Impresa e territorio, l'attrattività si gioca sulla qualità della vita

Gli ingredienti per attrarre capitali? Infrastrutture, giustizia efficiente, regole chiare, capitale umano qualificato, burocrazia snella, buona qualità della vita

Imprese e territori

Siamo giunti alla quarta puntata della nostra inchiesta sul rapporto fra imprese e territori, un tema cruciale nato dalla riflessione di Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese, e approfondito nei contributi della nostra Annarita Cacciamani. Al centro, un interrogativo fondamentale: come stanno cambiando le relazioni tra aziende e territori in un’economia sempre più globalizzata eppure, paradossalmente, sempre più attenta alle specificità locali?

Colombo ci ha ispirati sottolineando la necessità di riscoprire e valorizzare le filiere corte e la prossimità produttiva: un paradigma che, dopo anni di delocalizzazioni, sta tornando protagonista grazie alla resilienza e alla capacità delle comunità locali di adattarsi rapidamente ai cambiamenti.

Questo tema è stato scelto perché oggi più che mai imprese e territori devono collaborare per rispondere efficacemente alle sfide globali come la sostenibilità ambientale, le crisi delle supply chain e le emergenze economiche e sociali. Una sinergia che restituisce forza e competitività ai territori, genera occupazione e benessere, e crea un modello di sviluppo più equo e sostenibile, basato sulla valorizzazione delle risorse locali, del capitale umano e delle competenze distintive.

Quali sono davvero i fattori che fanno sì che un territorio attragga investimenti e capitali? Oggi, in un momento storico in cui le imprese si confrontano con trasformazioni sempre più rapide, le imprese devono decidere in fretta dove crescere, investire, innovare. In questo contesto, il territorio non è più solo uno sfondo, è un attore protagonista. Non basta offrire incentivi fiscali o promuovere infrastrutture: serve un ecosistema fatto di semplicità, capitale umano e qualità della vita. È questo il cuore della visione del professor Federico Brunetti, ordinario di Economia e gestione delle imprese, all’Università degli Studi di Verona.

TERRITORI E IMPRESE: QUANDO C'E' DAVVERO UNA SCELTA 

Imprese e territori

«Dobbiamo distinguere due casi - chiarisce Brunetti - Ci sono imprese che scelgono dove collocarsi, e altre che invece sono legate per nascita al territorio degli imprenditori. In Italia, la grande maggioranza delle imprese è medio-piccola e si sviluppa localmente. La scelta vera e propria si presenta solo in realtà più grandi o in gruppi strutturati che valutano l’insediamento di unità produttive su scala nazionale o internazionale».

Ed è in questi casi che emergono con forza i fattori che influenzano davvero le decisioni di insediamento.

COSA E' IMPORTANTE PER UNA IMPRESA CHE PUO' SCEGLIERE?

Quando c’è una reale possibilità di scelta, spiega Brunetti, le variabili da considerare sono molte, ma alcune si rivelano sistematicamente centrali:

  • Accessibilità e logistica, cioè la presenza di infrastrutture di trasporto efficienti: autostrade, ferrovie, aeroporti.
  • Infrastrutture digitali, indispensabili in un contesto sempre più dematerializzato.
  • Sistema giudiziario, sia in termini di velocità dei processi, sia — e soprattutto — di prevedibilità degli esiti.
  • Certezza normativa, cioè la possibilità per l’impresa di operare in un contesto chiaro e stabile, dove le regole non cambiano all’improvviso.
  • Capitale umano, ovvero la disponibilità di persone formate, competenti, capaci di contribuire allo sviluppo dell’impresa.

«La competitività non è solo tecnologia - osserva Brunetti - Le imprese sono ancora fatte di persone. E la qualità del capitale umano resta uno degli elementi chiave per scegliere dove operare».

GIUSTIZIA: LENTEZZA E INCERTEZZA, UN FRENO AGLI INVESTIMENTI

Imprese e territori

Uno dei nodi più critici emersi sui quali si sofferma il docente è quello della giustizia. «In Italia - afferma Brunetti - non brilliamo per rapidità. Ma la vera questione è l’incertezza. Se un’impresa sa che un contenzioso può durare anni e non ha nemmeno un’idea chiara dell’esito, è naturale che sia restia a investire in quel contesto».

E precisa: «Non è solo una questione di diritti dei creditori o dei capitali. È una questione sistemica. La giustizia è uno degli elementi che definiscono l’ambiente d’impresa, e quando è percepita come imprevedibile, diventa un deterrente molto forte».

DIGITALIZZAZIONE E LOGISTICA: UN EQUILIBRIO ANCORA NECESSARIO

A fronte della crescente digitalizzazione, si potrebbe pensare che la logistica abbia perso peso. Ma non è così. «È vero che molti prodotti e servizi viaggiano oggi in formato digitale - osserva Brunetti - ma tanti altri continuano a muoversi su gomma, su rotaia o per via aerea. La vicinanza a una rete logistica efficiente è ancora un vantaggio competitivo decisivo».

POLITICHE PUBBLICHE: UTILI MA NON SUFFICIENTI

Un altro tema importante è quello degli incentivi pubblici. Possono davvero orientare le scelte delle imprese?

«Contano, ma non bastano», risponde Brunetti. «Non credo che un’impresa si sposti solo per un incentivo fiscale. Tuttavia, quando ci sono condizioni simili tra due territori, la presenza di incentivi — economici o organizzativi — può diventare determinante».

E fa un esempio concreto: «In Austria, appena oltre il confine, alcune aree sono diventate molto attrattive grazie a incentivi mirati e a un’amministrazione locale che ha semplificato le procedure. Le imprese apprezzano la snellezza, la possibilità di muoversi senza ostacoli burocratici».

Anche in Italia si potrebbe fare di più: «Spesso la burocrazia diventa soffocante. A volte un imprenditore preferisce rinunciare, oppure rimanda un progetto. Chi è già attivo, resiste; chi dovrebbe partire, spesso non lo fa».

UNIVERSITA' E IMPRESA: UN DIALOGO ANCORA ACERBO 

Il legame tra mondo accademico e impresa è ancora poco sviluppato nel nostro Paese. «In Italia la cultura imprenditoriale è ancora poco orientata alla collaborazione con università e centri di ricerca - osserva Brunetti - All’estero, invece, è più frequente che chi ha lavorato in azienda entri in università, o viceversa. Da noi questo scambio è raro».

Tuttavia, alcuni segnali incoraggianti arrivano dal mondo degli spin-off accademici: aziende nate direttamente da progetti universitari, spesso in settori ad alta innovazione come, ad esempio, l’aerospazio.

«Le università italiane si stanno muovendo — con progetti, poli tecnologici, incubatori — ma resta ancora molto da fare. Anche solo guardando ai territori: in Italia esistono moltissimi atenei, distribuiti abbastanza uniformemente, ma spesso non si riesce a costruire un ecosistema che trasformi la ricerca in impresa».

LA NUOVA PROPRIOTA': QUALITA' DELLA VITA NEI TERRITORI

Il tema che, forse, incide di più è quello della qualità della vita. «Oggi, soprattutto tra i giovani, c’è una diversa scala di valori - spiega Brunetti - . Il lavoro resta importante, ma non si è più disposti a sacrificare tutto per il lavoro. Le persone vogliono vivere bene, e questo orienta anche le imprese nella scelta del territorio».

Cosa significa “vivere bene”? Secondo Brunetti, la qualità della vita si compone di:

  • Servizi essenziali: ospedali, scuole, trasporti pubblici.
  • Servizi di contesto: cultura, sport, tempo libero.
  • Opportunità per le famiglie: abitazioni accessibili, comunità accoglienti, possibilità di integrazione sociale.

«Se un territorio offre condizioni di vita buone, non solo trattiene le persone, ma attira anche le imprese. E viceversa: un territorio che non garantisce certi standard perde competitività».

SERVE UN ECOSISTEMA, NON UNA RICETTA

Il professor Brunetti chiude con una riflessione che è anche un invito alla visione strategica:
«Non esiste un singolo elemento che da solo renda attrattivo un territorio. È l’insieme che conta. Servono infrastrutture, giustizia efficiente, regole chiare, capitale umano qualificato, burocrazia snella… e, sempre più, una buona qualità della vita. Solo un ecosistema equilibrato e coerente può davvero attrarre e trattenere imprese di valore» (4. continua). Annarita Cacciamani