Distretti industriali: il futuro tra digitalizzazione, crisi e nuove strategie

I distretti produttivi italiani sfidano la crisi con innovazione e sostenibilità. Ecco dati e strategie per un futuro competitivo

Distretti industriali digitalizzazione e crisi

Il futuro dei distretti produttivi italiani? Secondo i dati diffusi dal sedicesimo Rapporto di Intesa Sanpaolo, “Economia e finanza dei distretti industriali: le sfide green e digitale”, non mancano gli spazi di manovra. A patto, però, che le imprese investano in:

  • Fonti rinnovabili ed efficientamento energetico: tra il 2019 e il 2023, un quarto delle imprese dei distretti è riuscito a contenere al 4% l’aumento delle bollette energetiche
  • Transizione digitale: chi ha investito in macchinari 4.0 ha visto un aumento sia del fatturato (32,5% tra il 2019 e il 2022) che della produttività. Ma digitalizzare vuol dire anche acquisire nuovi clienti, vendere i propri prodotti su nuovi mercati, reperire informazioni dirette attraverso i social, sfruttare nuove sinergie. Transizione 5.0 mette a disposizione 13 miliardi di euro di crediti di imposta.
  • Valorizzazione dei collaboratori riconoscendone il merito, proponendo piani carriera e remunerazioni al rialzo
  • Formazione dei collaboratori per agganciare le transizioni green e digitale, che chiedono figure professionali sempre più specializzate
  • Managerializzazione
  • Innovazione e sostenibilità non solo di prodotti e processi ma anche dei servizi offerti ai clienti
  • Collaborazione sinergica con ITS, Università e centri di ricerca: l’allineamento tra bisogni imprenditoriali, dettati dai cambiamenti dei mercati, e preparazione scolastica non è più procrastinabile

I DISTRETTI E LA CRISI GLOBALE

Distretti industriali digitalizzazione e crisi

La plastica di Gavirate e Tradate, le confezioni del gallaratese, la chimica di Castellanza, il tessile di Busto Arsizio, la meccanica di precisione del saronnese, di Varese e del gallaratese, la lavorazione dei metalli nella Valle dell’Arno e l’Aerospace lombardo si trovano in un momento economico particolare. Problema che si registra a livello nazionale: ovunque si chieda, le imprese parlano di crisi, calo delle commesse, difficoltà nei rapporti con fornitori e clienti. Nonostante la capacità di adattamento dei distretti, la policrisi di questi ultimi anni non facilita la risalita a causa di:

  • Crisi aziendali di grandi realtà industriali che, da alcuni mesi, stanno interessando proprio la provincia di Varese mettendo in seria difficoltà l’indotto
  • Competizione globale sempre più intensa che colpisce molte realtà imprenditoriali che devono fare i conti con una concorrenza che produce a costi inferiori e non si attiene a regolamenti e direttive. Questo ha messo sotto pressione margini e sostenibilità
  • Costi delle Materie Prime: in alcuni casi i prezzi sono raddoppiati se non triplicati. E questo interessa in modo traversale tutti i settori. Un numero maggiore di piccole e medie imprese che operano non è riuscito a trasferire gli aumenti sui clienti finali
  • Cambiamenti nelle supply chain: dalla pandemia da Covid 19 gli approvvigionamenti si sono fatti difficili, sono aumentati i costi e i ritardi. Questo ha colpito duramente le imprese che dipendono da fornitori internazionali per le materie prime e i componenti
  • Ritardi nell’innovazione: non tutte le imprese sono riuscite ad agganciare i cambiamenti dei mercati investendo in nuove tecnologie e processi di riorganizzazione

LE PMI NEI DISTRETTI: UN MODELLO SUL QUALE INVESTIRE

I problemi non mancano. Ma è proprio nei momenti in cui l’economia si dimostra traballante che il modello dei distretti si dimostra più resistente, reattivo e in grado di fare sistema. E le piccole e medie imprese, che rappresentano il 99% del tessuto imprenditoriale italiano e il 65% dell’occupazione totale, proprio nei distretti possono trovare una risposta alle crisi congiunte. Ecco come:

  • Collaborazione, reti locali ed economia di scala: sempre più imprenditori contattati da Confartigianato Imprese Territorio raccontano della necessità di creare network, reti informali, collaborazioni e condivisioni con altre realtà per ottimizzare i risultati, diminuire i costi e fornire servizi “chiavi in mano” ai clienti. Le reti locali possono incidere positivamente sui costi dell’approvvigionamento energetico, della logistica e delle materie prime. Questo può portare a nuove opportunità di business
  • Innovazione: la vicinanza delle imprese aiuta lo scambio di idee, conoscenze, Know-how, esperienze e tecnologie, diffonde e sostiene l’innovazione, migliora la competitività
  • Sostenibilità: in questi ultimi anni un numero crescente di Pmi ha iniziato un percorso di compliance a quei criteri ESG (ambiente, sociale e governance d’impresa) che fanno la differenza nei rapporti con i grossi fornitori, anche esteri. L’uso di materiali riciclati o alternativi, la progettazione di macchinari per l’uso di materiali “bio”, l’introduzione della Lean production stanno conquistando l’attenzione dei clienti anche su prodotti “etici”. Questo permette un migliore coordinamento tra produzione, logistica e scorte di magazzino
  • Specializzazione e qualità: le imprese dei distretti si specializzano in settori specifici e sviluppano competenze e Know-how unici. Questo sta alla base di prodotti d’eccellenza in grado di conquistarsi importanti nicchie di mercato
  • Internazionalizzazione: le imprese dei distretti dimostrano, da sempre, una vocazione all’export. Nel 2024, l'avanzo commerciale dei distretti è salito di altri 4,4 miliardi di euro (+4,8%), toccando la quota record di 94,3 miliardi di euro
  • Flessibilità e adattabilità: sono i punti di forza delle piccole e medie imprese che, proprio grazie a questi, all’interno dei distretti riescono a rispondere rapidamente alle richieste dei clienti adottando anche strategie just in time
  • Responsabilità sociale: sostenendo l’occupazione locale, le imprese incidono sul benessere dei territori e delle loro comunità
  • Visibilità e reputazione: le realtà che operano nei distretti possono ottenere anche una maggiore visibilità e consolidare la loro reputazione. Ciò significa attrarre nuovi clienti e investitori
  • Diversa valutazione del rischio di impresa: solitamente, alle aziende che fanno parte dei distretti le banche applicano tassi di interesse più bassi rispetto alle altre
  • Politiche di sostegno: incentivi fiscali, finanziamenti per l’innovazione e la formazione, di natura locale e nazionale, possono aiutare le imprese ad affrontare le difficoltà e a organizzare percorsi di crescita

LA FORZA DEI DISTRETTI: 25% DEL PIL NAZIONALE

Da un’attenta lettura dei dati di Intesa Sanpaolo, sui distretti non solo si può ma si deve ancora scommettere: se nel 2023 l’incremento è stato dell’8%, lo scorso anno si è raggiunto un +20% e in questo 2025 l’aumento del fatturato dovrebbe portarsi sul 2%. Notizie positive anche per quanto riguarda il patrimonio netto percentuale del passivo, nei distretti salito sopra la soglia del 30%. Nel 2024, nel nostro Paese si contavano 141 distretti industriali, capaci di generare il 25% del Pil nazionale. Danno lavoro a milioni di persone e sostengono l’occupazione locale.  

DAI MINI-DISTRETTI, LA SCOSSA ALL’ECONOMIA

Insomma, i distretti non sono storia vecchia. Anzi, potremmo affermare che il cambiamento dell’economia territoriale – locale e nazionale – potrà manifestarsi proprio attraverso il rilancio di quelle piccole e medie imprese che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy: dagli orefici di Valenza alle macchine agricole di Reggio Emilia e Modena, dalle calzature di Fermo al tessile di Prato, dalla ceramica di Sassuolo alla occhialeria di Belluno, dall’arredamento della Brianza alla carta di Lucca e al distretto di Riviera del Brenta, specializzato nelle scarpe da donna di lusso, è un ribollire di scommesse e sfide per poter affrontare con una nuova idea imprenditoriale – l’apertura ad investitori finanziari potrebbe essere una valida soluzione - gli effetti della nuova globalizzazione.
Lo sanno bene anche quelle imprese che, in provincia di Varese, sono le protagoniste di un modello multi-distrettuale composto da tanti mini-distretti nei quali operano diverse realtà imprenditoriali integrate in una rete di relazioni di cooperazione informale e di lungo periodo. Un sistema reticolare basato su relazioni, anche sociali, e su un reciproco supporto. E che, anche attraverso la collaborazione con le Università, a volte ha saputo spingere sull’acceleratore dell’innovazione e dell’internazionalizzazione.

Se da un lato, quindi, la professionalizzazione dei collaboratori e la capacità di esportare sono ancora, e saranno anche in futuro, i principali punti di forza dei distretti, dall’altro si deve insistere su un aggiornamento costante che faciliti ancora più le imprese ad interconnettersi con l’ambiente esterno, a innovare processi e prodotti, ad aumentare la loro competitività sui mercati esteri e ad aumentare dipendenti e fatturato. La sfida è aperta. Davide Ielmini

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