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Caro energia, imprese in ginocchio: «Elettricità al 350%, ma non ci fermiamo»

Caro energia, imprese in ginocchio: «Elettricità al 350%, ma non ci fermiamo»

Il gas che si impenna a 2,10 euro al metro cubo, la quotazione del Pun (Prezzo unico nazionale dell’energia elettrica) che raggiunge valori medi intorno a 400 euro al megawattora e il petrolio, che ha superato i 100 dollari al barile portando i prezzi della benzina alla pompa a 2,3 euro al litro e quelli del gasolio a 2,4. Le bollette di imprese e famiglie, causa il conflitto russo-ucraino, si fanno ogni giorno sempre più pesanti. Il governo di Mario Draghi sta lavorando a interventi massicci, a partire da un’aggiunta di altri 5-7 miliardi a quelli già messi a disposizione per calmierare i prezzi: in totale si dovrebbe arrivare a 16 miliardi. Poi, l’azzeramento degli oneri di sistema per imprese e famiglie, l’abbassamento dell’Iva al 5% per il gas, il prezzo controllato dell’elettricità e del gas, lo sblocco dei procedimenti autorizzativi su impianti e autoproduzione da fonti rinnovabili.

Sulle imprese incombe il fantasma del “fermo produzione”, ma è questa la sola e unica soluzione alla crisi? Confartigianato Varese lo ha chiesto direttamente agli imprenditori e ad alcuni docenti universitari. E l’inchiesta prosegue con una nuova survey – per capire ancora meglio la gravità del problema – e altre interviste.

 


Perché gli imprenditori, soprattutto i piccoli e di qualsiasi settore, corrono sul filo del rasoio: le risorse finanziarie accumulate in questi ultimi anni sono state utilizzate, da molti, per investire in innovazione. E, per chi ha colto da subito la fiammata economica post-Covid, per inserire in officina e laboratorio giovani motivati. Ma ora, il castello della ripresa è minato alle fondamenta: i costi di energia elettrica e gas stanno piegando la resistenza anche degli imprenditori più fiduciosi.

AL FERMO PRODUZIONE SI PENSA, MA NON SI FA
Negli ultimi due mesi, secondo i dati delle ultime bollette ricevute dalle imprese di Confartigianato Varese, il prezzo dell’energia elettrica è aumentato di tre o quattro volte; del 60% e del 76%. E più. Una bordata che ha fatto lievitare i costi mensili anche di decine di migliaia di euro e che sta insistentemente tracciando un percorso sul quale molte, troppe, imprese stanno riflettendo: spegnere tutto e chiedere la cassa integrazione per i propri dipendenti. Produrre a zero margine non è fare impresa, però al fermo produzione si pensa ma non si fa. E si va avanti. Ha schivato gli aumenti chi, due o tre anni fa, aveva sottoscritto un contratto a prezzo bloccato con un gruppo di acquisto di energia e gas, ma anche in questo caso qualcosa cambierà.

ELETTRICITA’ A COSTO FISSO E GAS AL 60%: «NOI INVESTIAMO»
Isabella Mariani, co-titolare di Cabi Group (impresa leader nell’assemblaggio di schede elettroniche), va controcorrente: «Stiamo investendo centinaia di migliaia di euro su due linee per l’assemblaggio e la saldatura delle schede elettroniche e la squadrettatura in automatico sfruttando Industria 4.0 e la Nuova Sabatini: o lo facciamo adesso o mai più. Il nostro obiettivo è di diventare sempre più performanti e i nuovi macchinari ci permettono di acquisire nuovi clienti». I costi di energia e gas? Verranno compensati dal maggior guadagno dato dall’innovazione. La Cabi Group non si ferma e non si fermerà: «Siamo energivori e con il nostro fornitore abbiamo bloccato i costi delle materie energetiche, poi ci affidiamo all’impianto fotovoltaico di 70 Kw per calmierare i costi, ma l’energia che produce non ci basta». Il prezzo del gas, poi, è schizzato del 60%.

UNA NUOVA VOCE IN FATTURA: «ADEGUAMENTO DEI PREZZI AI COSTI ENERGETICI»
A fare un passo in più è Barbara Pierini della P.R.M., dove si producono raccordi per impianti petrolchimici: «Per ora stiamo caricando la maggiorazione dei costi di energia e gas su di noi, ma dal mese di aprile nelle nostre fatture comparirà la voce “adeguamento dei prezzi ai costi energetici”. Non possiamo fermarci, ma non possiamo neppure permetterci di intaccare i margini». Le bollette del gas di gennaio e febbraio 2022, all’azienda di Morazzone, hanno registrato un incremento del 76%, «ma soluzioni non ce ne sono: per diminuire i costi dovremmo fermare il forno alimentato a gas ed eliminare i trattamenti termici sui pezzi, ma questo significherebbe perdere lavoro perché i prodotti si romperebbero, il cliente contesterebbe il lavoro e gli impianti si guasterebbero».

IL FOTOVOLTAICO: UNA GOCCIA NEL MARE
Alla Delsa Srl c’è Valeria Dellea, che snocciola dati impressionanti: «Per quanto riguarda l’energia elettrica, da maggio a novembre 2021 l’aumento è stato del 400%; in questi giorni ha registrato una flessione, ma siamo al 350%. A marzo 2021 il gas costava 0,26 euro al metro cubo, a ottobre dello stesso anno era salito a 0,99 per poi scendere leggermente a 0,96 euro. Il rincaro è del 370%». Eppure, le macchine continuano a girare anche senza alcun impianto fotovoltaico.
La Seristampa Srl, azienda di Industrial screen printing che realizza loghi per alcune tra le più importanti multinazionali del settore degli elettrodomestici e dell’automotive, non è energivora ma «in questi ultimi mesi la bolletta della corrente elettrica, dice la co-titolare Gisella Tanzini, è aumentata di tre volte rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, da 5mila a 15mila euro. Però si continua a produrre». Per contrastare la crisi, l’impresa di Barasso ha deciso di potenziare l’impianto fotovoltaico: ai 140 Kw già presenti se ne aggiungeranno altri 60 nel giro di due mesi, «ma sappiamo che tutto questo è una goccia nel mare…». Una goccia sulla quale scommettono molte imprese, vero, ma non sufficiente per arginare quell’innalzamento dei costi energetici che, alla Seristampa, si sommano, per un incremento di migliaia di euro in un anno, al costo dei trasporti: «Noi spediamo ogni giorno affidandoci al servizio dei corrieri privati – conclude Gisella Tanzini – e l’aumento del costo del gasolio si riversa, inevitabilmente, su di noi. E così siamo costretti a negoziarli di settimana in settimana». Soluzioni? «Difficile pensarle: da parte nostra confidiamo nell’arrivo della bella stagione, quando il fotovoltaico entrerà a pieno regime».

In questa situazione, le aziende si trovano a dover fare i conti con un vero paradosso: dover rinunciare al lavoro, che c’è, perchè il rialzo dei prezzi di energia e gas le rende sempre meno competitive.