LinkedIn, un social formato Pmi: «Chi ha pazienza vince la sfida online»

LinkedIn, un social formato Pmi:  «Chi ha pazienza vince la sfida online»

Una leva per fare business e uno strumento per accrescere la notorietà del proprio brand ma anche per attirare talenti. È LinkedIn, il social network del lavoro, delle relazioni e dei professionisti, che sta sempre più prendendo piede anche tra le piccole imprese. Se ne è parlato in occasione dell’ultimo Item d’Impresa in diretta, annoverandolo tra le opportunità.

Opportunità che merita di essere conosciuta. «In Italia oggi su LinkedIn ci sono 620mila imprese, di cui 100mila manifatturiere – inquadra il tema Antonio Belloni, consulente di direzione e coordinatore del Centro Studi Imprese Territorio di Artser - potenzialmente è un mercato. Ormai è assodato ed è diventato utile non solo per chi vende ma anche per chi fa B2B».

«Possiamo vederlo come una leva – aggiunge Alessia Bellon, comunicatrice digitale ed esperta in formazione LinkedIn for Business – ma va costruita e resa potente per raggiungere dei risultati. Partendo da un presupposto: “Le aziende che utilizzano LinkedIn hanno il 35% di probabilità in più di chiudere gli affari in modo efficace”».

Come approcciarsi a questo strumento? «Non ci si può improvvisare – avverte Duilio Colonna, giornalista esperto in comunicazione digitale e social network – serve una strategia basata su un piano di comunicazione aziendale. Sia per evitare il rischio di “fail”, gli scivoloni sui social, sia perché LinkedIn è una pubblica piazza digitale e se, ad esempio, ci sono dipendenti scontenti e grosso turnover in azienda, la reputazione rischia di essere danneggiata».

E gli obiettivi da porsi sono sostanzialmente tre: «Acquisire nuovi clienti, accrescere la notorietà del proprio brand e attirare talenti» afferma Bellon. Ma nello specifico anche «mostrare il proprio luogo di lavoro in vista di una fiera, a lanciare nuovi prodotti, campagne mirate per l'internazionalizzazione, ricerca di distributori, potenziali clienti o fornitori ad un costo contenuto: LinkedIn è un ambiente che aiuta ad aprire relazioni e opportunità di business».

Per fare centro sul “social del lavoro”, i contenuti sono la chiave. Per farsi notare, bisogna concentrarsi sulle informazioni rilevanti per i propri interlocutori.

Considerando anche che il tasso di dispersione dei singoli post è molto più basso rispetto a quello di Facebook e che le comunità di LinkedIn sono più verticali. Tanto che si può diventare “leader di opinione del proprio settore”, come sottolinea Colonna. E allora Alessia Bellon suggerisce di «curare la qualità più che la quantità», mentre Antonio Belloni invita a scegliere «contenuti di valore e di utilità, per cogliere dove sta il problema per il cliente». Utilizzando informazioni che si hanno in azienda, come report e spiegazioni pratiche che vadano oltre il manuale di istruzioni. Oppure raccontando la vita aziendale: piccole cose, dal caffè per festeggiare un compleanno o un pensionamento alla sicurezza in azienda.

«È importante per lo spirito di squadra e perché piace ai nostri clienti - spiega Alessia Bellon - soprattutto i contenuti più autentici, creati internamente all’azienda». Perché, aggiunge Duilio Colonna, «il pubblico cerca esempi positivi - i volti, la quotidianità, i successi ma anche i fallimenti - invece che contenuti autoreferenziali e promozionali fatti a tavolino. Le persone cercano autenticità e trasparenza in un mondo, quello dei social, che è troppo patinato».

Poi però, una volta attivato lo strumento, vanno anche gestiti i rischi, dalla privacy dei dipendenti alle possibili “crisi”, e le conseguenze. «Occorre una cultura aziendale che sappia lavorare con LinkedIn» avvisa Bellon. E Colonna aggiunge «i feedback diretti, che possono essere una grande risorsa», ma anche «la generazione di lead, i rapporti con i fornitori, i candidati collaboratori». Su questo aspetto in particolare, il “passaparola digitale” su LinkedIn alimenta un circolo virtuoso, che può consentire sia di acquisire talenti di valore, per accrescere il business, sia di trattenere i collaboratori che si ha già in casa. E i tempi di ritorno dell’investimento-LinkedIn? «Sui social la pazienza non esiste, ma chi ce l’ha vince» chiosa Belloni.

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