Sostenibilità: meno rischi, più competitività per le Pmi

Investire in energia verde ed efficienza conviene. Ecco tre strategie per ridurre i costi e affrontare il mercato globale con resilienza

Energy transition in business

Puntare sulla sostenibilità ambientale sicuramente rappresenta un costo per un’azienda, ma le risorse impiegate in quest’ambito nel lungo periodo danno importanti vantaggi in termini di competitività. A sottolinearlo è Stefano Ciò, professore di politica economica dell’Università di Firenze, che ha spiegato a Imprese e Territorio come sia necessario far comprendere alle Pmi l’importanza di adottare una visione lungimirante che consideri gli investimenti in efficienza energetica e rinnovabili uno strumento chiave per aumentarne la resilienza in un contesto economico sempre più complesso, in cui la transizione energetica è ormai diventata un presupposto ineludibile.

Perché per le Pmi è fondamentale affrontare in modo mirato il tema della sostenibilità ambientale?

La sostenibilità sicuramente rappresenta un tema chiave per le imprese. La sfida più importante da affrontare è però far passare il messaggio che, nonostante gli investimenti fatti per rendere i modelli produttivi più green rappresentino un costo iniziale, stanziare risorse in quest’ambito ripaga nel lungo periodo in termini di maggiore competitività.

Da una nostra analisi sull’impatto degli eventi idrogeologici estremi, realizzata con la Banca d’Italia su un campione di circa 700 mila imprese, 

è emerso come le realtà produttive collocate nei territori colpiti da queste calamità abbiano una probabilità di fallire maggiore del 7% rispetto alle imprese che si trovano in zone del Paese non soggette a questi fenomeni.

Inoltre le Pmi che sopravvivono registrano una riduzione del fatturato e dell’occupazione di circa il 5%. Questo trend caratterizza in particolare le piccole e medie imprese del settore manifatturiero. Lo studio dimostra quindi come la mancata adesione a politiche di sostenibilità ambientale alla fine si traduca in costi importanti per le imprese.

Altro punto chiave è il fatto che tutte le politiche dell’UE hanno reso la sostenibilità ambientale un presupposto ineludibile, nonché uno strumento di primaria importanza per ridurre i costi. In questo scenario che richiede ai Paesi occidentali di spostare l’ago della bilancia sempre di più verso modelli produttivi green e di certificare in modo chiaro le misure adottate, il rischio è quello di essere tagliati fuori da alcuni mercati, di avere maggiori difficoltà nell’accesso al credito, ma anche di essere meno resilienti di fronte a eventi ‘disruptive’ come la recente crisi energetica.

Le aziende devono quindi attuare delle ‘misure difensive’ per restare sul mercato in modo efficace, perché se non mettessero in atto delle politiche di sostenibilità potrebbero rimanere schiacciate da situazioni complesse dove entrano in gioco effetti deleteri di vario tipo legati, ad esempio, a eventi climatici estremi, ma anche a fluttuazioni dei costi energetici. Bisogna ricordare che abbiamo il costo dell’energia più alto d’Europa. Basti pensare che nell’autunno del 2024 siamo arrivati a 120 euro a megawattora, contro la Germania che è rimasta a 76 e la Francia a 51.

Questi dati mostrano come la sostenibilità, l’efficienza energetica non servano solo a tutelare l’ambiente, ma diano dei vantaggi economici concreti alle imprese, specialmente quelle di piccole dimensioni.

Quanto pesano indicativamente, rispetto ad altre voci di costo, i consumi energetici sui costi complessivi di un’azienda?

Energy transition in business

Secondo delle recenti stime di Confindustria, in linea con dati registrati anche da altri centri di ricerca che adottano degli approcci più macroeconomici, il costo dell'energia sul valore aggiunto per l'Italia può arrivare al 16% per la carta, più del 30% per la siderurgia (ferro e acciaio) e 20% per i metalli non ferrosi, mentre il chimico si attesta sopra il 10%. Confindustria ha fatto inoltre delle analisi di impatto della crisi energetica sulla struttura dei costi del comparto industriale: è emerso che i costi energetici sul totale dei costi di produzione hanno pesato nel 2022 circa il 9%. In Francia, invece, solo per fare un esempio, il dato è rimasto al 4%. Sono state fatte anche delle scomposizioni per vari settori e l'aumento dei costi energetici è stato del 4% per l'Italia nel comparto manifattura contro un più 1% per la Francia. Quindi di fatto subiamo di più e soffriamo di più in quest’ambito rispetto ad altri Paesi.

Può dare tre consigli concreti alle pmi che scelgono di affrontare questo tema? Come devono muoversi per mettere la tutela ambientale, e in particolare l'efficienza energetica, a servizio di una maggiore competitività?

Sostenibilità energetica nelle Pmi 2

I tre consigli che do alle piccole e medie imprese sono tre misure difensive da attuare per aumentare la resilienza di fronte alla volatilità dei prezzi dell’energia. Il primo consiglio è quello di diventare prosumer, ovvero di autoprodurre l’energia aderendo e promuovendo comunità energetiche rinnovabili, modelli di autoconsumo collettivo per cui sono previsti incentivi proporzionali alla quantità di energia condivisa localmente e finanziamenti a fondo perduto per le comunità avviate in Paesi con meno di 5000 abitanti.

Il secondo è non trascurare i rischi idrogeologici che sempre di più hanno effetti economici diretti e indiretti sul territorio e sulla attività di impresa. È importante gestire questi rischi attraverso misure assicurative.  

Il terzo è infine quello di adottare misure di efficienza energetica. Sebbene convenienti nel lungo periodo, gli investimenti in efficienza energetica sono generalmente ritenuti non prioritari e sottodimensionati a causa di diverse barriere, economiche e informative. Per invertire questo trend io credo che sia importante il ruolo delle associazioni che possono, ad esempio, promuovere più consapevolezza sul tema. Monica Giambersio