Energia, aumenti del 360% in azienda. La soluzione? «Aspettare che passi la tempesta»

Energia, aumenti del 360% in azienda. La soluzione? «Aspettare che passi la tempesta»
Caro energia podcast

«La sola certezza è che bisogna attendere che passi la bufera»: lo sostiene Marzio Galeotti, docente di Economia dell’ambiente e dell’energia all’Università degli Studi di Milano, e direttore della ricerca scientifica alla Fondazione Eni Enrico Mattei a Milano, ospite del podcast di Imprese e Territorio dedicato alla crisi energetica.
L’altalena dei prezzi ha messo a dura prova le imprese, soprattutto quelle micro e piccole e del comparto della manifattura, a tal punto che l’attesa si è fatta snervante. Secondo le tariffe approvate dall’Autorità, nel primo trimestre 2022 un kWh di energia elettrica (a cui si sommano le spese di trasporto e oneri) costa ad una microimpresa 4,6 volte (+360%) quello pagato un anno prima, mentre il costo di un metro cubo di gas naturale si è moltiplicato per 4,4 volte (+336%).

La matematica non è un’opinione e due più due fa quattro: «L’aumento dei prezzi dell’energia – continua il docente - influenza i costi di produzione delle imprese e queste aumentano i prezzi dei prodotti nella misura in cui riescono a farlo». Ma al di là di una certa misura si crolla.

IMPREPARATI ALLO CHOC ENERGETICO

Marzio Galeotti offre un’iniezione di realismo e sottolinea quanto «gli shock energetici abbiano sempre trovato impreparate le economie. Di conseguenza, quando si parla di energia è sempre difficile fare previsioni». A maggior ragione in un momento storico in cui ad uno shock dell’offerta corrisponde uno shock della domanda. Le economie mondiali hanno risposto con misure adatte a questa bolla energetica? Hanno risposto, punto. E qui il professore riflette su quanto «la riduzione degli oneri di sistema nella bolletta elettrica non debba essere uguale per tutti: gli aiuti devono essere selettivi, altrimenti viene meno l’effetto distributivo che si scatena dalla congiunzione tra aumento dei prezzi e riduzione del potere di acquisto».

NUCLEARE ED EXTRA PROFITTI

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Le altre cartucce a disposizione dei governi potrebbero sparare a salve. A partire da una maggiore estrazione di metano da giacimenti italiani, «una misura che non ridurrebbe la nostra dipendenza energetica dai Paesi esteri», a maggior ragione dalla Russia. Il professore dell’Università degli Studi pone alcuni punti interrogativi anche sull’utilizzo del nucleare e sulla tassazione degli extra profitti delle società energetiche che, grazie all’aumento dei prezzi, stanno ottenendo enormi guadagni: «In questo caso, ad essere danneggiati saranno proprio i produttori di energie rinnovabili, e questa scelta è in piena contraddizione con il piano della transizione green. Inoltre, le due centrali nucleari in costruzioni in Europa richiedono tempi e costi nettamente superiori a quelli preventivati».

Ma sul piatto, Galeotti serve un’altra portata bollente: «L’aumento dei prezzi dell’energia dovrebbe essere in linea di principio una buona notizia per chi vuole ridurre le emissioni e de-carbonizzare». Le ragioni che stanno alla base di questa sana provocazione, le scoprirete ascoltando il podcast di Imprese e Territorio.

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