Governare l’energia da dentro

Serve una regia interna per salvare i margini e creare stabilità. Dati, strumenti, scelte: chi guida l'energia in azienda? Dall'audit ai contratti, dalla cultura aziendale all'autoproduzione

Energia e Pmi

di Antonio Belloni *

Non è più una variabile. Nelle imprese, l’energia è ormai un fardello costante e subdolo che appesantisce anche le più performanti. Per questo serve una regia interna: per controllarla, regolarla, gestirla.

LO SPREAD ENERGETICO

Ogni volta che i suoi prezzi si alzano le imprese tremano: possono perdere competitività – la differenza tra i propri prezzi e quelli delle concorrenti – o  mangiarsi anche i margini migliori, annullando l’effetto di ricavi in crescita.

Alcune perdono dunque la competitività, altre la marginalità, ed altre ancora perdono la stabilità, non sono più in grado di programmare la produzione, pianificare gli acquisti delle materie prime, gestire bene i prezzi.

L’effetto è numerico, tecnico, quasi geometrico: se togli di qui, aggiungi di là.

Ciò che pesa di più però, nella battaglia con i concorrenti fuori confine, è la differenza del prezzo pagato: è lo spread energetico. E può rendere meno attrezzate alla battaglia anche le imprese con i prodotti più esportabili.

Un esempio: nel 2024, l’energia elettrica all’ingrosso è costata alle imprese italiane 109 €/MWh. In Germania, 78. In Francia, appena 58. Uno scarto del +28% con Berlino e un +47% con Parigi.

Non male per i paesi che ci danno battaglia nel cibo, la moda, la meccanica.

Se poi guardiamo il settore terziario, le proporzioni peggiorano. Aumenti silenziosi, ma letali. Perché mentre i ricavi possono anche salire di un punto percentuale, l’energia può erodere interamente il margine operativo – e oltre.

COSA FARE

Energia e Pmi

Di fronte a questo difetto di partenza, ogni impresa italiana può decidere di:

  • coalizzarsi per fare pressioni su governi e regolatori;
  • organizzarsi per fare acquisti e gestioni d’insieme;
  • dispiegare strategie e tattiche interne.

È in questa dimensione interna che l’impresa ha ora il margine d’azione maggiore.

Ed ha la facoltà di chiedersi “abbiamo già fatto tutto il possibile?”

Si tratta però di una domanda spesso trascurata.

Non per inerzia, ma talvolta per assenza di metodo e più spesso per un difetto di cultura organizzativa: nelle PMI, l’energia è spesso considerata un costo inevitabile. Si paga la bolletta, ci si arrabbia, e il ciclo si chiude.

L’energia è diventata ora una materia da gestire. Un toro da prendere per le corna.

COSA SERVE

Servono dati, strumenti, scelte. Ma chi li analizza? Chi li utilizza? Chi decide?

Il passo decisivo è la destinazione chiara di una responsabilità energetica interna.

Chi guida l’energia in azienda?

Serve una figura — un responsabile, un tecnico, un consulente, non importa il titolo — che abbia il mandato di fare domande scomode e proporre soluzioni strutturate.

Gli esempi si sprecano nell’inventario nascosto dei consumi.

Nelle maggior parte delle imprese si conosce il costo dell’energia in bolletta. Ma si ignora dove si consuma davvero. I consumi non stanno solo nell’illuminazione o nei climatizzatori.

Sono nei cicli produttivi, nella logistica interna, nei magazzini con temperatura controllata, nei trasporti. L’energia è dappertutto. Solo che non si vede. Per questo il passo successivo è un audit energetico.

Prendere dati disaggregati, cronologici, riferiti per macchina, per reparto, per fascia oraria sono gli unici modi per trasformare una percezione in un piano. Dai dati delle bollette degli ultimi anni si ricavano così informazioni preziose:

  • picchi di consumo;
  • inefficienze e tempi morti;
  • sprechi.

Basta saperli leggere e interpretare. E poi decidere.

DALLA TEORIA ALLA PRATICA

Energia e Pmi

Tre le leve operative principali per le imprese che si muovono ci sono:

  1. la rinegoziazione dei contratti (spesso costruiti male, con clausole penalizzanti);
  2. la ricerca di fornitori alternativi, con valutazioni su prezzo, affidabilità, condizioni;
  3. l’ottimizzazione dell’uso degli impianti, attraverso automazioni, spegnimenti programmati, manutenzione intelligente.

Infatti, efficienza non significa taglio.

Chi pensa che efficienza significhi austerità energetica sbaglia. Si tratta invece di fare un uso intelligente della risorsa, non di una privazione. E soprattutto: non è un esercizio da fare senza guida.

Cambiare fornitore senza leggere le clausole può essere infatti più dannoso che restare fermi; rinunciare alla manutenzione in nome del risparmio è una scorciatoia da cui si torna con impianti guasti e fermo produzione.

AUTOPRODUZIONE E INDIPENDENZA

Le imprese che possono devono poi diversificare.

Fotovoltaico, accumuli, cogenerazione, pompe di calore, comunità energetiche. Non sono soluzioni alla moda ma piccoli traguardi sudati, perché ogni chilowattora autoprodotto è un vantaggio competitivo netto.

Non si può diventare autosufficienti in tutto.

Ma si può ridurre la dipendenza strutturale da una rete costosa e instabile.

Nel 2025, un’impresa lombarda su quattro ha investito in impianti di produzione interna. L’alternativa? Farlo in gruppo, dentro una comunità energetica, diluendo i costi fissi, condividendo gli impianti, e scalando il risparmio.

Ovviamente, non sono scelte improvvisate.

Servono:

  • business plan;
  • ritorni attesi;
  • studi di fattibilità;
  • analisi dei consumi reali.

Anche quando ci sono entusiasmo ed aiuti pubblici, serve sempre un metodo.

UN MANAGER ENERGETICO

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Chi si muove meglio, si serve di una figura adeguata a un problema complesso.

Per tutto questo — dalla lettura dei dati alla gestione dei fornitori, dalla diagnosi dei consumi agli investimenti — serve infatti un regista interno. Un referente. Un energy manager, anche se il termine può sembrare eccessivo per una pmi.

Può trattarsi di una persona dipendente, di un consulente esterno, di un tecnico delegato. Ma deve esserci. E deve lavorare con continuità perché il suo obiettivo non è solo risparmiare, ma rendere l’energia una leva strategica.

Il fattore umano è infatti decisivo.

Tecnici, operai, impiegati: tutti devono sapere quanto costa accendere una macchina, o lasciarla accesa senza usarla. Anche un piccolo gesto, moltiplicato per cento, fa la differenza.

Quali?

  • spegnere un macchinario,
  • evitare i picchi inutili,
  • usare la fascia oraria più vantaggiosa.

Sono i più piccoli ingredienti di una cultura aziendale, un’educazione energetica diffusa, non retorica (3. continua).

* Coordinatore Centro Studi Imprese Territorio