interruzioni, di produzione su grosse quantità
  • Sostenibilità finanziaria: l’affidabilità del fornitore dipende anche dalla sua capacità di generare reddito, essendo così in grado di garantire una fornitura stabile. La sostenibilità finanziaria influisce anche sull’acceso a fonti esterne di finanziamento, necessarie per rispondere a variazioni in aumento nella domanda.

L’IMPORTANZA DEI CRITERI ESG PER UNA GRANDE IMPRESA

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Il valore aggiunto dei prodotti di una multinazionale è generato per più del 50% dalla sua catena a valle, ma anche a monte; quindi, buona parte del suo rating ESG è generato dalla performance ambientale, sociale e di governance dei suoi fornitori. Ci sono diverse fasi, lungo la catena del valore, che contribuiscono al rating ESG:

  • Fase di input: si valuta il comportamento del fornitore per reperire la materia prima. Devono essere rispettati determinati standard ambientali e sociali. Per una piccola azienda sono importanti soprattutto i criteri ambientali (per esempio la riduzione delle emissioni). Chi si fornisce da aziende di Paesi emergenti deve prestare molta attenzione anche al tema dei diritti umani e dei lavoratori
  • Fase operativa: questa fase è legata alla produzione. Entrano in gioco efficienza energetica, riduzione dei rifiuti, riduzione delle emissioni.
  • Fase di output: è il momento in cui i beni prodotti vengono distribuiti ed è il frangente in cui si comunicano al consumatore gli sforzi fatti in ambito ESG
  • Fase di smaltimento: è il fine vita del prodotto. Viene valutata la possibilità di riciclo anche del packaging. Ad esempio, la valutazione basata sulla LCA (Life Cycle Analysis) è un’attività sempre più cruciale che alcuni enti, come la Regione Lombardia, stanno inserendo anche nei loro bandi.

«Per migliorare il proprio rating ESG un’azienda, sia di piccole che di grandi dimensioni, deve considerare l’intera catena del valore, non soltanto sè stessa» specifica il docente.

IL POSIZIONAMENTO ESG DI UNA PICCOLA AZIENDA

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Le grandi imprese internazionali attribuiscono sempre più importanza ai fattori ESG nella selezione dei propri fornitori, spesso escludendo coloro che non rispettano tali parametri.

«Il primo elemento chiave – secondo Castellani – è rendere chiara e trasparente la mission aziendale e i suoi valori in ambito ambientale e sociale». È poi fondamentale avere dati accurati per prendere decisioni informate: «Le decisioni non si possono prendere senza aver prima misurato. Bisogna stabilire metriche e raccogliere informazioni per valutare la propria performance nelle varie dimensioni ESG. Specialmente nelle prime fasi, è consigliabile guardare agli leader del settore per prendere ispirazione» prosegue il docente.

«Le informazioni raccolte vanno elaborate e comunicate agli stakeholder e alla propria comunità, promuovendo la trasparenza. Inoltre, è essenziale che le azioni intraprese siano rendicontate e, quando possibile, certificate». Tutto questo passa da un cambio di mentalità: «La sostenibilità catturata dai criteri ESG offre vantaggi a lungo termine per l'azienda e la comunità, e va considerata come un investimento, non un costo. Per le piccole imprese, il supporto delle associazioni è cruciale per consentire a tutti, compresi i più piccoli, di affidarsi a esperti e ricevere assistenza nel percorso verso la sostenibilità».

I VANTAGGI DELL’ESSERE SOSTENIBILI

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Un percorso verso la sostenibilità soprattutto ambientale può rappresentare per una piccola azienda un investimento importante. Si tratta però di un investimento che offre numerosi vantaggi nel lungo periodo e diventa imprescindibile, considerando l’attenzione sempre crescente da parte di enti pubblici, grandi imprese e istituti bancari nei confronti dei parametri ESG.

«Essere sostenibili è fondamentale per preservare la propria reputazione e consolidare la fiducia tra potenziali clienti di grandi dimensioni. Ciò non solo aumenta le opportunità di collaborazione con realtà simili, ma facilita anche l'accesso a finanziamenti e liquidità» afferma Castellani.

Attualmente, sempre più enti statali e istituzioni finanziarie considerano i criteri ESG nei processi di selezione (come nel caso dei primi, nell’assegnazione di lavori pubblici o l’erogazione di fondi tramite bando), e nell'erogazione di finanziamenti. Nel lungo periodo, inoltre, si assiste a una riduzione dei costi di produzione e alla creazione di rapporti solidi con il territorio circostante. Annarita Cacciamani