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Formazione, partnership e report: l’ABC per diventare una Pmi sostenibile

 Formazione, partnership e report: l’ABC per diventare una Pmi sostenibile
Azienda ESG

In un mondo sempre più concentrato sulle questioni ambientali e sulle sfide del cambiamento climatico, la sostenibilità si è affermata come una priorità chiave non solo per i governi e le grandi corporazioni, ma anche per le piccole e medie imprese. Quest'ultime stanno iniziando a riconoscere l'importanza e il valore di integrare pratiche sostenibili nei loro modelli di business.

Secondo le ultime ricerche, un numero crescente di queste imprese sta esplorando e investendo in soluzioni sostenibili, sia per rispondere alla domanda del mercato che per anticipare le normative ambientali sempre più stringenti. Tuttavia, nonostante questi progressi, molte Pmi si trovano di fronte a sfide significative, tra cui limitazioni di budget, mancanza di conoscenze specifiche e difficoltà nell'accesso a tecnologie innovative.

In questo contesto, abbiamo l'opportunità di parlare con Emanuele Bompan, il direttore della rivista di economia Materia Rinnovabile, un nome influente nel campo della sostenibilità e del giornalismo ambientale. La sua profonda conoscenza e la sua esperienza nel settore offrono prospettive vitali su come le Pmi italiane possano non solo affrontare queste sfide, ma anche trarre vantaggio dal passaggio a pratiche più sostenibili.

Basandoti sulla tua esperienza e conoscenza, come definiresti l'importanza della sostenibilità ambientale per le Pmi italiane oggi? Quali sono i vantaggi principali per un'azienda che decide di intraprendere un percorso verso la sostenibilità?

Le Pmi italiane si dividono in due categorie: quelle nativamente sostenibili, incentrate su prodotti o servizi per la sostenibilità, e quelle che devono integrare la sostenibilità in prodotti non direttamente legati ad essa. Le prime devono massimizzare l'efficienza dei processi e l'impegno nella sostenibilità, sia per una questione di rappresentanza che per contenere i costi.

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Le seconde hanno varie opzioni, dipendenti dal settore, con l'efficientamento energetico come elemento chiave, sia per ridurre i costi che per il vantaggio economico, valutando gli investimenti nelle tecnologie di efficientamento o di produzione di energia da fonti rinnovabili. Possono essere dei power purchase agreement per dei piccoli impianti oppure possono essere degli investimenti in nuovi macchinari più sostenibili. Ovviamente vanno studiati con molta attenzione e in questo caso la Pmi si deve affidare a degli esterni.
La sostenibilità, quindi, non riguarda solo la protezione ambientale, ma è vitale per garantire la sopravvivenza economica in un mondo con un clima sempre più rischioso. Penso che oggi per una Pmi sia importante capire innanzitutto il motivo per cui è bene fare sostenibilità e come iniziare a farla.
Quando si parla di ambiente non si parla di proteggere uccellini o l'orso polare: per il mondo economico, si tratta di garantire la propria sopravvivenza in un mondo con un clima eccessivamente rischioso, che sempre più impatta ai sistemi economici; per questo è fondamentale la decarbonizzazione. La transizione verso la sostenibilità deve essere profonda e impattante, soprattutto sul lungo periodo, e ciò favorirà le Pmi. Come farlo, ovviamente, è la vera difficoltà.

Per una Pmi che desidera iniziare il suo percorso verso la sostenibilità, quali sono i primi passi pratici che consiglieresti? Ci sono strategie iniziali o cambiamenti fondamentali che possono fare la differenza?

Si dice sempre che la sostenibilità è un percorso, un percorso che bisogna fare accompagnati da qualcuno; quindi, il primo passo per una Pmi verso la sostenibilità è identificare un partner affidabile per la consulenza.

Spesso, le Pmi non dispongono di un energy manager o esperti di sostenibilità interni, quindi è essenziale scegliere un partner competente.

A livello pratico gli step iniziali da fare per una Pmi sono tre:

  1. Prendere coscienza delle normative italiane, europee e internazionali
  2. Scegliere gli strumenti per valutare i propri impatti ambientali
  3. Analisi costi-benefici
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Il primo passo è un requisito essenziale: ovviamente le Pmi già conoscono la maggior parte delle normative visto che le devono affrontare ogni giorno ma è bene sempre essere aggiornati per capire quali sono le evoluzioni a livello europeo e per anticipare le tendenze internazionali: dai negoziati sul clima a tutte le direttive italiane ed europee.

Il secondo passo è altrettanto decisivo nel processo di sostenibilità perché significa conoscere sé stessi; conoscere sé stessi permette alle Pmi di avere i dati che servono per agire sull’efficientamento e sulle trasformazioni. Per questo è fondamentale l'indice di materialità, l’LCA (Life Cycle Assessment – valutazione del ciclo vita, ndr) e l’analisi dell’impronta carbonica.

Infine, le Pmi dovrebbero analizzare i costi e i benefici dei loro investimenti in sostenibilità, considerando il ritorno economico e l'impatto ambientale. È vantaggioso suddividere il percorso in vari step, iniziando dall'efficientamento energetico, che di solito offre ritorni sugli investimenti più rapidi, e poi passare ad altri aspetti come la biodiversità. Inoltre, è utile esplorare le opportunità di finanziamento, sia a livello europeo che da banche private, per l'innovazione e l'efficientamento dei processi.

In che modo la tecnologia e l'innovazione possono aiutare le Pmi italiane a diventare più sostenibili? Ci sono esempi specifici o tendenze emergenti che potrebbero essere particolarmente utili?

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La trasformazione verso la sostenibilità inizia con la scelta di transizioni di processo prima ancora che tecnologiche. Quali sono dei comportamenti, delle abitudini, delle pratiche non tecnologiche che posso adottare per ridurre gli impatti e ridurre i costi? Questo è il primo step che va affrontato.

Una volta sviscerate tutte le soluzioni non tecnologiche, si passa alla valutazione delle tecnologie per l'efficientamento energetico e la produzione di energia rinnovabile, come sistemi di cogenerazione e pompe di calore. Qui abbiamo ovviamente un range ampio tanto quanto sono i codici Ateco, perché ogni azienda ha le sue tecnologie di riferimento e le sue aree di intervento.

Poi, andando all'interno della gestione ci sono i software che giocano un ruolo chiave nell'ottimizzazione dei processi, come la logistica e la gestione dei magazzini, contribuendo a ridurre i consumi energetici. Le tecnologie emergenti includono l'uso di machine learning e sistemi cloud, che rientrano nell'ambito di quella che viene definita oggi l’industria 4.0. Di fatto tutti quei processi, soprattutto digitali, si possono utilizzare molto. Sono più scettico, a volte, sull’iper-robotizzazione, perché comunque ha un costo e un impatto molto elevato e alcuni processi possono essere molto costosi dal punto di vista energetico e, non sempre, sono efficienti.

Inoltre, le soluzioni basate sulla natura, come l'utilizzo di piante per la gestione delle risorse idriche e il rimboschimento, stanno emergendo come strumenti efficaci nella bioeconomia. Queste pratiche non solo aiutano a ridurre l'impatto ambientale, ma possono anche essere vantaggiose per la rigenerazione del suolo e le pratiche di agroecologia; ad esempio, se ho bisogno di contenere l’acqua in caso di forti piogge anziché costruire una vasca di cemento e laminazione si possono costruire sistemi di piante che aiutano con la captazione dell'acqua a ridurre l'impatto dei fenomeni temporaleschi, favorendo così la rigenerazione del suolo. Ci sono tante soluzioni naturali, ma allo stesso tempo tecnologiche, che vengono fatte con grande sapienza in cui la tecnologia non è fatta di silicio o di chimica ma è fatta di oggetti organici come le piante.

Infine, è importante per le Pmi collaborare con associazioni di categoria e creare reti di imprese per innovare nei processi e nell'efficientamento energetico. È molto importante creare reti di imprese: nell'economia circolare, ad esempio, è fondamentale creare dei sistemi di simbiosi industriale per trarre vantaggio, ognuno reciprocamente, dagli scarti di un altro creando dei sistemi di flusso e di scambio delle materie prime e degli scarti derivati dei processi industriali. L'unione fa la forza e per le Pmi è molto, molto vero.

Spesso si pensa che la sostenibilità comporti costi elevati. Puoi illustrare, invece, come la sostenibilità possa in realtà essere economicamente vantaggiosa per le Pmi e di come possa influenzare positivamente la loro immagine e reputazione?

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La sostenibilità, se ben gestita nel medio-lungo termine, può essere economicamente vantaggiosa per le Pmi. Ad esempio, durante la crisi energetica legata alla guerra in Ucraina, le aziende con processi efficientati o con sistemi alternativi di approvvigionamento energetico come biometano o impianti fotovoltaici hanno meglio gestito l'aumento dei prezzi dell'energia. Inoltre, l'adozione di pratiche di economia circolare, come il riciclo e il riutilizzo di materiali, contribuisce alla diversificazione delle supply chain e all'estensione della vita di macchinari e prodotti.

Un altro vantaggio della sostenibilità è un miglior accesso al credito: sempre di più il 2024 sarà l'anno della finanza ambientale, con la grande transizione delle banche multilaterali di sviluppo. Le banche stanno sempre più privilegiando progetti sostenibili, sia per le grandi aziende che per le Pmi. Questo trend si rafforzerà nel 2024 con la transizione delle banche multilaterali di sviluppo verso la finanza green.

Infine, la sostenibilità influisce positivamente sul posizionamento di mercato. C'è una crescente tendenza di clienti, sia B2B che consumatori finali, a preferire e pagare di più per prodotti sostenibili. Tuttavia, è fondamentale che le aziende sostengano le loro affermazioni green con azioni concrete, poiché false dichiarazioni possono danneggiare sia la reputazione che l'accesso al credito. I report di sostenibilità sono sempre più verificati da terze parti e devono essere accurati per evitare conseguenze legali.

Per tirare le fila del discorso e fissare i concetti più importanti, immaginiamo di dover creare una breve e semplice guida alla sostenibilità per le Pmi italiane. Non ti chiedo, per ovvie ragioni, di svilupparla completamente ma, come fosse una sorta di teaser, di darci i titoli dei paragrafi che dovrebbe avere questa guida destinata alle Pmi italiane

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Una guida alla sostenibilità per le Pmi potrebbe essere strutturata nei seguenti capitoli:

  1. Forma te stesso: assicurarsi di avere in azienda persone competenti che comprendano concetti chiave come la transizione ecologica, la decarbonizzazione e le direttive europee.
  2. Inizio di un lungo viaggio – Con chi farlo: identificare partner industriali, reti aziendali, associazioni di categoria e società di consulting che possono accompagnare l'azienda in questo percorso.
  3. Conoscere davvero se stessi: un'analisi interna per comprendere gli impatti ambientali dell'azienda e i rischi associati.
  4. Trova gli strumenti: ricerca degli strumenti più adatti per l'innovazione tecnologica, l'accesso ai finanziamenti e l'integrazione di nuove professionalità focalizzate su efficientamento energetico e decarbonizzazione.
  5. Implementazione: creare una roadmap chiara e un piano economico a lungo termine, con obiettivi fissati per il 2030 e il 2050, in linea con le decisioni internazionali e di settore.
  6. Far vedere e rendicontare: dedicarsi al reporting dettagliato e alla comunicazione marketing, mostrando al mondo i risultati raggiunti, ma solo dopo averli effettivamente ottenuti. Giuliano Terenzi