Nido, casa, anziani: il welfare invisibile che pesa sulle imprese
Le aziende sanno quanto costa trovare e trattenere i clienti. Ma sanno quanto costa trovare e trattenere i dipendenti? Salario e benefit non bastano più

di Antonio Belloni*
Che vita fanno i miei dipendenti?
Per fare offerte di lavoro veramente efficaci ed innovative è possibile integrare il compenso economico con risposte anche piccole a una domanda grande, che riguarda le necessità sociali più diffuse e più recenti dei dipendenti delle nostre imprese.
Includono i figli, i parenti anziani e la casa.
NUOVI BISOGNI
Quando si parla di costi dei clienti se ne individuano principalmente due: quelli per acquisirli e quelli per trattenerli. Perché allora non considerare questi due elementi anche per i nostri dipendenti? Quanto costa acquisirli e quanto trattenerli? Il salario è davvero l’unica cosa importante, o c’è dell’altro?
Capirlo è importante, perché può aiutarci a scegliere le risorse da impiegare per migliorare la nostra offerta.
Consideriamo allora questi aspetti “laterali” al lavoro:
- il contesto sociale;
- il contesto abitativo;
- il contesto logistico ed organizzativo.
COME PESANO SULL’IMPRESA?
I bisogni non-economici di chi lavora per noi riguardano infatti ciò che generalmente accade fuori dalla nostra impresa e d’istinto non ci sembra rientrare affatto nel perimetro dei problemi di cui ci dobbiamo far carico noi, e nemmeno di cui abbiamo responsabilità o obblighi.
Eppure, hanno costi diretti che incidono in modo diretto sui risultati della nostra impresa.
Pur laterali, sono bisogni che in un modo o nell’altro influenzano chi lavora per noi in modo netto:
1. rendono difficile conciliare il lavoro e la vita familiare e privata (meno ore di lavoro);
2. aumentano il carico emotivo (meno produttività e concentrazione);
3. limitano la piena espressione delle potenzialità e delle capacità professionali (meno risultati).
Ma di cosa parliamo esattamente?
ANZIANI E FIGLI
Su chi lavora pesano oggi due fardelli sociali importanti.
I più certi sono gli anziani da accudire. Secondo l’Istat pesano su un terzo della popolazione e sono un limite importante nel trovare forze fisiche, economiche ed organizzative per sostenerli. Possiamo chiamarli “certi” perché generano bisogni di cura o assistenza inevitabili: tutti hanno i genitori, anche chi non ha figli.
Questo elemento è reso stabile e crescente a causa dell’invecchiamento della popolazione – gli anziani diventeranno di più – e pare coinvolga oltre due milioni di italiani. Ma ce n’è un secondo, i figli appunto, che ne coinvolge oltre dieci milioni.
Che l’impresa decida di considerare questi due bisogni o meno, che consideri giusto o sbagliato farsene carico, in modo stabile e crescente incideranno sui dipendenti in modalità molto concrete e tangibili su ogni giorno di lavoro.
Come li tocchiamo con mano in ufficio, in magazzino, in officina?
- con le richieste di permessi per malattia di genitori anziani o parenti disabili;
- con le assenze per la cura o le visite mediche dei figli;
- con le autorizzazioni per improvvise urgenze di ricoveri o ricerche di assistenza;
- con la carenza di posti e i costi di asili nido e RSA.
UN PESO EXTRA
Queste problematiche non sono certo un “peso extra” in senso affettivo, ma perché gravano emotivamente, fisicamente ed anche economicamente su ogni persona. Sono un “costo” per tutte le persone che hanno a cuore il proprio lavoro, oltre che la salute dei propri familiari.
Sono un peso anche nelle famiglie di chi fa impresa.
Tra tutti i bisogni emergenti, questi due sono perciò i più importanti e diffusi, ma non sono gli unici.
Un secondo bisogno crescente per chi lavora è la casa e lo vediamo nel momento in cui:
- limita la possibilità di chi lavora di spostarsi in luoghi dove i suoi costi sono troppo alti;
- incide in modo insostenibile sui costi di finanziamento;
- costringe chi non può accedervi a limitazioni logistiche.
Nonostante per un’impresa, soprattutto piccola, sia difficile considerare questi bisogni come risolvibili, ascoltando chi lavora ci rendiamo conto ogni giorno che sono i problemi al centro di moltissimi dei discorsi che si fanno tra dipendenti e colleghi.
Per questo, alcune imprese stanno passando all’azione in modo pratico e con azioni risolutive.
DUE ESEMPI E UN RAGIONAMENTO
Il primo esempio è di una piccola impresa agroalimentare che aveva spazi abitativi in disuso vicino allo stabilimento. Rendendosi conto che i limiti logistici della zona incidevano sulla propensione ad accettare le sue offerte di lavoro, con una piccola ristrutturazione ha creato sette abitazioni per i dipendenti.
Si tratta di un esempio utile, e strizza l’occhio ai tantissimi imprenditori che investono i propri utili in proprietà immobiliari.
Il secondo è di una piccola impresa di servizi. Consapevole del peso della madre anziana su una dipendente molto capace, l’ha spostata in un ufficio vicino a casa così che le fosse più d’aiuto. E le ha dato una integrazione temporanea al salario quando è nato il secondo figlio, per il periodo in cui è andato al nido.
In altri tempi, qualsiasi impresa piccola o media si sarebbe chiesta quanto fosse corretto e sostenibile farsi carico di un bisogno sociale che è del dipendente e non il suo. Ma nel contesto odierno, in cui i dipendenti sono introvabili quindi hanno quegli elevati costi di acquisizione e ritenzione che dicevamo all’inizio?
Dunque, facendo bene i conti, una sperimentazione nel welfare o nell’organizzazione del lavoro può rivelarsi un buon modo per conservare ed attrarre i dipendenti e soprattutto per dare un forma nuova ad un rapporto tra impresa e persone che di certo sta cambiando, anche se non sappiamo ancora come.
* Coordinatore Centro Studi Imprese Territorio