
L’obiettivo del Governo sembra quello di eliminare i freni alle attività economiche, semplificando la legislazione. Recita così il nuovo Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Vediamolo nel dettaglio.
IN SINTESI
IL TESTO COMPLETO
La missione più corposa resta quella che riguarda “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Rispetto alla bozza Conte, quella del Governo di Mario Draghi passa da 69,8 miliardi a 57,5, dei quali 5,3 miliardi appostati sulla componente “agricoltura sostenibile ed economia circolare”. Un miliardo e mezzo, a sua volta, è indirizzato al “miglioramento della rete di raccolta dei rifiuti dei comuni, alla realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici, multi-materiale, vetro, imballaggi in carta e alla costruzione di impianti innovativi per fanghi, cuoio e tessuti” con l’obiettivo di «colmare i divari di gestione dei rifiuti relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi per raggiungere gli attuali e nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale».
Semplificare nell’immediato le norme in materia ambientale e soprattutto le Via, le disposizioni sulla valutazione di impatto ambientale è la chiave fondamentale per semplificare e velocizzare i cantieri nelle opere pubbliche. In media, un procedimento di Via dura dai 2 ai 6 anni. Il decreto legge urgente, da approvare entro maggio, introdurrà procedure semplificate per le opere previste dal Pnrr. Una commissione apposita potrà valutarle, e il Pua (Provvedimento Unico Ambientale) sostituirà ogni altro atto autorizzatorio, tra cui quelli necessari per l’approvazione dei progetti di bonifica. Saranno, infine, adottate delle misure a regime, con legge delega, che ridistribuiranno le competenze in materia ambientale e di energia. Oltre alla Via il raggio d’azione della manovra prevede «l’autorizzazione dei nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti, le procedure autorizzatorie per le energie rinnovabili e quelle per assicurare l’efficientamento energetico degli edifici (come il tanto discusso “super bonus”) e la rigenerazione urbana. Inoltre le conferenze di servizi per l’approvazione dei progetti e le infrastrutture per la transizione digitale». In materia di rifiuti il Pnrr propone la «semplificazione dell’iter autorizzativo per la realizzazione e l’ammodernamento degli impianti di gestione e trattamento dei rifiuti attraverso un maggior ricorso alle autocertificazioni e alla certezza dei termini di conclusione dei procedimenti anche attraverso il ricorso ai poteri sostitutivi».
ENERGIE RINNOVABILI
L’attenzione del Governo guarda anche alle energie rinnovabili. Per la missione “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” sono stati stanziati complessivamente 68,6 miliardi di euro. Tra gli obiettivi clou: idrogeno, teleriscaldamento, agrivoltaico e nuovi obiettivi di riciclo. Come sintetizza il sito www.rinnovabili.it, «il 55% di riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE); 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone; 65% di riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico, “Plastic Hubs”); 100% recupero nel settore tessile tramite “Textile Hubs”. In questo campo il Governo è pronto migliorare la rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e realizzare nuovi impianti di trattamento/riciclo, soprattutto nei comuni del Centro-Sud Italia».
Inoltre verrà sviluppato un sistema di monitoraggio su tutto il territorio nazionale che consentirà di affrontare tematiche di "scarichi illegali” attraverso l’impiego di satelliti, droni e tecnologie di intelligenza artificiale. Ed entro giugno 2020 l’Italia adotterà la nuova strategia nazionale per l’economia circolare. Il piano prevede importanti investimenti nelle fonti rinnovabili, semplificando le procedure di autorizzazione nel settore. La linea di intervento ha l’obiettivo di potenziare la capacità produttiva con nuovi 6 GW, migliorare la resilienza la rete elettrica e digitalizzare le infrastrutture di trasmissione e distribuzione dell’energia. Gli investimenti sosterranno anche la realizzazione di sistemi di generazione energetica off-shore (200 MW), che combinino tecnologie ad alto potenziale di sviluppo con tecnologie più sperimentali (come impianti a moto ondoso), in assetti innovativi e integrati da sistemi di accumulo.
IL NUOVO RUOLO DELL'IDROGENO
L’idrogeno avrà un ruolo di primo piano, attraverso progetti flagship per l’utilizzo del vettore nei settori industriali hard-to-abate e tramite la creazione di “hydrogen valleys”. Senza dimenticare l’installazione di stazioni di ricarica (ad es. sviluppando circa 40 stazioni di rifornimento, prioritariamente in aree strategiche per i trasporti stradali pesanti).Inoltre, il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa. La terza linea d’intervento prevede incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici, assieme alla proroga del superbonus 110 per cento al 2023. Spazio ovviamente anche alle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15%, e alla riduzione del dissesto idrogeologico.
«La transizione, come si legge nel Pnrr, è al momento focalizzata su alcuni settori, come quello elettrico che rappresenta solo solo il 22 per cento delle emissioni di CO2 eq. (ma potenzialmente una quota superiore di decarbonizzazione, grazie ad elettrificazione diretta e indiretta dei consumi). E soprattutto, la transizione sta avvenendo troppo lentamente, principalmente a causa delle enormi difficoltà burocratiche ed autorizzative che riguardano in generale le infrastrutture in Italia, ma che in questo contesto hanno frenato il pieno sviluppo di impianti rinnovabili o di trattamento dei rifiuti».
INFRASTRUTTURE DA MODERNIZZARE
Dal punto di vista delle infrastrutture per una mobilità sostenibile l’obiettivo complessivo è quello di uno sviluppo razionale di una infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del paese. In questo senso le risorse stanziate – pari a 25,3 miliardi di euro circa il 13% del totale – sono destinate ai trasporti ferroviari ad alta velocità e velocità di rete, all’introduzione dello European Rail transport Managment system, alla modernizzazione e potenziamento delle linee ferroviarie regionali e alla creazione dello sportello unico doganale e all digitalizzazione della catena logistica.
Le proposte di finanziamento riguardano il rinnovo delle flotte di bus, treni e navi verdi richiesti dal Mims per 1,4 mld complessivi e ancora 8,25 mld (proposta Mite/Mef) su Ecobonus e sismabonus fino al 110% per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici. Altri 2 miliardi vanno alla voce “sicuro, verde e sociale”, 1,73 miliardi sul rafforzamento delle linee regionali (Mims), 1,15 mld su strade sicure per l’implementazione del sistema di monitoraggio dinamico per il controllo remoto di ponti, viadotti e tunnel (A24 e A25) e altro 450 milioni ad Anas per lo stesso motivo. Infine 0,39 miliardi vanno all’aumento selettivo della capacità portuale, 0,24 mld all’ultimo/penultimo miglio ferroviario/stradale e 0,05 all’efficientamento energetico e 0,85 all’elettrificazione delle banchine, 0,27 agli inteventi per la sostenibilità ambientale dei porti (Green Ports), il tutto connesso con gli interventi ‘Distretti intelligenti e logistica integrata intermodale, l’ex progetto integrato Porti d’Italia’. A salute, ambiente e clima, (Ministero della Salute) vanno invece 0,50 miliardi.
SVILUPPO FILIERE DI TRANSIZIONE
«A transizione energetica e mobilità sostenibile – sottolinea il portale web “Energiaoltre“ - tra nuovi e vecchi interventi vengono investiti 24,8 miliardi di euro di cui 2,11 nello sviluppo agrovoltaico, 2,2 mld nella promozione di comunità energetiche e auto-consumo, 0,68 mld nella promozione di impianti innovativi incluso l’offshore e 1,92 mld nello sviluppo del biometano. E ancora: 3,61 mld vanno al rafforzamento delle smart grid e 0,5 mld agli interventi sulla resilienza climatica delle reti; 3,19 mld complessivi vanno all’idrogeno di cui 2 solo per l’utilizzo nei settori hard-to-abate. Complessivi 8,58 mld vanno allo sviluppo del trasporto locale sostenibile di cui 3,52 al trasporto pubblico di massa e 3,72 al rinnovo di flotte, bus e treni verdi. Altri 2 miliardi vanno alla leadership internazionale industriale e di ricerca e sviluppo nelle principali filiere di transizione: di questi 1 mld a rinnovabili e batterie, 0,45 all’idrogeno, 0,30 ai bus elettrici e il resto a supporto delle start-up e venture capital attivi nella transizione ecologica. All’efficienza e riqualificazione degli edifici vanno complessivamente 11,69 mld di cui 10,26 per ecobonus e sismabonus per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici. Alla tutela del territorio e della risorsa idrica vanno 15,06 miliardi (di cui 5,33 di nuovi interventi e 9,73 già in essere) soprattutto per prevenire e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sui fenomeni di dissesto idrogeologico e sulla vulnerabilità del territorio. Altri 4,38 mld (di cui 2,9 2 nuovi) sono allocati per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e al gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche lungo l’intero ciclo».
Sulle infrastrutture all’alta velocità ferroviaria e alla manutenzione stradale 4.0 vanno complessivi 24,97 miliardi (13,77 nuovi e 11,2 già in essere).