Italia 2025: strategie per la crescita
Pil al +0,8%, ma è la cooperazione tra Pmi e istituzioni che può fare la differenza: il rapporto EY spiega come
Quali saranno i driver strategici per stimolare la crescita e accelerare la trasformazione del Paese e delle aziende italiane nel 2025? Il nuovo anno è alle porte e l’economia italiana continua a restare “aperta”, cioè ad essere attrattiva per gli investimenti esteri. A dirlo è il rapporto presentato da EY dal titolo “Investire in Italia. Ma come? Previsioni sul 2025”.
Iniziamo da alcuni punti fissi:
- Scenario macroeconomico italiano: nel 2025 si prevede una crescita del PIL dello 0,8%, con un'ulteriore contrazione degli investimenti dell’1,2%
- Scenario macroeconomico europeo e globale: il Pil globale registrerà una decelerazione sotto il 3% verso la fine del decennio causa la bassa natalità, la minore crescita cinese, la ridotta spinta della globalizzazione e l’elevato debito privato e pubblico
- Prospettive delle aziende italiane: il 62% del campione raggiunto dal rapporto, realizzato grazie ai contributi di Oxford Economics, si dice ottimista sulle prospettive di crescita, mentre il 72% vede il segno + anche per quanto riguarda i ricavi e la profittabilità. Il 40% delle imprese è consapevole dei rischi legati al mutevole contesto economico globale tra tensioni commerciali e conflitti
- Acquisizioni e/o fusioni, ma anche collaborazioni tra imprese attraverso la formazione di joint venture (M&A): si stima che il 2024 si chiuda con circa 1300 operazioni, +7% rispetto al 2023, per un volume compreso tra i 60 e i 65 miliardi di euro. Buone prospettive per il 2025 con una crescita stimata a doppia cifra a partire dalla seconda metà dell’anno
LE SFIDE CHE DOVRANNO AFFRONTARE LE AZIENDE
Secondo il Rapporto “investire in Italia. Ma come?” sono almeno cinque:
- Evoluzione tecnologica: è un capitolo che rimarrà aperto di fronte ai nuovi cambiamenti, ma anche alle tante opportunità, che offrirà l’Intelligenza Artificiale. Un impatto sia sui modelli operativi che sui modelli di business
- Riorganizzazione dei mercati strategici: le imprese dovranno tenere conto di un quadro geopolitico in continua evoluzione e, di conseguenza, cercare di adattarsi con sempre nuovi strumenti
- Cambiamenti dei comportamenti di consumo: questo riguarda i clienti finali, ma curare innovazioni tecniche e qualità nei prodotti non è più sufficiente. Alle imprese è richiesto un nuovo modello di servizio che integri tecnologie, esperienze e nuovi canali di vendita
- Progressiva riduzione della forza lavoro disponibile: il grosso punto esclamativo pesa sulle scelte delle aziende di fronte ad un calo delle nascite ormai demoralizzante e alla difficoltà nel reperimento di manodopera. Ma i flussi migratori, e una loro gestione coordinata a livello europeo, potranno aiutare a trovare una soluzione alla continuità imprenditoriale
- Incremento del volume di investimenti: saranno sempre più necessari in Ricerca e Sviluppo, impianti, macchinari, formazione del personale
LE SFIDE PER GOVERNO E ISTITUZIONI (PRO IMPRESE)
Anche governo e istituzioni dovranno fare la loro parte per aiutare in modo diretto, o indiretto, le realtà aziendali del nostro Paese:
- Incentivazione degli investimenti privati da un lato e miglioramento della capacità di attrazione di investimenti diretti esteri. Questo sarà un fattore abilitante per un’ulteriore sviluppo e crescita delle nostre imprese
- Riduzione dei costi energetici: le imprese italiane sono quelle che, all’interno della UE a 27, pagano di più energia elettrica e gas
- Supporto alla transizione tecnologica: al centro dell’attenzione ci sono le aziende ma anche la Pubblica Amministrazione
- Ridefinire la politica industriale, in Europa, nel settore dell’automotive: la crisi che in questi ultimi mesi sta colpendo alcune grosse industrie ricade su quell’indotto composto da una miriade di piccole e medie imprese
- Attuazione del PNRR: deve essere un volano per gli investimenti e deve avere il ruolo di colmare gap esistenti, soprattutto in ambito infrastrutturale
Ma a questo si dovrà aggiungere una sempre più alta attenzione proprio nei confronti delle piccole e medie imprese italiane. La parola magica è “cooperazione sistemica” da attuare attraverso strumenti che le aiutino a raggiungere quella sostenibilità economica che è il vero snodo per investire in competitività. Anche a livello internazionale. Sostenere le filiere, e non solo le singole aziende, sarà uno fra gli obiettivi primari del 2025. Per poter colmare quei gap che, ancora oggi, frenano a volte gli investimenti nelle transizioni green e digitale, nella sostenibilità e nel reperire quel capitale umano che è fondamentale per reggere sul fronte della produttività.
COSA ACCADE IN ITALIA
Il clima di incertezza globale pesa sull’andamento degli investimenti privati. Con una crescita stimata al di sotto dell’1%, ma con consumi che reggono e un mercato del lavoro che reagisce positivamente, il nostro Paese ha visto crescere gli investimenti pubblici del 20% grazie al traino del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma ad investire non sono solo gli stranieri: le stesse imprese italiane si sono mosse sui mercati esteri in modo deciso con più di 270 operazioni nel 2024 con un investimento di circa 15 miliardi di euro. Ciò è dovuto alla propensione degli imprenditori a reagire con determinazione alle crisi attuali: con creatività e innovazione hanno saputo ridefinire e targetizzare i mercati più adatti ai loro prodotti, hanno riorganizzato le supply chain (puntano anche su quelle corte e, a volte, anche locali) per assicurarsi le materie prime fondamentali e diversificare la loro clientela e, infine, hanno affrontato le nuove sfide delle transizioni green e del digitale in modo pragmatico.
L’ECONOMIA GLOBALE: STATI UNITI, GERMANIA E CINA
Spaventa l’andamento dei mercati globali, soggetti a continui scossoni geopolitici, ma a far ben sperare è la crescita che si attende dal Pil degli Stati Uniti al 2,7% tra il 2024 e il 2027. Una crescita dovuta alle prospettive generate dagli incentivi e sussidi pubblici in settori come la produzione dei combustibili fossili, ma anche nella manifattura e nei comparti altamente tecnologici – leggasi Intelligenza Artificiale – nei quali i giganti statunitensi hanno investimento negli ultimi anni. Insomma, nel 2025 l’economia USA si attende superperformante anche se si temono alcuni rischi legati alle misure del neopresidente Donald Trump – possibili o meno? – sull’importazione e sui costosi sussidi alla produzione.
Per quanto riguarda l’export: nel 2023, Germania (con 75 miliardi di euro) e Stati Uniti (65 miliardi) sono stati i principali mercati di sbocco per i beni italiani. I due Paesi, insieme, hanno rappresentato il 23% delle esportazioni complessive del nostro Paese. Ma alla Germania guardano con particolari aspettative molte realtà imprenditoriali: il suo Pil si è contratto nel 2023 dello 0,1% e nel 2025 si stima una crescita dello 0,7%. Davide Ielmini