Imballaggi, cosa cambia: il 2023 è l'anno della prima rivoluzione del packaging

Imballaggi, cosa cambia: il 2023 è l'anno della prima rivoluzione del packaging
Item imballaggi packaging

Nel settore degli imballaggi cambia tutto: dal primo gennaio è obbligatoria l’etichettatura ambientale. Si tratta solo di una tessera (per quanto importantissima) che costituisce l’immenso puzzle del mondo del packaging. E’ stato proprio questo argomento il protagonista dell’ultimo item targato Confartigianato Imprese e Territorio. Una trama, questa: “Oramai il packaging deve concentrarsi su aspetti che vanno oltre l’estetica, ma anche su tematiche riguardanti la sostenibilità e l’adozione di materiali che rispettino il pianeta. E poi c’è il fattore e-commerce, settore che cresce a dismisura giorno dopo giorno, e che richiede imballaggi e tecnologie di stampa digitale sempre più all’avanguardia. I brand, con questi sviluppi tecnologici, vorranno una più alta fidelizzazione e coinvolgimento dei clienti e il packaging non farà che aiutare nella creazione di un’esperienza d’acquisto importante da condividere attraverso i social media, attraendo anche nuovi utenti e generando più conversioni” per due ospiti, Alessandra Lo Piccolo, esperta ambientale di Artser, e Giorgio Ghiringhelli, senior advisor del Green Transition Hub della Liuc nonché docente a contratto dell’università di Castellanza.

DOVE SMALTIRE IL PACKAGING

Item imballaggi packaging

«L’obbligatorietà dell’etichetta ambientale – ha spiegato Lo Piccolo – non è una vera e propria novità: è una normativa pensata già da qualche anno che poi è stata un po' messa da parte a livello pratico per capire come gestirla. Adesso è in vigore l'obbligatorietà di avere questa etichetta su ogni tipo di imballaggio. L'obbligatorietà dell'etichettatura ambientale impone di etichettare il proprio imballaggio andando a definire caratteristiche e destinazione finale. Permette una consegna delle merci al consumatore finale in un modo più dettagliato, fornendogli informazioni sul contenitore della merce. Serve ai consumatori per capire dove buttare la confezione che non serve più”. L’etichetta deve dare informazioni essenziali: la tipologia di materiale (se carta cartone plastica) o scritta in modo letterale o con un disegno, e la destinazione finale, cioè dove smaltirlo per evitare che diventi rifiuto indifferenziato. Giacché ogni Comune ha le sue normative, è bene controllarle. In sintesi, ora nessuno può produrre un imballaggio nuovo senza etichettatura ambientale. Quest’ultima fa capire come gestire l'imballaggio al consumatore e all'azienda, che deve capire se è riciclabile, e a quale ditta destinarlo per evitare che diventi un rifiuto come un altro.

180 CHILI DI RIFIUTI A TESTA 

Item imballaggi packaging

Un recente rapporto di The Business Research Company evidenzia che nel 2022 il mercato globale degli imballaggi riciclabili ha raggiunto i 28,3 miliardi di dollari di valore con un tasso di crescita del 7,2% rispetto al 2021 e che toccherà, nel 2026, quota 34,2 miliardi di dollari. «La riciclabilità – ha chiarito Ghiringhelli – è definita dal materiale. I non riciclabili sono composti da tanti materiali incompatibili tra loro (come polimeri diversi di plastica). La modalità di raccolta cambia da Comune a Comune e può essere difficile orientarsi. A seconda degli impianti di destinazione l'imballaggio può essere separato bene, o meno, e recuperato. I riciclabili sono quelli fatti con uno o pochi materiali, semplici da separare». «Il problema degli imballaggi – ha aggiunto la dottoressa Lo Piccolo – sono i rifiuti che ne derivano. Ogni europeo produce quasi 180 kg di rifiuti da imballaggio l'anno. Ci sono due strategie, riciclo e riuso, per limitare il problema dei rifiuti, destinati a crescere. Il riciclo richiede specifiche caratteristiche tecniche, di qualità e di efficienza e quindi è più difficile da attuare a livello pratico. Il riuso è la pratica più comune, il famoso “vuoto a rendere”: restituisco lo stesso imballaggio alla ditta, senza che si smaltisca o si deteriori».

Dato che il mercato spinge sull’imballaggio green e tecnologicamente avanzato ma, perché si possano sviluppare imballaggi di questo tipo, occorrono complessi processi di ricerca e sviluppo, che in genere possono permettersi solo le grandi industrie. Le Pmi sono destinate a rimanere fuori dai giochi? Risponde Ghiringhelli: «L'industria del packaging in Italia è eccellenza a livello mondiale, ed è già fondata su Pmi e sulla loro alta capacità di innovazione. Un banale imballaggio del prosciutto cotto (è un esempio) ha proprietà di conservazione e tenuta dei gas che fanno sì che quel prodotto duri a lungo e sia sicuro. Sono ottimista nella capacità di innovazione delle Pmi, se collaborano con università del territorio e associazioni di categoria. Serve un quadro normativo stabile e una certa capacità delle nostre imprese di interloquire con chi decide come devono essere gli imballaggi, come l’Unione Europea».

VERSO LA SVOLTA EUROPEA

Sempre in Europa, si discute di un nuovo regolamento per ridurre i rifiuti da imballaggio che tanto ha già fatto mormorare le imprese. Tra le novità la norma prevede l'obbligo di ridurre i rifiuti da imballaggio pro capite del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040 rispetto ai valori del 2018 e impone di rendere entro il 2030 tutto il packaging circolare.

«Quello che sto vedendo in Italia – è il commento dell’esperto – è che si è fatto troppo rumore rispetto a questo regolamento: è ovvio che il riuso sia meglio del riciclo. Pertanto il miglior imballaggio è quello che non si produce, dal punto di vista dei rifiuti. Vengono posti obiettivi mai visti prima su riuso e riutilizzo. La sfida per le imprese è porre una giusta resistenza affinché questi obiettivi non siano troppo veloci, tenendo conto che la strada tracciata è ineluttabile. Non entriamo nell'errore di contrapporre l'industria del riciclo con la possibilità di utilizzare gli imballaggi. C'è una diversificazione sempre maggiore negli ambiti di consumo. Nel futuro vedo un fiorire di soluzioni di applicazioni e gli imballaggi che conosciamo già adesso potrebbero sparire, o mutare». Come ha chiarito Lo Piccolo, il consumatore sarà sempre più invogliato ad acquistare un prodotto se non crea problemi all'ambiente. Anche questo aspetto è fondamentale per le imprese.

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