News

Manifattura vicina (-0,4%) ai livelli pre-Covid. Nei settori in recupero il 73% dell’artigianato, pesante ritardo per la moda

Manifattura vicina (-0,4%) ai livelli pre-Covid. Nei settori in recupero il 73% dell’artigianato, pesante ritardo per la moda
Manifattura

L’analisi delle più recenti tendenze su crescita, prezzi e congiuntura evidenzia che la produzione manifatturiera, grazie al rimbalzo del +13% nel 2021, ha quasi completamente recuperato i livelli di attività pre-pandemia, (-0,4% rispetto al 2019).

Nel confronto internazionale si osserva che a fronte del recupero dell’Italia, si registrano ancora ampi ritardi sia per la Francia (-5,6%) che per la Germania (-5,8%). In territorio negativo anche la Spagna (-2,8%), mentre segnano un maggiore dinamismo della produzione i paesi dell’Unione di fascia intermedia, con Polonia e Belgio che nel 2021 segnano un +13,4% rispetto il 2019, Paesi Bassi con +5,3%, Svezia con +3,8% e Austria con +3,2%, mentre per la Repubblica ceca, come per l’Italia, il recupero è quasi completato (-0,5%).

DOPPIA CIFRA

Nei dieci settori principali, dove si addensa l’84% dell’occupazione manifatturiera artigiana – anche grazie al traino della domanda di materiali per l’edilizia – si registra un recupero a doppia cifra per il legno, che segna una produzione 2021 del 12,4% superiore a quella del 2019 mentre il settore del vetro, cemento, ceramica, ecc.. segna un +8,9%. Design e valore artigiano del made in Italy di alta qualità contraddistinguono i settori delle altre manifatture (occhialeria, gioielleria, ecc.. con +7,32%) e dei mobili (+5,8%). In territorio positivo anche alimentare (+2,2%) e prodotti in metallo (+2,0%), mentre oscilla attorno alla parità la filiera dei macchinari, con la riparazione e installazione macchinari che segna un +0,2% mentre i macchinari registrano un -0,8%. In pesante ritardo, invece, i settori della moda – con 155 mila addetti rappresenta un sesto (17,2%) della manifattura artigiana –, con la pelle che segna una riduzione del 18,6% del volume di produzione rispetto a quello di  due anni prima, e l’abbigliamento nel quale la produzione si è ridotta di oltre un terzo (-35,4%).

Nel complesso dei settori in recupero rispetto ai livelli pre-Covid-19, si concentra il 72,6% dell’occupazione delle imprese artigiane manifatturiere.

UN SENTIERO PIENO DI OSTACOLI

Manifattura

Sulla buona performance della manifattura e del made in Italy gravano alcune gravi criticità: il rincaro delle materie prime, il  deragliamento dei prezzi dell’energia, le ombre della crisi ucraina, la difficoltà di reperire il personale specializzato e, come conseguenza dei colli di bottiglia sulle filiere globali, scarsità dei materiali e lunghi tempi di consegna, che si affiancano ad aumenti ‘a tripla cifra’ del costi dei noli marittimi. L’analisi di questi   indicatori critici  è contenuta nel 17° report di Confartigianato ‘Le tendenze a inizio 2022, tra rischi e opportunità per le imprese’ per scaricarlo accedi a ‘Consultare ricerche e studi’.

In Italia sono attive 232 mila imprese artigiane manifatturiere, che danno lavoro a 899 mila addetti, pari al 23,9% dell’occupazione del settore e il 5,2% dell’occupazione delle imprese in tutti i settori.

LA DIVISIONE PER TERRITORIO

Il peso maggiore della manifattura artigiana sull’economia regionale è nelle Marche dove gli addetti delle imprese artigiane manifatturiere sono l’11,3% dell’occupazione delle imprese in tutti i settori della regione. Seguono la Toscana con il 9,4%, il Veneto con il 7,9%, l’Umbria con il 7,7%, l’Emilia Romagna con il 6,3%, la P.a. Bolzano con il 6,2% e il Friuli Venezia Giulia con il 5,5%.

L’apporto dell’artigianato manifatturiero all’economia del territorio è più elevato a Prato, provincia nella quale gli addetti delle imprese artigiane manifatturiere sono il 22,7% dell’occupazione delle imprese in tutti i settori della provincia. Seguono Fermo con il 19,6%, Arezzo con il 14,7%, Macerata con il 13,4%, Pistoia con l’11,3%, Vicenza con l’11,0%, Pesaro Urbino con il 10,8%, Rovigo con il 10,1% Barletta-Andria e Trani con il 9,1% e Padova con il 9,0%.