Filiere corte, l’unione fa la forza

Espandere o specializzare? Le imprese che hanno puntato solo sulla crescita orizzontale scoprono oggi il costo di strutture rigide che amplificano ogni crisi

Supply chain Pmi

Il punto di vista largamente prevalente sulla efficiente gestione delle supply chain è quello delle grandi imprese (capo-filiera) chiamate a gestire i rapporti con i loro fornitori per garantirsi l’accesso a prodotti e servizi di qualità a costi contenuti, spiega Marco Spallone, professore di economia presso l’Università di Pescara e l’Università Luiss Guido Carli, con il quale abbiamo affrontato il problema dell’approvvigionamento delle materie prime per le continue instabilità geo-politiche globali. Per poter contare su una supply chain affidabile nel tempo e tecnologicamente/qualitativamente adeguata, spiega il docente, le capo-filiera sono chiamate a sostenere i loro fornitori anche in ambito finanziario.

La cosiddetta supply chain finance, infatti, ha tra i suoi obiettivi quello di fare leva sulla solidità e la credibilità della grande impresa per facilitare la gestione finanziaria e l’accesso al credito dei suoi fornitori, quasi sempre imprese di piccole e medie dimensioni (Pmi). Queste considerazioni sono tanto più pertinenti quanto più la supply chain si configura come filiera corta, lungo la quale la diversificazione del portafoglio fornitori è meno agevole per motivi legati alla logistica (e ai relativi costi) e alla specificità dei prodotti/servizi.

VANTAGGI MA NON PER TUTTI DALLA FILIERA CORTA

Supply chain Pmi

«Molto controversi sono i risultati in letteratura circa la convenienza delle Pmi a partecipare a una filiera, in particolare ad una filiera corta, che implica un rapporto più intenso con le grandi imprese operanti a valle», mette in evidenza Spallone. «Le conclusioni dipendono dal ruolo che le Pmi svolgono lungo la filiera e dalla tipologia di interazione che intercorre con la capo-filiera: in linea di principio, le Pmi che sono in posizione strategica (perché, ad esempio, in grado di fornire in via esclusiva alcuni beni o servizi) e che possono godere di spill-over tecnologici (perché, ad esempio, coinvolte in processi di innovazione) sperimentano benefici più elevati rispetto ai costi; invece, per le Pmi che sono costrette a competere solo sul prezzo l’operatività in filiera può generare risultati opposti».

«È, infatti, appurato che le Pmi che operano lungo le filiere corte sostengono costi maggiori rispetto alle altre (per rispettare i parametri necessari imposti dalle capo-filiera) e hanno un rapporto tra costi fissi e costi totali più elevato (certificazioni, formazione, numero minimo di dipendenti…)», prosegue il docente. «Inoltre, sono spesso chiamate ad effettuare investimenti cospicui non programmati, ad esempio per accelerare la transizione ecologica e rispettare i requisiti di sostenibilità definiti dalle capo-filiera. Infine, sono talvolta chiamate a versare cauzioni o a fornire garanzie per poter svolgere le attività previste da eventuali bandi di gara di cui risultano vincitrici».

RISCHIO VINCOLI FINANZIARI AL VIA

Supply chain Pmi

«Quindi, soprattutto nella fase iniziale della loro operatività in filiera, è possibile che le Pmi debbano fare i conti con vincoli finanziari stringenti», osserva Spallone, «tuttavia, se le Pmi riescono a sfruttare i benefici dell’appartenenza ad una filiera, la possibilità di accrescere la propria rilevanza per la capo-filiera (grazie a spill-over tecnologici, investimenti mirati e formazione) e di ottenere commesse stabili nel tempo garantisce tassi di crescita di fatturato e redditività più elevati rispetto alle altre Pmi», sostiene Spallone.

SFORZO COMUNE PER OBIETTIVI WIN-WIN

«Quindi, lo sforzo comune di grandi imprese e Pmi deve essere orientato a rendere la filiera corta un ambiente industriale in cui le capo-filiera favoriscono la crescita delle Pmi attraverso un supporto di natura finanziaria e tecnologica volto a favorire i processi innovativi e le Pmi riconoscono l’importanza degli investimenti per acquisire una stabilità economico-finanziaria di lungo periodo e una maggiore rilevanza strategica», sottolinea l’economista.

«In questo senso, le filiere corte in cui le grandi imprese svolgono correttamente il loro ruolo guida e le Pmi si fidelizzano come fornitori strategici, competendo sulla qualità e non solo sui prezzi, possono diventare un motore di sviluppo, che garantisce l’approvvigionamento di materie prime di qualità, stimola l’innovazione e favorisce la competitività sia tra le Pmi sia tra le grandi imprese», conclude Spallone. Giuliano Longo