La formazione oggi ha un ruolo importantissimo. Non solo serve a fornire competenze nuove ai lavoratori, ma qualifica l’azienda, migliorando la sua reputazione. «Oggi il mercato del lavoro è cambiato totalmente rispetto al passato. Il lavoro non è più la cosa più importante nella vita e il cosiddetto posto fisso non è più la massima aspirazione. Il lavoro viene visto come un percorso di crescita – spiega Stefano Tomelleri, professore ordinario di Sociologia dei fenomeni collettivi all’Università di Bergamo - La formazione è parte integrante di un percorso di crescita ed è importante sia per gestire i cambiamenti, sia per qualificare l’azienda».
Per una Pmi oggi trattenere un lavoratore non è per niente semplice. Se fino a non molto tempo fa si cercava il posto a tempo indeterminato, oggi si cercano la crescita e la conciliazione vita lavoro. Un processo a cui il Covid e il lockdown hanno imposto un’accelerazione. «Un’azienda che voglia trattenere i propri talenti non deve soltanto offrire un buono stipendio. Deve offrire tanta formazione e di qualità, la possibilità di smart working e strumenti per la conciliazione vita – lavoro. Per un Pmi non è semplice ma è fondamentale, in una società e in un contesto socioeconomico sempre più complesso» prosegue Tomelleri. Secondo il docente dell’Università di Bergamo sono due i motivi che rendono la formazione imprescindibile in un’azienda:
Alla luce dei cambiamenti in atto, il modo di fare formazione va ripensato. Vanno sfruttate le tecnologie, potenziando la formazione a distanza, fruibile in qualsiasi momento per facilitare la partecipazione. Vanno messe in atto strategie per rendere più efficace la formazione in presenza.
«Al centro va messa la persona che partecipa alla formazione. Non è il docente ad essere importante ma il partecipante – sottolinea Tomelleri - Il formatore deve mettersi di lato e capire che non deve riempire teste vuote ma, al contrario, spesso ha davanti persone con competenze ed esperienze. A volte si tratta di mettere a sistema conoscenze pratiche, altre volte di creare un ponte tra studio ed esperienza».
Recentemente si stanno anche sviluppando nuove modalità di formazione, come ad esempio le esperienze di gamification. «Il gioco è uno strumento utile perché rende coinvolgente la formazione e crea gruppo ma non deve diventare il fine ultimo dell’attiva. L’obiettivo di un percorso formativo è dare competenze, il gioco deve essere uno strumento per raggiungere lo scopo» evidenzia ancora il professore.
L’intelligenza sociale è definita come la capacità di relazionarsi con gli altri in modo efficiente e costruttivo. Secondo il professor Tomelleri, svilupparla aiuterebbe le Pmi a fare un salto di qualità.
«In un’azienda i risultati si raggiungono insieme, con il contributo di tutti. Bisogna passare dal pensare all’io al pensare al noi. Spesso i risultati sono legati non alla singola persona ma al particolare contesto o situazione che aiuta il singolo ad esprimere al meglio le proprie capacità». Annarita Cacciamani